Secondo quanto riportato dal Ministero dell’Interno macedone, nel solo mese di febbraio sono stati concessi 34.404 visti con lo status di rifugiato. I trend, seppur considerati in calo rispetto agli ultimi mesi del 2015, sono pronti a crescere nei prossimi mesi, anche alla luce del futuro miglioramento delle condizioni meteo nel Mar Egeo. Di questi certificati, 12.678 sono stati rilasciati a uomini, 7.653 a donne e 14.073 a bambini. Nei riguardi della provenienza, sono 16.763 i siriani richiedenti asilo, 8.363 gli iracheni e 9.278 gli afghani, ai quali tuttavia è ora precluso l’accesso.
Durante tutto il mese, il picco massimo di ingressi registrati dalle autorità macedoni è stato raggiunto il 5 febbraio, con 3.256 visti rilasciati. Tra questi, 1.516 erano siriani, 904 iracheni e 836 afghani. Come quasi in tutto i giorni di febbraio, i bambini erano nettamente superiori sia agli uomini che alle donne: il 5 febbraio sono stati rilasciati documenti per ben 1.364 bambini, 1.126 uomini e 766 donne. Il giorno invece in cui è stato registrato il minor numero di richiedenti asilo temporaneo è stato il 26 febbraio. Le autorità macedoni hanno rilasciato un totale di 22 certificati. Di questi rifugiati, 10 erano uomini, 5 erano donne e 7 erano i bambini. Di questi, i siriani erano 15 e gli iracheni 7. Nessun afghano è stato ammesso dalla polizia di frontiera macedone. Numerosi certificati vengono anche rilasciati a bambini non accompagnati: dall’inizio del 2016 hanno varcato la frontiera greco-macedone ben 215 minori.
Il mese di febbraio è stato certamente importante per le decisioni prese dai singoli paesi balcanici e per le ripercussioni che ci saranno in futuro. A seguito della decisione di imporre un tetto massimo di ingresso da parte delle autorità austriache, il governo macedone ha deciso di sigillare ancora di più i propri confini meridionali. Nel mese di novembre Skopje aveva infatti deciso di impedire l’accesso a tutti i rifugiati esclusi quelli provenienti dalla Siria, dall’Iraq e dall’Afghanistan. Nonostante questa prima chiusura, la Macedonia ha in seguito impedito ai rifugiati afghani di essere ammessi nel territorio, a seguito di una medesima decisione presa dalle autorità di Belgrado. Decisione che a sua volta dipende da quanto stabilito da Austria e Slovenia, che hanno deciso per il blocco dei rifugiati afgani.
Al confine meridionale della Macedonia vi sono ora migliaia di persone in attesa che i confini vengano aperti anche per loro. Negli ultimi giorni si sono anche registrati scontri tra i richiedenti asilo e la polizia macedone: quest’ultima, dopo che i migranti avevano provato a sfondare la recinzione – riuscendoci – hanno lanciato numerosi gas lacrimogeni e hanno fatto sorvolare il campo profughi improvvisato con un elicottero da guerra. Le scene di tensione si sono susseguite per tutta la giornata: una donna ha tentato di darsi fuoco in segno di protesta.
La situazione al confine tra Grecia e Macedonia si fa ogni giorno più grave. Il campo profughi di Idomeni, il piccolo villaggio greco sul confine, può ospitare al massimo 1.200 persone ma negli scorsi giorni è stato registrato l’impressionante numero di più di 11.000 persone, che aumenta a 20.000 se si considera l’intera regione di Idomeni. Di fronte a questa catastrofe umanitaria non si può rimanere indifferenti. L’Unione Europea non può rimanere indifferente.
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