CINEMA: “S one strane”, dall’altro lato. Una voce dal passato tra Zagabria e Belgrado

Una trama all’apparenza lineare per S one strane (dall’altro lato), l´ultima fatica cinematografica di Zrinko Ogresta. Dopo una pausa di tre anni, il regista croato è tornato sul grande schermo della 66esima edizione della Berlinale con un intenso ritratto di donna. Un racconto intimo e discreto del suo affrontare sfide quotidiane e vecchi fantasmi, mentre come un’ombra nera la guerra bosniaca si staglia sullo fondo. Se ne intravedono parte dei contorni o piuttosto si tratteggiano le conseguenze più dirette per la vita dei protagonisti.

Ma il film non vuole raccontare solo questo. Presenta prospettive contrastanti e pone domande che lasciano lo spettatore senza una risposta univoca. Ogresta mette in scena infatti una nuova storia drammatica per parlare delle ansie e dei complessi della società (croata) attuale, analizzandone sottilmente le forze socio-politiche che stan dietro.

Vesna è una donna di mezza età che vive a Zagabria. Infermiera a domicilio, osserva e partecipa alla vita dei suoi figli adulti: l’uno sposato con un secondo figlio in arrivo e l’altra fresca di laurea in giurisprudenza con un matrimonio in vista. Una chiamata improvvisa sconvolge la quotidianità di Vesna e riporta a galla un passato che la famiglia vuole lasciarsi alle spalle. Dall’altro lato del telefono una voce da Belgrado, un legame interrotto bruscamente venti anni prima si riallaccia con esitazione e sentimenti contrastanti. La voce del marito Žarko riapre la strada a memorie sepolte che intrecciano inevitabilmente la loro storia come famiglia a quella di tante altre vittime della guerra in Bosnia. Quando finalmente Vesna prende la sua decisione una nuova telefonata rende tutto nebuloso. Chi è l’uomo che le parla? Chi c’è veramente dall’altro lato?

S one strane lascia un senso di inquietudine e perplessità. Perdono e odio, redenzione e desiderio di normalità prendono forma soprattutto nelle parole e nei silenzi di Vesna così come in quelli dei suoi interlocutori, senza un giudizio morale sovrastante.

La fugace e delicata nota di tenerezza nata tra un trillo di cellulare e l’altro lascia intravedere la rinascita di una donna, del suo lato più dolce e femminile, facendo credere in un lieto fine nonostante la complessità della realtà. Ma lo spettatore resta con punti interrogativi, mentre sullo schermo questo spiraglio di speranza viene riassorbito dai gesti rituali di ogni giorno.

Foto: zillionfilm.com

Chi è Francesca La Vigna

Dopo la laurea in Cooperazione e Sviluppo presso La Sapienza di Roma emigra a Berlino nel 2009. Si occupa per anni di progettazione in ambito culturale e di formazione, e scopre il fascino dell'Europa centro-orientale. Da sempre appassionata di arte, si rimette sui libri e nel 2017 ottiene un master in Management della Cultura dall'Università Viadrina di Francoforte (Oder). Per East Journal scrive di argomenti culturali a tutto tondo.

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