La Slovacchia va alle urne il 5 marzo per rinnovare il parlamento. Il piccolo paese mitteleuropeo, che ha adottato l’euro nel 2009, negli ultimi quattro anni è stato retto dal governo monocolore del partito socialista Smer-SD guidato da Robert Fico. Il paese va al voto con una ritrovata crescita economica, +4,2% nell’ultimo trimestre del 2015, ma anche con i soliti problemi: alta disoccupazione, produzione industriale monotematica (industria automobilistica), estrema marginalizzazione delle provincie orientali e forte disinteresse fra gli elettori. Gli ultimi anni sono stati però caratterizzati anche dalla rinnovata azione politica all’interno del gruppo di Visegrad, di cui fanno Slovacchia, Polonia, Ungheria e Rep.Ceca. In particolare Fico ha stretto buoni rapporti con il premier ungherese Orbán, con cui, lasciati in disparte vecchi dissapori, ha trovato capacità di azione comune nella difesa identitaria e nelle critiche alle politiche di Bruxelles.
La situazione politica del paese è oggi però estremamente frammentata. E non è un caso se, proprio in Slovacchia, alle elezioni del parlamento europeo del 2014 si è registrato il record di astensionismo, con l’87% delle persone lontano dalle urne. Alle elezioni parlamentari nazionali del 2012 le cose sono andate meglio, ma i votanti hanno pur sempre superato di poco l’asticella del 50%.
Pochi votanti ma idee chiare sul vincitore: il primo partito sarà nuovamente lo Smer-SD, questo almeno a detta di tutti i sondaggi. Il partito socialista, sebbene in flessione rispetto alle ultime elezioni, è primo con un ampio vantaggio grazie soprattutto alla frammentazione dei partiti di centro-destra (6 partiti). Coalizione già fortemente divisa nel 2010, messa in difficoltà da accuse di corruzione e affossata dal voto sul fondo europeo salva-Stati che costrinse alle dimissioni la premier Radičová.
Lo Smer-SD grazie al 34% indicato dai sondaggi si appresta a governare nuovamente; ma con chi? Il voto popolare non garantirà, sembra, la maggioranza dei seggi a Fico che dovrà per forza intavolare trattative con altri partiti.
Nei sondaggi è dato in forte ascesa il Partito Nazionale Slovacco (SNS), partito ultra-nazionalista già al governo con i socialisti dal 2006 al 2010. Una possibile alleanza potrebbe essere la scelta più logica, ma come farebbe Bratislava a mantenere gli attuali ottimi rapporti con Budapest con un alleato che in passato non ha nascosto una volgare retorica anti-ungherese. Oggi però SNS, dato vicino al 10%, ha moderato alcune sue posizioni dopo l’uscita di scena del carismatico leader Slota.
Proprio grazie alla ritrovata amicizia tra Fico e Orbán alcuni giornali ungheresi hanno ipotizzato un’alleanza tra Smer-SD ed i partiti che rappresentano la minoranza magiara. Le principali voci riguardano Most-Hid che però si è mostrato freddo sull’eventualità, non altro perchè le posizioni politiche su UE e immigrati sono distanti. Potrebbe essere allora MKP, il partito etnico ungherese maggiormente legato ad Orbán, a giocare la carta di governo. Anche in questo caso però le smentite non sono mancate, e a differenza di Most-Hid a sugellare il nuovo corso potrebbero mancare i numeri parlamentari. MKP infatti è dato a ridosso della soglia di sbarramento. Nel caso Smer-SD non riesca a trovare alleati di governo si potrebbe riproporre una grande alleanza dei partiti di opposizione, come già successo nel 2010, esperienza che però si è mostrata estremamente fragile, e che dipende dal risultato in termini di seggi del SNS.
La frammentazione del panorama partitico e una legge fortemente proporzionale rischiano quindi di aprire una stagione di instabilità politica. Situazione per altro non nuova in Europa. Ma per capire quale scenario si aprirà a Bratislava bisogna attendere i risultati delle elezioni. Per questo East Journal seguirà con articoli tematici l’evolversi della campagna elettorale fornendovi in anteprima i risultati elettorali di domenica 5 marzo.