Il primo mese di vita del nuovo governo croato è stato caratterizzato da forti polemiche. Non si tratta di discussioni sulle proposte economiche dell’esecutivo o sui primi passi del premier Tihomir Orešković, quanto del riemergere di antiche fratture presenti dalla società croata. E così, si torna a discutere di ustaša, partigiani, fascismo e antifascismo.
Hasanbegović e la questione antifascista
L’evento scatenante è stata la nomina a Ministro della Cultura di Zlatko Hasanbegović, storico appartenente al principale partito del centrodestra, l’HDZ, Unione Democratica Croata, tornata al governo grazie all’alleanza con la Lista Indipendente MOST. Poco dopo la pubblicazione della lista dei ministri, sono uscite le prime informazioni sul nuovo Ministro della Cultura, in primis riguardo alle sue recenti dichiarazioni secondo le quali l’antifascismo è un “luogo comune” senza fondamento nella Costituzione.
In risposta, una parte della società civile, formata da ONG, movimenti di sinistra e organizzazioni antifasciste, si è mobilitata per chiedere le dimissioni di Hasanbegović. La speranza dell’interessato, e con lui del premier Orešković e dei partiti della maggioranza, di veder svanire la polemica è stata delusa. Ben presto, difatti, sono arrivate nuove informazioni sul passato di Hasanbegović: il settimanale Novosti, edito dal Consiglio Nazionale Serbo, l’organizzazione della comunità serba di Croazia, ha pubblicato una sua foto in cui indossa un copricapo ustaša, il movimento filo-nazista che guidò lo Stato Indipendente di Croazia tra il 1941 e il 1945, responsabile dell’uccisione, oltre che degli avversari politici, di centinaia di migliaia tra serbi, rom ed ebrei, molti dei quali persero la vita nel famigerato campo di concentramento di Jasenovac. Sono, inoltre, comparsi articoli risalenti al 1996 in cui Hasanbegović definiva gli ustaša degli “eroi” e dei “martiri”, articoli scritti sul giornale del Movimento croato di Liberazione, fondato dallo stesso leader degli ustaša Ante Pavelić. Non è stato difficile ricostruire l’appartenenza del Ministro della Cultura, durante gli anni ’90, a diverse organizzazioni di estrema destra. Sotto una forte pressione mediatica, Hasanbegović ha rilasciato dichiarazioni in cui ha definito i crimini ustaša una deriva morale della Croazia, ma questo, per ora, non ha calmato i toni.
Il patrocinio parlamentare alle commemorazioni di Bleiburg
All’affaire Hasanbegović si è andata a sommare un’altra decisione controversa da parte della nuova maggioranza: l’organo di Presidenza del parlamento ha votato a favore della concessione del patrocinio da parte del Sabor alla commemorazione di Bleiburg del prossimo maggio. Bleiburg è la località austriaca dove, nel 1945, migliaia di appartenenti al movimento ustaša, seguiti dalle famiglie e più in generale da chi scappava dal comunismo, furono uccisi dai partigiani titini con esecuzioni sommarie. Ogni anno, una cerimonia ricorda le vittime di quell’eccidio, una cerimonia, però, monopolizzata dalla destra, e in cui non mancano slogan nostalgici del regime di Pavelić. Il precedente governo di centrosinistra aveva rimosso il cappello del parlamento su questo evento: il centrodestra non ha perso tempo nel ribaltare questa decisione.
Le minoranze fanno appello al capo di stato – ma la risposta è negativa
A tinteggiare i tratti di un clima di intolleranza generale si sono, inoltre, espresse le minoranze nazionali. La comunità serba, tramite il parlamentare Milorad Pupovac, ha scritto una lettera alla Presidente della Repubblica Kolinda Grabar-Kitarović per esprimere preoccupazione per la crescita di “intolleranza, odio e minacce” verso le minoranze e verso figure pubbliche ritenute “antinazionali”. La risposta della Presidente è stata tutt’altro che conciliante, ricordando che questo clima è dovuto al precedente governo e che posizioni che insultano il sentimento nazionale non sono accettabili.
Questi tasselli mostrano come si sia riproposto un nodo irrisolto nella società croata, relativo al rapporto con i fatti della Seconda Guerra Mondiale ma anche con le più recenti vicende del nazionalismo degli anni ’90. Resta ora da vedere se si tratta di una reazione alla vittoria del centrodestra, che dunque presto rientrerà per lasciare posto alla discussione sulle iniziative del governo, o l’occasione per affrontare un dibattito pubblico maturo che faccia i conti con il passato.