La protesta degli agricoltori greci per i tagli alle pensioni e l’aumento delle tasse decisi dal governo di Tsipras nelle scorse settimane, ha portato al blocco di alcune delle principali vie di collegamento tra Bulgaria e Grecia. Su quanto avvenuto Sofia ha chiesto l’intervento dell’Unione Europea. A partire dall’analisi dei fatti sembra quindi opportuno soffermarsi sulle le reazioni del governo bulgaro e della stessa UE.
I fatti
Non solo il posto di frontiera Kapitan Peiko Voivoda-Ormenio ma anche il confine di Ivailovgrad sarebbero stati interessati da blocchi venerdi 12 e sabato 13 febbraio in seguito all’intensificarsi delle proteste degli agricoltori greci; proteste che hanno bloccato anche alcune delle principali arterie della capitale ellenica. Ai confini tra Bulgaria e Grecia, secondo quanto affermano i media locali, la situazione sarebbe critica invece già dalla fine di gennaio, periodo dal quale si sarebbero verificati blocchi anche presso il confine di Illinden. Considerate le più importanti vie di collegamento tra Bulgaria e Grecia,i citati posti di frontiera (la Bulgaria infatti non fa ancora parte dell’area Schengen) avrebbero visto il formarsi, in seguito a blocchi di alcune ore, di incolonnamenti di oltre venti chilometri in entrambe le direzioni.
Le reazioni del governo bulgaro
In un’intervista televisiva dei 10 febbraio il ministro degli Esteri Daniel Mitov ha affermato come tutte le istituzioni bulgare stiano facendo il possibile per risolvere la questione, sottolineando allo stesso tempo come sia fondamentale in questo frangente l’appoggio dell’Unione Europea. Il ministro degli Esteri ha quindi sottolineato di capire la frustrazione degli autotrasportatori e di coloro che, per motivi lavorativi e commerciali, attraversano frequentemente tali posti di confine; persone per le quali il governo bulgaro sta pensando ad un indennizzo.
Sulla vicenda il governo bulgaro ha sottolineato come la Grecia con i blocchi al traffico sia venuta meno a quelle che sono le libertà fondamentali all’interno della stessa Unione Europea. Secondo Sofia sarebbero gravemente lese tanto la libertà di di movimento delle persone quanto delle merci tra gli stati membri. In modo particolare Atene sarebbe venuta meno agli obblighi previsti dagli articoli 34 e 35 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea; articoli che affermano rispettivamente il divieto di restrizioni quantitative all’importazione ed all’esportazione.
Le reazioni dell’Unione Europea
Recatosi in Bulgaria la scorsa settimana, il Commissario europeo per le migrazioni e gli affari interni Dimitris Avramopoulos ha affrontato, insieme al ministro degli Interni bulgaro Roumyana Buchvarova la problematica del ripetuto blocco delle frontiere al confine tra Bulgaria e Grecia.
Secondo quanto affermato dallo stesso Commissario, è fondamentale risolvere la questione dal momento che quanto sta accadendo lede tutta l’Unione Europea, dovrà quindi essere presa il più rapidamente possibile una decisione che avvicini le parti in causa, decisione che sarà fondamentale per la stessa Unione tanto dal punto di vista economico quanto commerciale.
L’invito a risolvere la questione dovrà sommarsi, ancora secondo Avramopoulos, all’impegno economico e commerciale che ciascun membro dell’Unione Europea deve necessariamente portare avanti (e a maggior ragione se si tratta di realtà considerate porte di accesso dell’intera UE).
Nonostante le esortazioni a trovare una soluzione al problema, molti media greci riferiscono che governo ellenico ed agricoltori sarebbero lontane dal raggiungimento di un compromesso. Sembra delinearsi quindi un ulteriore futuro aggravamento della situazione.