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UCRAINA: Ecco come il Cremlino mantiene le Repubbliche di Donetsk e Luhansk

Si è parlato molto del coinvolgimento militare russo nello scontro tra i separatisti del Donbass e le forze governative ucraine, ma in pochi hanno cercato di capire come fosse possibile che le autoproclamatesi repubbliche di Donetsk e Luhansk riuscissero ad andare avanti economicamente. Lo scontro militare, mai in realtà fermatosi, ha distrutto l’economia della regione che in passato rappresentava la parte più florida dell’intero Stato ucraino ed ora quelle zone rappresentano più un fardello che una risorsa economica.

Quattro milioni di persone a lottare contro la povertà

Nell’aprile 2014 iniziavano gli scontri armati nel Donbass e nascevano le così dette Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk. In quel contesto di vera e propria guerra lo Stato ucraino ha continuato a trasferire soldi alle popolazioni fino a luglio 2014 quando ha deciso di bloccare ogni pagamento limitandosi a garantire solamente le pensioni.

Il nuovo pseudo Stato ha da subito garantito che avrebbe pagato lui stipendi e pensioni, ma inizialmente i quasi 4 milioni di abitanti non possono certo dire di averci guadagnato. Il sistema bancario si è sgretolato, rendendo ogni transazione impossibile. I dipendenti statali hanno ricevuto lo stipendio solamente ad ottobre 2014, e poi nulla fino a marzo 2015. Inoltre le paghe, già basse, si sono ridotte ulteriormente: per fare un esempio un’insegnante che sotto lo Stato ucraino prendeva 3000 hrivna al mese, pari a circa 105 euro, si è vista riconoscere 2000 hrivna, circa 70 euro.

Il malcontento era visibile, e solo la paura di subire ritorsioni, perdendo il lavoro o molto peggio, han fatto si che non si verificassero proteste pubbliche. Ma il rischio che una sommossa interna potesse rivelarsi più pericolosa della stessa forza militare ucraina ha spinto lo stesso Stato russo a prendere in mano la situazione.

Tu chiamali se vuoi “aiuti umanitari”

In Russia vige il sistema delle “Commissioni interministeriali”, cioè gruppi ristretti di persone designate solitamente dal Cremlino per tenere monitorate particolari situazioni e risolvere problemi. Al pari di una Commissione per la Crimea, che agisce in maniera più o meno pubblica, è stata istituita nel dicembre del 2014 la “Commissione interministeriale per gli aiuti umanitari nelle aree colpite del sud est di Donetsk e Luhansk”. Questo organo agisce in completa segretezza e sembra che il suo compito sia proprio quello di evitare che tra le popolazioni di Donetsk e Luhansk il malcontento raggiunga livelli di rischio.

La prima decisione quindi è stata di garantire che i salari e le pensioni fossero pagati: da aprile 2015 infatti ciò avviene con regolarità in rubli, anche se il cambio tra moneta ucraina e divisa russa è stato impostato due a uno, quando in realtà avrebbe dovuto essere tre a uno. In tal modo ora la stessa insegnante dell’esempio di prima guadagna 4000 rubli al mese, circa 45 euro.

Altra misura visibile adottata è stata quella di inviare convogli umanitari, composti da decine di tir carichi di generi alimentari e di prima necessità (e qualcuno dice anche di altro) due volte al mese. Tuttavia, al di fuori del notevole scalpore che hanno suscitato, gran parte del denaro, nuovo di zecca, e probabilmente di materiale bellico, non arriva in Donbass tramite questi convogli, ma per via ferroviaria e attraverso tre stazioni principali: Sukhodilsk, Ilovaisk e Debaltseve, cittadina, quest’ultima, snodo ferroviario di primaria importanza, e tristemente nota per essere stata al centro di durissimi scontri che hanno causato centinaia di vittime proprio a ridosso della firma dell’Accordo Minsk 2.

L’area con più spazzini d’Europa

L’economia del Donbass è completamente nazionalizzata. Sempre su spinta della Commissione che agisce segretamente sono stati offerti posti di lavoro a chiunque ne facesse domanda che non avesse mostrato, a giudizio dei funzionari delle pseudo repubbliche, simpatia per l’Ucraina. Trattasi principalmente di pulizia delle strade e degli uffici a 2500 rubli al mese, 30 euro. Inoltre è stato riorganizzato il sistema pensionistico facendo si che gran parte dei lavoratori a riposo residenti guadagnino 2200 rubli, pari a 25 euro. In ciò però va detto che gran parte di chi aveva diritto a pensione o sussidi da parte dell’Ucraina si è dichiarato rifugiato (solo per Kiev), e ha spostato in modo fittizio la sua residenza in territori sotto il controllo di Kiev, continuando a ricevere il corrispettivo dallo Stato ucraino, così come dalle nuove repubbliche. Solo così molta gente può andare avanti dato che il costo della vita è aumentato drasticamente.

E Mosca paga!

Da un calcolo approssimativo, e tralasciando eventuali coinvolgimenti (e costi) militari diretti o indiretti, e forniture di viveri, gas, materie prime e altro, il costo a carico della Russia è presto fatto.

Innanzitutto ci sono circa 30.000 soldati che devono essere retribuiti, e le loro paghe variano da 90 a 465 euro, per una media di circa 150 euro. Poi ci sono gli 800.000 lavoratori pubblici e delle aziende nazionalizzate che guadagnano 4.000 rubli, i circa 1.100.000 pensionati che ricevono 2.250 rubli al mese, ed i lavoratori, per continuare con almeno 40.000, che fan parte di programmi per la riduzione della disoccupazione (i famosi spazzini), che ricevono 2450 rubli, e ancora i circa 100.000 beneficiari di varie forme di sussidi che ricevono mediamente 2.000 rubli.

Facendo un calcolo veloce si giunge a circa 73 milioni di euro al mese che arrivano in gran parte da Mosca dato che le repubbliche con le loro entrate non riescono a raccogliere più del 7% della cifra che servirebbe. Mosca quindi spende all’anno per il Donbass almeno lo 0,6% del proprio budget, pari a poco meno di un miliardo di euro. In un momento critico per l’economia russa come questo, per quanto tempo Mosca potrà e soprattutto vorrà permetterselo?

Chi è Pietro Rizzi

Dottorando in Relazioni Industriali presso l’Università degli Studi di Bergamo, collabora con l’OSCE/ODIHR come osservatore elettorale durante le missioni di monitoraggio in Est Europa. Redattore per East Journal, dove si occupa di Ucraina, Est Europa e Caucaso in generale. In passato è stato redattore ed art director del periodico LiberaMente, e si è a lungo occupato di politica come assistente parlamentare e consulente giuridico per comitati referendari. Ha risieduto, per lavoro e ricerca, a Kiev e Tbilisi.

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