“E’ arrivata l’ultima ora”, con questo slogan studenti e professori si sono ritrovati ieri in diverse città dell’Ungheria per protestare contro il governo. Tutto è partito il 6 gennaio con la “lettera pubblica” del liceo Herman Otto di Miskolc (città del nord-est del paese) che chiamava a raccolta il mondo della scuola contro quella che viene definitva una situazione non più tollerabile. Ed infatti ieri a Miskolc 5.000 persone si sono ritrovate sotto una pioggia battente, in quella che molti considerano una delle più grandi manifestazioni fuori Budapest dal 1989. Ma le proteste non si sono tenute solo a Miskolc. Presidi di solidarietà sono stati organizzati in altre 10 città e per il 13 febbraio è ora prevista una manifestazione nazionale a Budapest.
Il rapporto tra il Fidesz e la Scuola è sempre stato ricco di contraddizioni. Dalle manifestazioni degli universitari del 2012 alle notizie lanciate in pompa magna sui media sugli aumenti di stipendi agli insegnanti. Di certo oggi la scuola ungherese è più sofferente verso un governo che ha fatto dell’accentramento e del controllo capillare una delle sue prerogative. L’iniziativa del liceo Herman Otto ha portato alla ribalta un sentimento di insoddisfazione che era ben visibile da diversi mesi. Non è un caso, quindi, se in meno di un mese la “lettera pubblica”, diventata nel frattempo una piattaforma comune, sia stata firmata da 29.000 persone e sottoscritta da più di 500 scuole.
Il Collegio docenti del Liceo Herman Otto ha smontato la politica del Fidesz verso le scuole definendola come mera propaganda. Per i professori gli aumenti salariali sono stati slogan governativi, effettuati solo in parte e spesso attenuati, o annullati, dall’aumento delle ore obbligatorie e dalla cancellazione dei premi. Ma il nemico giurato di professori e presidi è il KLIK, un sistema di controllo e gestione della scuola. Il governo del Fidesz ha prodotto un sistema estremamente accentrato, togliendo qualsiasi forma di autonomia alle scuole. Ora anche nella più sperduta scuola di provincia ungherese se si vuole acquistare dei gessetti bisogna rivolgersi all’ufficio di Budapest. Una smania accentratrice del governo (visibile anche in altri settori pubblici) che ha creato una situazione caotica e di disagio, anche all’interno dello stesso Ministero dell’Istruzione.
A sostenere l’indignazione del mondo della scuola magiaro vi sono gli ultimi dati economici. Secondo l’organizzazione internazionale OECD l’Ungheria è fra i paesi che investono di meno nell’educazione in Europa, ed i finanziamenti all’istruzione sono calati vistosamente negli ultimi anni. In Ungheria inoltre la differenza fra scuole di serie A e scuole di serie B è un dato di fatto già da diversi anni, rendendo così la differenziazione sociale un trend che ha le sue radici proprio nel sistema educativo.
Non è quindi una novità il dissenso verso le politiche del governo. Gli ultimi mesi del 2015 a protestare era stato anche il mondo accademico. Con l’annuncio dell’aumento da parte del governo delle borse di studio per i dottorandi si era arrivati alla grottesca situazione in cui i dottorandi percepivano una borsa di studio maggiore allo stipendio di molti professori universitari. In Ungheria infatti gli stipendi di professori, nella scuola pubblica e nell’università, sono fra i più bassi in Europa, e non di rado arrivano ad essere intorno ai 500 euro. Un situazione drammatica che costringe molti a trovare introiti grazie ad un secondo o terzo lavoro.
Le manifestazioni di ieri hanno quindi riunito il malcontento diffuso e alzato le voci contro la politica economica del governo che “costruisce stadi che costano milioni di euro mentre taglia il finanziamento alla scuola pubblica”, o ancora che “crea finanziamenti ad hoc per chi fa nascere nuovi figli ma poi si dimentica che questi bambini vanno anche educati”.
D’altro canto il Fidesz ha accusato professori e studenti di essere mossi da fini politici, e di essere strumento dei partiti dell’opposizione, ma l’appoggio del PDSz uno dei più grandi ed attivi sindacati del mondo della scuola conferma come la protesta sia in realtà generalizzata. Il PDSz è stato infatti uno dei sindacati più attivi nelle proteste contro i governi di centro sinistra in Ungheria tra 2006-2010.
All’interno del mondo della scuola, dalle scuole medie alle università, si stanno aprendo pericolose breccie per il governo del Fidesz. Un partito che negli ultimi anni ha incessantemente cercato di affermare la sua visione ideologica nelle differenti sfere della società, scuola in primis. Se queste proteste rientreranno nella cerchia delle periodiche manifestazioni scolastiche o si evolveranno in qualcosa di più pericoloso per il governo ungherese sarà la primavera a mostrarcelo.