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MACEDONIA: Gruevski si dimette ma manca l’accordo sulle elezioni

Zoran Zaev, il leader del partito di opposizione SDSM, ha dichiarato che mancano le condizioni necessarie affinché le elezioni parlamentari, stabilite dopo le dimissioni di Gruevski come sottoscritto nell’Accordo di Pržino, si possano tenere in piena regolarità. Le elezioni, come previsto sempre nel medesimo accordo, dovrebbero tenersi il 24 aprile, ossia 100 giorni dopo le dimissioni di Nikola Gruevski.

La crisi politica che lo scorso anno ha scosso la Macedonia sembrava doversi concludere nei primi giorni di gennaio, con le dimissioni di Gruevski e la formazione di un governo di unità nazionale con il compito esclusivo di preparare il Paese alle consultazioni elettorali. Il processo di normalizzazione della crisi, che non si è ancora concluso, è stato molto travagliato: l’Accordo di Pržino, sottoscritto tra i principali partiti macedoni sotto la supervisione del Commissario europeo Johannes Hahn, era già stato dichiarato da Zoran Zaev come nullo. Questo avvenne a seguito della mancata approvazione della squadra scelta dal Procuratore speciale Katica Janeva da parte del Consiglio dei pubblici ministeri, con il compito di indagare sullo scandalo delle intercettazioni, vera scintilla della crisi politica e ritenuta da Zaev come una grave violazione di uno dei punti principali dell’accordo stesso. L’implementazione degli altri punti era tuttavia proseguita, non senza difficoltà, arrivando fino alle dimissioni di Gruevski annunciate il 15 gennaio.

Nonostante l’iniziale ottimismo da parte del Commissario Europeo Hahn sulla possibilità di trovare un reale accordo sulla data delle elezioni, quest’ultimo ha dovuto affermare che è più importante che le elezioni si svolgano in perfetta regolarità, aprendosi dunque alle richieste della SDSM e del suo leader Zaev, invece che rispettare alla lettera la data prestabilita, ovvero il 24 aprile. Il punto principale secondo Zaev è quello di ristabilire il corretto andamento democratico delle elezioni, rivedendo dunque i registri elettorali e facilitando il lavoro dei media nazionali sulla copertura delle elezioni. I registri elettorali, secondo Zoran Zaev, sono non solo obsoleti, ma anche falsificati dalla VMRO, consentendogli così di intervenire direttamente sul risultato elettorale. L’informazione è un altro tema molto spinoso in Macedonia. Già l’OSCE alle precedenti elezioni parlamentari del 2014 aveva constatato delle leggere irregolarità per quanto riguarda la conduzione di una corretta campagna elettorale, sostenendo che sia i media pubblici che privati tendenzialmente parlavano più spesso e positivamente della VMRO, facendo l’opposto con la SDSM. Al di là di questo, l’informazione in Macedonia non è del tutto libera, come analizzato da Freedom House o a seguito delle numerose vicende che hanno come protagonisti i giornalisti, come nel caso del redattore di Fokus Nikola Mladenov, misteriosamente morto in uno strano incidente d’auto, o di Tomislav Kezarovski, arrestato ingiustamente per il suo lavoro d’indagine sulla morte dello stesso Mladenov.

A monitorare l’evolversi della situazione vi sarà il mediatore europeo Peter Vanhoutte, che già aveva ammonito i partiti politici macedoni che, nel caso in cui la crisi politica non giungesse a una rapida soluzione, il rischio dell’isolamento del paese sarebbe reale. Il Commissario Hahn visiterà comunque nuovamente la Macedonia, sperando che a Skopje vengano fatti i passi necessari per permettere al paese di andare regolarmente alle elezioni e permettere la soluzione della crisi politica. Gruevski, in ogni caso, si è mostrato come il politico più determinato a rispettare la data delle elezioni stabilita nell’Accordo di Pržino.  Secondo un recente sondaggio realizzato da un istituto ritenuto vicino alla VMRO, la maggioranza degli intervistati non desidera posticipare le elezioni e, in generale, ritiene il partito di governo più affidabile sia nell’implementazione dell’Accordo di Pržino, sia nella gestione dell’economia del Paese.

La soluzione della crisi politica in Macedonia è entrata immediatamente a far parte dell’agenda politica dell’Unione Europa e la sua soluzione, come sottolineato dal Commissario Hahn, è parte integrante dell’eventuale integrazione euro-atlantica del paese. La Macedonia, infatti, è dal 2005 paese candidato all’adesione all’UE, ma deve risolvere anche la controversia sul nome che ancora esiste con la Grecia, che per il medesimo problema ha bloccato anche l’adesione del paese alla NATO nel 2008.

Foto: EPA/GEORGI LICOVSKI

Chi è Edoardo Corradi

Nato a Genova, è dottorando di ricerca in Scienza Politica all'Università degli Studi di Genova. Si interessa di Balcani occidentali, di cui ha scritto per numerosi giornali e riviste accademiche.

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