Per il Turkmenistan l’anno 2015 si è concluso con l’inaugurazione di un nuovo gasdotto. Esattamente dieci giorni dopo aver presieduto la cerimonia d’apertura del TAPI, avvenuta il 13 Dicembre scorso, il presidente turkmeno Gurbanguly Berdimuhamedov è volato a Belek, piccola cittadina che sorge sulle rive del Mar Caspio vicino all’importante porto di Türkmenbaşi, dove ha inaugurato un nuovo gasdotto. L’opera, chiamata Gasdotto Est-Ovest, è lunga 773 chilometri ed è costata circa 2,5 miliardi di dollari ed è in grado di trasportare 30 bcm l’anno dal giacimento di Gakynysh, nell’Est del Paese, con le sponde del Mar Caspio.
Se i dati tecnici dell’opera sono chiari, lo scopo invece continua a rimanere alquanto dubbio. Nel 2007, quando il progetto venne approvato, il gasdotto avrebbe dovuto essere complementare con un altro gasdotto, costruito lungo le coste di Kazakistan e Russia, che avrebbe dovuto collegare Belek con la stazione di compressione di Alexandrov Gay, in Russia. Con questa nuova opera, Ashgabat avrebbe dovuto essere in grado di vendere il proprio gas naturale sul mercato europeo.
Nonostante gli annunci, la costruzione di questa infrastruttura non è mai partita, complice l’aumento della rivalità economica e politica tra Russia e Turkmenistan. Negli anni successivi inoltre Gazprom ha progressivamente ridotto la quantità acquistata di gas turkmeno, il che ha portato il governo di Ashgabat a sviluppare i propri rapporti con il mercato cinese.
Nel 2014 tuttavia la situazione è drasticamente cambiata. Infatti, l’annuncio di Gazprom di voler cessare gli acquisti di gas naturale proveniente dall’Asia centrale e la riduzione della domanda cinese hanno posto il Turkmenistan in una situazione quasi disperata. In questo frangente, Ashgabat ha rispolverato il mai sopito sogno di un gasdotto attraverso il Mar Caspio che colleghi il Paese con l’Azerbaigian in modo da poter vendere il proprio gas naturale direttamente sul mercato europeo, senza dover ricorrere ad infrastrutture e mediatori russi. In questo il Turkmenistan ha ricevuto un forte appoggio dall’Unione Europea nella figura di Maroš Šefčovič, vice-presidente della Commissione e Commissario per l’Unione energetica, il quale ha recentemente affermato che l’Unione Europea si aspetta rifornimenti energetici dal Turkmenistan a partire dal 2019. In quest’ottica, il recente Gasdotto Est-Ovest sarebbe il primo tassello di una grande infrastruttura che collegherebbe il Turkmenistan con l’Azerbaigian e successivamente, attraverso il Gasdotto Transanatolico (TANAP), con l’Europa.
Tuttavia, oltre all’alto costo, una numerosa serie di problemi e fattori avversi ostacola questo sogno. In primo luogo vi è la riduzione del fabbisogno energetico dell’UE, che riduce l’attrattività dell’investimento e le prospettive di guadagno. In secondo luogo invece vi è la continua e ferma opposizione della Russia, che nasconde dietro l’incertezza al riguardo dello status legale del Mar Caspio e pretestuose preoccupazioni ambientaliste la volontà di conservare la propria posizioni di primato nei rifornimenti energetici verso il mercato europeo.
Anche se il nuovo gasdotto può avere degli effetti benefici sul settore industriale interno, soprattutto nei confronti del polo energetico-industriale della vicina città di Türkmenbaşi, questi tuttavia non sembrano essere in grado di ripagare il costo del gasdotto che, in base alla situazione attuale, risulta essere un gasdotto costruito verso il nulla.