Il centro di Yerevan visto dalla Cascata, imponente simbolo della città di reminiscenza sovietica

ARMENIA: Che succede dopo Voch? La democrazia armena all’indomani delle proteste

Michael, 21 anni, studente di economia all’università statale di Yerevan. Ha preso parte alla protesta di Voch come indipendente. Una delle facce di un’Armenia giovane e risoluta che chiede democratizzazione reale.

Cos’è stato Voch?

Voch (“no” in armeno) è stata la campagna contro le modifiche costituzionali proposte nel referendum del 6 dicembre scorso, ritenendo che queste modifiche fossero un tentativo del presidente Serj Sargsyan di mantenere il potere. È stato lanciato da due partiti principali, Eredità e Congresso Nazionale Armeno, e da partiti minori, movimenti e membri della società civile. Un’altro gruppo parlamentare, Ruolo della legge, si è dichiarata contro le riforme, ma senza unirsi ufficialmente alla campagna.

Oltre che dal partito di governo, il Partito Repubblicano, il fronte del “Sì” era composto da due partiti nominalmente all’opposizione, Federazione Armena Rivoluzionaria e Armenia Prospera.

Infine, il Partito del Patto Civile, pur definendo il referendum una finta priorità ha votato contro le riforme e alcuni suoi membri hanno aderito attivamente a Voch.

Come valuti il risultato del referendum?

Secondo i dati ufficiali, più del 63% dei votanti è stato a favore delle riforme: la nuova costituzione verrà adottata. Tuttavia, molti osservatori internazionali hanno notato irregolarità nelle procedure di voto, definendo “illegittimo” il referendum. Sono state riportate numerose violazioni, incluse intimidazioni agli elettori, protocolli falsificati e inserimenti di schede pre-compilate nelle urne elettorali. Addirittura sono state pubblicate foto che mostravano inequivocabilmente le stesse persone votare due volte in abiti diversi.

[Un redattore di East Journal ha partecipato a Yerevan come osservatore, riportando queste violazioni in prima persona]

Come cambia la vita democratica armena dopo il 6 dicembre?

Giuridicamente, il principale cambio è il modello di governo: l’Armenia passa da un sistema semi-presidenziale ad uno parlamentare. Di fatto, il primo ministro deterrà il potere effettivo. La nuova costituzione entrerà in vigore dal 9 aprile 2018, alla fine del mandato di Sargsyan. Nel 2017 ci saranno le elezioni parlamentari, che avranno a loro volta nuove leggi e un nuovo sistema elettorale. Elezioni ancora più importanti in quanto non ci saranno le presidenziali del 2018. Si stanno formando nuovi partiti.

Voch ha lasciato una grande impronta nell’opinione pubblica. Tutte le elezioni recenti sono state definite dagli osservatori internazionali come un “passo in avanti”, il numero di violazioni stava effettivamente decrescendo. Il referendum del 6 dicembre è stato innegabilmente “un passo indietro”.

Al momento l’opposizione non ha alcun potere reale. Voch è stato un test: se le opposizioni riusciranno ad imparare dagli errori fatti, potranno arrivare pronte all’appuntamento del 2017. Inoltre, alcuni partiti hanno perso il sostegno popolare supportando le riforme.

Electric Yerevan e Voch. La società civile armena sembra particolarmente attiva ultimamente.

Electric Yerevan è stata solo la prima grande protesta a guadagnarsi attenzione da parte dei media internazionali. Ma non era la prima lanciata dalla nostra società civile: nel 2012 il Movimento del Parco Mashtots, nel 2013 il movimento contro l’aumento del 50% dei prezzi del trasporto pubblico a Yerevan, nel 2014 il movimento “Dem em” (“Sono contro”) per contestare il sistema pensionistico obbligatorio. Tutti movimenti guidati dalla società civile, con scarso coinvolgimento dei partiti. Chi ha guidato queste proteste si è sempre battuto per evitare che venissero strumentalizzate. Si vuole mantenere una forte differenza tra società civile e partiti. Le persone si fidano più della prima: tutte queste proteste hanno ottenuto i loro obiettivi. La aree verdi del parco Mashots sono state preservate, i prezzi del trasporto pubblico abbassati, la riforma del sistema pensionistico rimandata al 2017 e i sussidi per il consumo elettrico prolungati per un anno.

Anno per anno, la nostra società civile diventa più forte. Attrae sempre più giovani, diventiamo politicamente attivi e consapevoli dei nostri dirittI. Questo è il risultato più stupefacente della vita politica in Armenia negli ultimi cinque anni. Abbiamo energia, passione, voglia di un futuro migliore.

Foto: Federica Benazzo

Chi è Simone Benazzo

Triennale in Comunicazione, magistrale in Scienze Internazionali, ora studia al Collegio d'Europa, a Varsavia.

Leggi anche

yerevan

ARMENIA: Vivere a Yerevan, tra Gayropa e il carovita

Nelle strade di Yerevan, la capitale armena, si intrecciano interessi geopolitici e propaganda russa mentre la vita degli abitanti si fa più dura a causa delle conseguenze della guerra in Ucraina e dell'inflazione.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com