Nella notte del 23 dicembre il primo ministro georgiano Irakli Garibashvili attraverso un messaggio alla nazione diffuso in televisione ha annunciato a sorpresa le sue dimissioni, lasciando spiazzato l’intero paese.
Per annunciare le proprie dimissioni Garibashvili ha scelto un discorso televisivo trasmesso a livello nazionale e durato circa cinque minuti, nel corso del quale ha affermato di aver raggiunto “risultati storici” nel corso del suo governo, tra cui l’aver proseguito l’integrazione europea ottenendo la fine dei visti Schengen per il 2016, e di avere promosso riforme significative; senza però dare spiegazioni concrete in merito alle dimissioni. Garibashvili si è limitato a sostenere che la politica è sempre stata per lui solo un mezzo per servire il paese, e che ottenere un ruolo di prestigio all’interno del governo non è mai stato un obiettivo in sé, aggiungendo che “tutte le cariche politiche sono temporanee, mentre solo Dio e la patria sono eterni”.
La vita politica di Garibashvili è stata breve ma intensa. Nel 2004 in seguito agli studi universitari ha iniziato a lavorare nella divisione logistica dell’impresa edile Burji, appartenente al miliardario Bidzina Ivanishvili, per il quale negli anni successivi Garibashvili ha poi svolto anche i ruoli di direttore generale della fondazione benefica Cartu e di membro del consiglio di sorveglianza di Cartubank. Nel 2012 è entrato in politica tra le fila del Sogno Georgiano, coalizione creata nello stesso anno proprio da Ivanishvili. Nell’ottobre 2012, in seguito alla vittoria del Sogno Georgiano alle elezioni presidenziali è stato eletto ministro degli Interni del governo Ivanishvili, mantenendo l’incarico per un anno. Nel novembre 2013, in seguito alle dimissioni di Ivanishvili, Garibashvili è stato designato nuovo primo ministro, diventando a 33 anni il capo di governo più giovane d’Europa nonché il secondo più giovane al mondo dopo il nordcoreano Kim Jong-un.
Negli ultimi mesi Garibashvili ha avuto un forte calo di consensi, frutto della crescente crisi del Sogno Georgiano causata dalle tante promesse fatte da Ivanishvili prima della sua salita al potere ma poi mai mantenute, e aggravata da una serie di casi che hanno fatto scalpore come quello legato all’emittente televisiva Rustavi 2. Il prossimo anno in Georgia si terranno novamente le elezioni parlamentari, e dopo aver sprecato tutto il largo vantaggio precedentemente acquisito nei confronti dei rivali del Movimento Nazionale Unito, il Sogno Georgiano sta disperatamente cercando di rafforzare la sua popolarità; le dimissioni di Garibashvili possono essere interpretate quindi come un possibile tentativo da parte del partito di rimpastare il governo in vista delle elezioni, alle quali Garibashvili non sarebbe stato sicuro della riconferma; ipotesi sostenuta anche dall’opposizione.
A prendere il posto di Garibashvili sarà Giorgi Kvirikashvili, ex ministro degli Esteri nominato dal Sogno Georgiano. Il 29 dicembre il Parlamento georgiano ha infatti approvato la sua nomina con 86 voti a favore e 28 contro, approvando anche il nuovo governo, come affermato dal presidente dell’Assemblea David Usupashvili. Kvirikashvili è entrato in politica nel 1999, diventando parlamentare per il Partito della Nuova Destra, ruolo mantenuto fino al 2004, anno della Rivoluzione delle Rose. Come Garibashvili ha poi lavorato per Cartubank dal 2006 al 2011, svolgendo il ruolo di direttore generale, mentre nel 2012 ha aderito al Sogno Georgiano, entrando a far parte del governo in seguito alla vittoria alle elezioni parlamentari, ricoprendo prima i ruoli di ministro dell’Economia e dello Sviluppo Sostenibile e di vice primo ministro, e poi quello di ministro degli Esteri. Dopo la nomina a primo ministro, Kvirikashvili ha affermato che il suo governo proseguirà le linee politiche portate avanti in questi ultimi anni da Garibashvili, soprattutto per quanto riguarda l’integrazione euro-atlantica e la ricerca di relazioni costruttive con la Russia.
Infine una curiosità: dal 1991, anno dell’indipendenza del paese, ad oggi, in Georgia è già successo 11 volte che il primo ministro decida di dimettersi dall’incarico. Altri tre capi del governo sono stati forzati a lasciare l’incarico: Bessarion Gugushvili, che è scappato in esilio in seguito al colpo di stato contro il presidente Zviad Gamsakhurdia, Avtandil Jorbenadze, costretto a dimettersi in seguito alla Rivoluzione delle Rose guidata da Saakashvili, e Zurab Zhvania, morto in circostanze misteriose. Una sola volta è invece capitato che un primo ministro abbia dovuto lasciare l’incarico in seguito al risultato delle elezioni; è il caso di Vano Merabishvili, sconfitto nel 2012 proprio da Ivanishvili. E pensare che Garibashvili nell’annunciare le proprie dimissioni ha preso come esempio la rinuncia del predecessore definendola “un passo senza precedenti”.