di Giulia Levi
La Fondazione Alexander Langer ha pubblicato il quaderno tematico “I fiori di Srebrenica”, in collaborazione con la rivista “Una Città”. Il testo è dedicato a 10 anni di relazioni intessute fra la Fondazione Langer e la Bosnia-Erzegovina. Un rapporto iniziato nel 2005 con la consegna del premio Langer a Irfanka Pasagic (Tuzlanska Amica), e proseguito negli anni successivi con la nascita di Adopt Srebrenica. Con questo quaderno abbiamo voluto tornare su alcune tappe fondamentali di questo percorso attraverso le riflessioni sorte dagli incontri coltivati in questi anni.
E’ possibile scaricare per intero il quaderno a questo link.
Ascolto e memoria
Tra i vari contributi proposti, Yael Danieli ci parla della rottura operata dal trauma nel sistema identitario di un individuo e della “cospirazione del silenzio”. Un silenzio che ha accompagnato anche i crimini della guerra in Bosnia. In tali circostanze l’ascolto diventa condizione primaria per provare a ridare dignità alle persone, a riconoscere il dolore dell’altro. Abbiamo parlato di come misurarsi con la memoria di eventi traumatici del passato durante la Settimana Internazionale della Memoria 2014 facendoci aiutare dalle parole di Primo Levi. Parole che provengono da un’esperienza diversa e lontana nel tempo, ma che offrono chiavi di lettura universali.
Giorgio Mezzalira pone la questione del difficile rapporto tra memoria comune e pluralità delle memorie, problema che accomuna la Bosnia al Sudtirolo dei tempi di Langer e dei nostri: “fare memoria significa pensare al passato per prendersi cura del presente”. Ma quale passato? La ricerca sui fatti e i numeri di una guerra sono il primo passo per sfuggire alle manipolazioni. Nemanja e Zarko Zekic (Adopt Srebrenica) in collaborazione con lo Humanitarian Law Center di Belgrado ricostruiscono la cronologia del genocidio di Srebrenica.
Vivere a Srebrenica
Perché vivere oggi a Srebrenica? Muhamed Avdic e Velibor Rankic raccontano la sfida del ritorno nei luoghi dell’infanzia e il giornalista Marinko Sekulic presenta la cronaca dei primi ritorni dei profughi dal 1998 in poi, nella raccolta di storie nel volume di recente pubblicazione “Come riferisce l’inviato da Srebrenica”. Le pagine sul Centro di Documentazione Adopt Srebrenica presentano un importante lavoro di ricerca sulla vita in città prima della guerra, testimonianze di un passato di convivenza.
Srebrenica anche come luogo di vita, dunque, dove è difficile ma possibile affrontare i nodi del passato. Il Premio Langer 2015 ad Adopt Srebrenica ribadisce questa speranza. Così come il fatto che quest’anno Euromediterranea 2015 si è tenuta in Bosnia per ricordare il forte rapporto fra Langer e l’area balcanica. Fabio Levi ripercorre i 10 giorni della manifestazione, dalla conferenza internazionale di Tuzla “Può esistere un’Europa che non sia multiculturale?” all’11 luglio, giorno della commemorazione del genocidio.
Nel testo inedito “La lezione bosniaca” del novembre 1992, Alexander Langer coglie con lungimiranza la sfida lanciata dal conflitto bosniaco:
“Oggi chi lavora sulla pace…deve approfondire molto la questione dell’esclusivismo etnico. Questo riguarda anche le nostre società. Rischia di prevalere l’idea che…ogni convivenza non può che portare conflitti, pertanto è meglio evitarla”.
Come scrive Irfanka Pasagic,
“Srebrenica deve diventare la città della memoria. Ma anche la città della speranza. La città nella quale impareremo delle lezioni. E speriamo che questa volta vengano imparate veramente. Perché non si ripeta, come si sta ripetendo oggi in Siria, in Ucraina…”
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