Tra l’autunno 1932 e la primavera 1933 sei milioni di contadini nell’Unione Sovietica furono condannati a morire di fame: quasi i due terzi delle vittime erano ucraini. Quella carestia di proporzioni inaudite non fu dovuta ai capricci della natura, ma venne orchestrata da Stalin per punire i ribelli delle campagne che, in tutta l’URSS, si opponevano alla collettivizzazione imposta dall’alto. In Ucraina lo sterminio dei contadini, il cosiddetto “Holodomor”, si intrecciò con la persecuzione dell’intellighenzia e con la guerra al sentimento patriottico di un popolo. Sulla base della documentazione emersa dopo il crollo dell’URSS, Ettore Cinnella nel suo recente “Ucraina: il genocidio dimenticato” (Della Porta, 2015) ricostruisce quei drammatici avvenimenti e spiega le motivazioni che spinsero Stalin a prendere decisioni così spietate.
Ha scritto Dino Messina (“Corriere della sera”, 7 giugno 2015): “Se lo studio del passato è sempre storia contemporanea, vale la pena di leggere il nuovo appassionante saggio di Ettore Cinnella. Non si può infatti prescindere dall’Holodomor, la morte indotta per fame che tra il 1932 e il 1933 falcidiò sei milioni di contadini sovietici, quattro milioni dei quali ucraini, per capire il risentimento profondo di questo popolo verso l’imperialismo di Mosca, impossibile da sradicare anche dopo la fine della dittatura comunista. Il punto di partenza dell’analisi di Cinnella, uno dei maggiori studiosi dell’ex URSS, è che lo sterminio per fame non fu solo una conseguenza secondaria della politica staliniana. È vero che la collettivizzazione integrale dell’agricoltura e in particolare la lotta ai piccoli proprietari (con conseguenti deportazioni di massa da un angolo all’altro dell’impero sovietico), oltre che un fallimento economico si rivelarono un disastro umanitario. Ma nel caso degli ucraini, come già scrisse Vasilii Grossman nel romanzo “Tutto scorre”, fu un castigo intenzionale. Le squadre di militanti comunisti arrivati nei centri agricoli dalle città requisirono prima il grano, poi tutti i generi alimentari e quando le madri dei bambini affamati cominciarono a chiedere aiuto si sentirono rispondere che “bisognava lavorare, non fare i pigri”.
Non solo comunismo e collettivizzazione, ma anche nazionalismo e imperialismo, sono alcune delle parole chiave che attraversano il libro di Ettore Cinnella. Parole che, come ha evidenziato l’autore, assumono un particolare significato alla luce anche della recente guerra non dichiarata tra la Russia di Putin e l’Ucraina di Poroshenko.
In una recente intervista Ettore Cinnella ha osservato: “Il risentimento nei confronti di Mosca non è mai svanito. Esiste una mole imponente di storie, memorie e ricordi di villaggi scomparsi che spiega bene perché gli ucraini non possono più stare con i russi. Potrebbero riconciliarsi solo se i russi ammettessero di avere sbagliato e di essere stati anche loro vittime di un’immane tragedia e di un regime mostruoso, e cercassero quindi il modo di andare avanti insieme. Ma un unico Stato non è più concepibile perché sono due mondi e due realtà diverse, che potranno collaborare soltanto se entrambi lo vorranno”.
Nel corso dell’incontro dibattito verranno proiettati parti del film-documentario “La storia sovietica” di Edvins Snore.
Ettore Cinnella, “Ucraina: il genocidio dimenticato, 1932-1933”
Della Porta Editori, 2015, pp. 304, € 18,00
ISBN 978-88-96209-17-2
Ettore Cinnella ha insegnato per molti anni Storia Contemporanea e Storia dell’Europa Orientale all’Università di Pisa. Il suo libro più noto, La tragedia della rivoluzione russa (1917-1921), è stato ristampato nella Storia Universale del “Corriere della Sera”. È stato allievo della Scuola Normale Superiore di Pisa e dopo il crollo del regime comunista nell’URSS, ha lavorato spesso nell’Archivio centrale del partito di Mosca (oggi Archivio statale russo di storia politico-sociale, RGASPI). Ha scritto saggi di storia russa e di storia contemporanea (alcuni dei quali apparsi in francese, in inglese e in tedesco). Tra i suoi ultimi lavori “1905. La vera rivoluzione russa” (Della Porta, 2008), “1917. La Russia verso l’abisso” (Della Porta, 2012), e “L’altro Marx” (Della Porta, 2014).
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La Biblioteca Archivio del CSSEO organizza a Trento, mercoledì 18 novembre, alle ore 17,30, nella “Sala degli Affreschi” della Biblioteca comunale (Via Roma 55), l’incontro-dibattito “Ucraina. Lo sterminio per fame, 1932-1933”. Introduce Massimo Libardi. Intervengono Ettore Cinnella e Davide Zaffi.
Questo articolo, questo libro mi sembra infervorato da una fobia antirussa, da una visione quantomeno manichea dei fatti. Da una parte i cattivi- Stalin, i russi, i bolscevichi. Dall’altra i buoni – Bandera, la divisione SS Galitzien, la divisione Naghtigall, BabiYar…poi sull’holodomor qualcuno pensa sia una bufala. Andamento della popolazione ucraina dal 1930 al 1950 dovrebbe insegnare che un po di prudenza sia necessaria….poi l’odio ..dopo il 1991 è stato coltivato, fomentato ed anche etero diretto..anche se poi parlando con gli ucraini sorici, non quelli di Halizia e Volinia, regioni mai state statualmente ucraine se non dopo la seconda guerra mondiale..e qui è una colpa di Stalin..tutto questo odio io non l’ho potuta accertare…