Il russo Sergej Gurev è il nuovo capo economista della Banca europea di ricostruzione e sviluppo

Sergej Gurev, l’economista russo auto-esiliatosi a Parigi dal 2013, è stato nominato il 3 novembre capo economista della BERS/EBRD, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo che dal 1991 accompagna i paesi dell’ex blocco socialista verso l’economia di mercato.

Gurev sarà il primo economista russo eletto a questa carica. L’istituto, fondato nel 1991 con base a Londra, supporta i Paesi dell’ex blocco sovietico accompagnandoli gradualmente verso un’economia di mercato, ma dallo scorso anno, in seguito all’entrata in vigore delle sanzioni europee al Cremlino, ha bloccato gli investimenti ai progetti russi. Era proprio la Russia, prima dell’anno scorso, il paese con cui l’istituto operava maggiormente. Sergej Gurev assumerà effettivamente il suo ruolo la prossima estate, dopo aver completato i suoi impegni accademici all’Università Sciences Po di Parigi, dove insegna da quando ha lasciato la Russia nel 2013. Segue nella carica il britannico Suma Chakrabarti, che su di lui si è espresso positivamente, sottolineando la sua grande esperienza e “conoscenza dei paesi dei quali l’istituto si occupa”.

Il 44enne economista è uno dei più brillanti esperti russi in materia, già rettore della prestigiosa New Economic School di Mosca dal 2005 e membro della direzione sia di Sberbank (2008-2014), la principale banca russa, che della Russian Venture Company (2009-2013), istituto governativo che finanzia start-up innovative. Sotto la presidenza Medvedev, dal 2008 al 2012, ha anche collaborato con il governo, che al momento si occupava di promuovere la modernizzazione e la diversificazione dell’economia russa. Gurev ha sempre fortemente criticato la corruzione del suo paese e l’intervento eccessivo dello Stato nell’economia. Ciononostante non è mai stato considerato ufficialmente un oppositore del Cremlino.

Nel 2013 Gurev ha lasciato la Russia, auto-esiliandosi a Parigi – dove la moglie già viveva da tre anni – dopo essere stato interrogato come testimone nel processo contro Mikhail Khodorkovsky, l’oligarca condannato a dieci anni con una sentenza dal retrogusto politico. Gurev aveva già testimoniato per lui nel 2010, difendendolo in un processo per appropriazione indebita. Aveva fatto sentire la sua voce anche in occasione delle accuse al blogger Aleksej Navalnij, poi condannato. Putin, lo scorso 1 ottobre ad un meeting sui diritti umani, ha affermato di non conoscere i motivi per cui l’economista se ne sia andato, “nessuno lo aveva mai criticato”. Ha aggiunto poi che “se decidesse di tornare e lavorare in Russia, sarebbe il benvenuto; è un uomo intelligente ed un eccellente esperto, troverebbe sicuramente un buon lavoro”. Per il momento però, il cervello russo un buon impiego l’ha trovato in Europa.

FOTO: EBRD

Chi è Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica presso l'Università di Udine, è direttrice editoriale di East Journal e scrive principalmente di Russia.

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Un commento

  1. L’ipocrisia putiniana circa “se decidesse di tornare e lavorare in Russia, sarebbe il benvenuto” nasconde la consistenza dell’emigrazione dalla Russia. Ormai non se ne vanno solo i non-allineati o chi teme la persecuzione politica, se ne vanno intellettuali e laureati o semplicemente tecnici e maestranze specializzate o giovani che sperano di trovare migliori possibilità all’estero. E nonostante le leggi capestro sugli emigrati, pochi hanno intenzione di tornare. Il declino dell’economia russa e il soffocante regime putiniano hanno prodotto una media di 150.000 espatri negli ultimi 3 anni (e nel 2015 forse la cifra sarà ancora più alta).

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