Il 30 ottobre scorso, appena conclusa la Conferenza di Vienna sulla crisi siriana, il Segretario di Stato USA John Kerry ha iniziato un tour diplomatico dei cinque Paesi dell’Asia centrale, che si è concluso il 3 di novembre .
Gli interessi che hanno spinto il Segretario americano a questo viaggio sono molteplici. In primo luogo, vi è la questione della sicurezza, sia per quanto riguarda la situazione dell’Afghanistan, dove gli Stati Uniti ed i loro alleati (tra cui l’Italia) continuano a mantenere truppe a difesa del governo di Kabul, sia per quanto riguarda la lotta al terrorismo ed all’ISIS.
In secondo luogo vi è la questione economica. Nel 2011 gli Stati Uniti hanno lanciato un programma di cooperazione e sviluppo economico con i Paesi dell’area, al fine di assicurare maggiore stabilità. Il piano, chiamato con scarsa originalità New Silk Road, connette l’Asia centrale con l’Afghanistan ed enfatizza la necessità di creare un mercato regionale dell’energia.
La visita è iniziata da Bishkek, capitale del Kirghizistan, dove Kerry ha tenuto una conferenza insieme al presidente Almazbek Atambayev, durante la quale ha affermato che gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di interferire negli affari domestici del Paese, ed ha espresso il desiderio di una maggiore cooperazione.
Il giorno successivo, Kerry è volato a Samarcanda, in Uzbekistan dove ha incontrato il presidente Islam Karimov ed i ministri degli esteri dei cinque Paesi della regione, inaugurando un nuovo modello di negoziato denominato C5+1. Anche durante questa riunione il tema dei diritti umani è stato pragmaticamente accantonato in favore di discussioni sopra la sicurezza regionale e lo sviluppo della New Silk Road Initiative. Alla fine della riunione è stato emesso un comunicato congiunto in cui le parti si impegnano a sviluppare il commercio regionale ed ad adottare strategie comuni nella lotta contro il terrorismo ed il traffico di armi, droga ed esseri umani.
Il 2 novembre Kerry è volato in Kazakistan, dove ha incontrato il presidente Nursultan Nazarbaev. Durante l’incontro, il Segretario USA ha lodato la politica del governo kazako al riguardo della lotta contro l’ISIS e dello smantellamento della armi nucleari lasciate nel Paese dall’Unione Sovietica, riaffermando inoltre il desiderio di una forte cooperazione in campo energetico e sul futuro dell’Afghanistan. Successivamente, durante il suo discorso davanti agli studenti dell’Università Nazarbaev di Astana, Kerry ha toccato il tema dei diritti umani, limitandosi però a sottolineare l’importanza delle istituzioni democratiche senza fare nessun riferimento diretto ad alcuno Stato dell’area .
Infine, il giorno 3 di novembre, il Segretario di Stato ha concluso il suo viaggio incontrando prima il presidente del Tagikistan Emomali Rahmon a Dushambe e poi il presidente turkmeno Gurbanguly Berdymukhammedov nella città di Asgabat. In entrambi i Paesi Kerry ha ribadito l’impegno americano di voler collaborare al riguardo del tema della sicurezza in Afghanistan e del tema dello sviluppo economico. Nella capitale tagika Kerry ha inoltre espresso l’impegno a difendere il confine del Paese, un compito a cui storicamente hanno sempre contribuito i Russi.
In entrambi i Paesi inoltre Kerry ha toccato il tema dei diritti umani, ancora una volta limitandosi ad esprimere la speranza che la lotta contro il terrorismo non sia una scusa per aumentare la repressione o reprimere i diritti della società civile.
Volendo tracciare un bilancio di questa visita, si può affermare che coloro che speravano in una decisa presa di posizione da parte del Segretario USA sulle violazioni dei diritti umani da parte dei governi dell’Asia centrale saranno sicuramente rimasti delusi, in quanto sono stati fatti solo generici e poco incisivi riferimenti all’argomento. Al contrario, Kerry ha parlato molto di cooperazione economica, di sicurezza e di rispetto della sovranità nazionale, in un momento in cui i governi della regione si sentono politicamente ed economicamente minacciati dal rallentamento dell’economia russa e dall’assertiva politica estera del Cremlino.
Anche se bisognerà aspettare del tempo per valutare correttamente i risultati di questi incontri e l’effettivo impegno degli Stati Uniti nell’area, con la sua visita il Segretario di Stato ha chiaramente mostrato che Washington non ha intenzione di essere messa in secondo piano da Mosca e Pechino, ma che al contrario desidera essere uno degli attori primari nella sfida per influenza sui cinque Paesi dell’Asia centrale.