BOSNIA: Il premier serbo Vucic visita Sarajevo e gioca a fare il leader regionale

Il premier serbo Aleksandar Vucic si è recato con il suo governo a Sarajevo, dove si è tenuta una riunione congiunta dei due esecutivi. Una “sessione storica” nelle parole del presidente del consiglio bosniaco Denis Zvizdic, secondo il quale è solo l’inizio di più ampi piani di cooperazione, come l’idea della ricostruzione della ferrovia Belgrado-Sarajevo. “Bosnia-Erzegovina e Serbia sono importanti partner economici. C’è un simbolismo in questa cooperazione, poiché ci sono ancora paure in Europa rispetto a ciò che può succedere nei Balcani occidentali”, ha aggiunto Zvizdic, con riferimento alla prospettiva di un possibile nuovo conflitto scatenato dalla crisi dei rifugiati, come paventato da Foreign Policy e sussurrato dalla stessa cancelliera Merkel nei giorni scorsi.

I governi di Belgrado e Sarajevo hanno firmato quattro accordi di cooperazione sulla ricerca delle persone scomparse durante il conflitto, la preservazione dello storico ponte di Visegrad, telecomunicazioni ed ambiente. Sono state discusse anche altre questioni aperte, come quella della demarcazione del confine tra i due paesi nella valle della Drina – che, come ricorda Rodolfo Toé, ha in passato impedito un efficace programma di prevenzione delle piene del fiume – o il rafforzamento della collaborazione tra le forze di polizia dei due paesi nel controllo delle frontiere.

Con il suo pragmatismo distensivo e “jugosferico”, Vucic si atteggia sempre più a leader regionale, secondo un copione già proposto nei mesi scorsi – quando ad esempio, al vertice di Vienna di fine agosto, ha preso la parola a nome di tutti i governi della regione. Un brusco cambiamento rispetto al suo curriculum nazionalista negli anni ’90, ma anche solo rispetto alle polemiche seguite al veto russo, su richiesta serba, alla risoluzione ONU su Srebrenica la scorsa estate, con la successiva sassaiola di cui Vucic era stato oggetto durante la commemorazione del ventennale del genocidio nella cittadina bosniaca orientale. Vucic ha anche promesso di tornare a Srebrenica, l’11 novembre, per un forum sugli investimenti – cosa di cui l’area ha sicuramente bisogno. Intanto, la sua visita a Sarajevo si incastra tra le elezioni turche del 1° novembre e quelle croate dell’8 – guardacaso, i due principali rivali di Belgrado per l’influenza politica ed economica in Bosnia-Erzegovina.

Ma la visita di Vucic ha anche importanti risvolti nella politica interna bosniaca. Il premier serbo ha incontrato il governo centrale e si è soffermato a parlare con il vicepremier della Camera bosniaca Mladen Bosic – leader del partito SDS, principale opposizione in Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba del paese. Vucic ha invece snobbato il presidente della Srpska, Milorad Dodik, che con le sue minacce di referendum sul sistema giudiziario statale – sconfessato subito dallo stesso Vucic – è sempre più ostracizzato a livello internazionale e considerato in violazione degli accordi di Dayton, di cui tra poche settimane ricorre il ventennale. “Sono convinto che abbiamo la stessa opinione su molte questioni. Entrambi pensiamo che la stabilità della regione sia negli interessi della Srpska e della Serbia”, ha affermato Bosic dopo l’incontro.

Secondo Dodik, che non era invitato a Sarajevo, Vucic ha scelto i partner sbagliati in Bosnia: “il consiglio dei ministri bosniaco non è il governo della Bosnia-Erzegovina, è solo un’istituzione ancillare della Presidenza. Sarebbe stato meglio che il governo serbo organizzasse un incontro con i governi delle due entità, la Republika Srpska e la Federacija BiH”, ha sottolineato Dodik, rifacendosi ad una interpretazione ormai superata degli accordi di Dayton. Certo per il presidente-padrone di Banja Luka perdere una volta di più l’appoggio dei fratelli maggiori di Belgrado non è un segnale positivo, e non aiuterà Dodik a recuperare consensi nell’elettorato serbo-bosniaco.

Foto: Beta/AP

Chi è Davide Denti

Dottore di ricerca in Studi Internazionali presso l’Università di Trento, si occupa di integrazione europea dei Balcani occidentali, specialmente Bosnia-Erzegovina.

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2 commenti

  1. Ma si certo, l’insistenza Serba! Ma fatemi il piacere!! Come se la Russia avesse bisogno delle implorazioni della potentissima e temutissima Serbia per dire quel che pensa riguardo l’accaduto.
    Senza contare che anche sui conflitti adesso concentrati in Siria, la Russia è l’unico Paese che sta veramente combattendo i terroristi, molti dei quali arrivano già dalle truppe Wahabite di Naser!
    E come al solito America e Turchia spediscono i loro supporti finanziari e di armi agli stessi terroristi. Vedi abbattomento Jet Russo.

    • geppolindoferretti

      “wahabite di Nasser”. No vabbe’, mi sa che stai facendo confusione. E non solo su questo.

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