Trame di distruzione
di Francesco Rubino
prefazione di Lorenzo Salimbeni
Edizioni Il Cerchio, 2015
euro 12
pagine 100
Le guerre jugoslave sono state una delle pagine più cupe del Novecento, e una delle più complesse. Per comprenderle appieno occorre demistificare le retoriche di parte, evitare le facili interpretazioni, rifiutare le etichette che descrivono i Balcani quale “polveriera d’Europa”, fucina di sangue e odio. Negli ultimi vent’anni, accanto a testi “sacri” quali l’imponente opera di Jože Pirjevec, si è assistito a un fiorire di pubblicazioni sull’argomento ma quello che è sempre mancato è un testo agile, di facile consultazione, che tuttavia non rinunciasse al rigore storico e alla profondità. Trame di distruzione, di Francesco Rubino, va decisamente in questa direzione.
Un testo che, senza dare nulla per scontato, è capace di unire esattezza e chiarezza, approfondimento e brevità, entrando dentro le pieghe della storia, con amore del dettaglio ma rifiuto del cavillo. Lungo le sue cento pagine scorre tutta la storia jugoslava, dalla fondazione alla dissoluzione, passando per la Seconda guerra mondiale e il periodo socialista, fino a quel maledetto 1991 e all’atroce conflitto che ne seguì. Rubino ci mostra che le ragioni delle guerre jugoslave vanno cercate nella storia del paese, nella sua controversa nascita e soprattutto nella vicenda della Seconda guerra mondiale che pose le premesse della guerra civile. E’ in questa capacità di coniugare il passato remoto con quello prossimo che sta la necessarietà di questo libro. Rubino ci dice che non si possono comprendere le guerre jugoslave senza conoscere la storia che le ha precedute, e il suo sforzo è proprio quello di offrire un quadro completo, chiaro e fruibile dell’intera vicenda.
Ne scaturiscono così interrogativi più ampi, quali l’essenza stessa della Jugoslavia e le sue effettive possibilità di resistere alla morte di Tito. “Non spetta certo a me dire se la Jugoslavia s’aveva da fare o meno – dichiara Rubino – ma credo che alcuni statisti europei non jugoslavi, dopo il primo conflitto mondiale, abbiano desiderato la Jugoslavia assai più che molti dei suoi futuri cittadini”. Un paese figlio della complessità, un nodo inestricabile che pure è stato tagliato, infine. “La politica avrebbe dovuto compiere autentici miracoli per tenere unita la Jugoslavia post-titina – ci dice ancora l’autore – Chi ha lottato per tenerla unita così com’era, è stato spazzato via proprio dalla politica, prima che dai conflitti. Forse avrebbe potuto sopravvivere sotto altre forme. Sicuramente vi erano diverse opzioni in tal senso, magari con un lento e paziente lavoro di scioglimento dei vincoli federali, lavorando ad una confederazione più larga ed agile. Ciò avrebbe evitato la guerra, ma gli astri nascenti della politica post-titina avevano ben altri interessi”.
Ma l’opera di Rubino ha una qualità che la rende pressoché unica nel suo genere, ovvero l’equidistanza. “Ammetto di non sopportare la storiografia manichea”, dichiara l’autore, e certo la tendenza propagandistica e didascalica che ha connotato molte delle pubblicazioni su questi argomenti, offre scorciatoie a chi volesse evitare di misurarsi con la storia. Non è il caso di Rubino che, con rigore scientifico ed equilibrio, decide di raccontarci questa Storia – con la maiuscola – che ha così gravemente segnato la fine del Novecento.
In Trame di distruzione tutte le parti in causa vengono inchiodate alle loro responsabilità storiche, senza sconti né eccessi. Quella che emerge è una storia fatta di luci ed ombre, senza eroi né martiri, senza santi o condottieri, in cui tutti furono carnefici e vittime. “Preferisco che vi siano luci ed ombre. Non se ne può più della pseudostoria scritta con le agiografie o le diffamazioni. Ho tentato di evidenziare le connessioni che hanno portato alla distruzione del paese. Non ho parti da prendere. Dopo avergli dato tutti gli elementi in mano, sarà il lettore a farsi una propria idea su quegli eventi”.
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Francesco Rubino, classe 1978, di Modugno (BA), è storico dell’ex-Jugoslavia. Questo libro rappresenta il risultato di una decennale ricerca sul campo. Oggetto dei suoi studi sono gli eventi che portarono alla dissoluzione jugoslava, con particolare attenzione ai risvolti militari, geopolitici e sociali.
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articolo redazionale