Nei giorni scorsi circa un migliaio di georgiani si è riunito a Tbilisi per manifestare contro il governo, accusato da tempo di voler mettere a tacere l’emittente Rustavi 2, il più importante nonché più amato canale televisivo indipendente del paese. Decisa a evitarne il fallimento, la popolazione georgiana, che già nel 2001 scese in piazza per salvare l’emittente dalla chiusura, si è riversata per le vie della capitale incitando slogan e mostrando cartelli a sostegno della libertà del celebre canale televisivo, che per una serie di controverse limitazioni imposte dalla magistratura sta rischiando di dover chiudere i battenti.
Nel frattempo, le crescenti tensioni create dalla vicenda hanno addirittura costretto il presidente Margvelashvili a dover fare un discorso televisivo trasmesso a livello nazionale, dove il capo di stato georgiano ha dovuto invitare alla calma la popolazione. Il discorso di Margvelashvili non è però servito a placare le proteste delle centinaia di cittadini georgiani scesi in piazza, che hanno accusato apertamente il governo di volere liberarsi di una delle principali voci critiche del paese in vista delle prossime elezioni parlamentari, che si svolgeranno nel 2016 e che sembrano preannunciare un esito più che mai incerto.
Creatasi nel corso dell’estate, la vicenda legata al canale Rustavi 2, rischia così di mettere in discussione la libertà d’espressione nell’unico paese della regione dove la stampa e i media sono ritenuti almeno parzialmente liberi, secondo i dati di Freedom House aggiornati al 2015.
Il caso Rustavi 2
Tutto è nato il 2 agosto scorso, quando l’imprenditore Kibar Khalvashi, ex-coproprietario di Rustavi 2, ha deciso di avviare un procedimento legale contro l’emittente televisiva. Khalvashi, che ha acquistato le sue quote di controllo nel 2004 e le ha rivendute tra il 2005 e il 2006, ha accusato l’ex-presidente Saakashvili di avergli fatto pressioni per forzarlo a effettuare la cessione, e di avere in seguito utilizzato l’emittente televisiva per fare propaganda al suo governo. Oltre alla richiesta di restituzione delle quote cedute apparentemente contro la sua volontà, Khalvashi avrebbe rivendicato anche la proprietà intellettuale di alcuni programmi e del logo di Rustavi 2 (con il conseguente divieto di utilizzo futuro), per i quali ha richiesto 500.000 dollari di danni più il congelamento dei conti bancari dell’emittente.
Tre giorni dopo l’avvio del procedimento legale contro Rustavi 2, la Corte municipale di Tbilisi ha deciso di attuare un provvedimento restrittivo nei confronti dell’emittente, imponendo una serie di limitazioni provvisorie come l’impossibilità per gli azionisti di cedere le proprie quote, vendere o affittare beni mobili o immobili, e addirittura di ricevere prestiti di ogni tipo. Inoltre, il 1° ottobre scorso la stessa corte ha sequestrato le azioni della compagnia televisiva Sakartvelo TV, che deteneva il 51% delle azioni di Rustavi 2. Tutte queste limitazioni stanno mettendo in serio pericolo la stabilità finanziaria dell’emittente televisiva, che di questo passo rischia il tracollo.
Nei giorni scorsi si è infine verificato il respingimento del ricorso che l’emittente aveva presentato in tribunale, dove era stato richiesto il risarcimento delle perdite subite a causa del congelamento dei beni. Il giudice, prima di concedere qualunque risarcimento, ha ordinato ai legali di Rustavi 2 di presentare una stima dettagliata delle perdite subite.
Una mossa studiata in vista delle elezioni?
Tra i membri di Rustavi 2, ma anche tra buona parte della popolazione georgiana, aleggia il forte sospetto che dietro al provvedimento restrittivo imposto al celebre canale televisivo ci sia lo zampino del governo, che starebbe da tempo cercando di fare pressioni all’emittente per convincerla a cambiare linea editoriale e visione politica. Ma nonostante le numerose pressioni, Rustavi 2 ha sempre mantenuto una posizione critica nei confronti dell’attuale governo, che con l’avvicinarsi delle prossime elezioni, non essendo per niente sicuro della riconferma, avrebbe così cercato – secondo le accuse ricevute – di ostacolare l’emittente, fino a metterne a rischio la stessa esistenza.
In risposta alle restrizioni del governo, il direttore generale dell’emittente, Nika Gvaramia, che nei giorni scorsi ha subito anche delle minacce, ha affermato che senza Rustavi 2 non ci saranno nemmeno le elezioni, accusando poi l’ex primo ministro Ivanishvili, fondatore del Sogno Georgiano, di aver creato il caso ad hoc per vincere in modo illegittimo le stesse elezioni; assicurando però che l’emittente si batterà affinché esse si possano svolgere in modo pulito e regolare, senza che nessuno possa rubare la libertà dei georgiani.