SERBIA: La mafia minaccia di uccidere il Presidente

Secondo il segretario di Stato alla Giustizia, Slobodan Homen, i servizi segreti serbi disporrebbero di informazioni sul progetto di assassinare il Capo di Stato e il ministro della Giustizia, Snezana Malovic. Il Procuratore antimafia di Belgrado ha annunciato, in una conferenza stampa del 14 aprile, che dietro a questo progetto ci sia Darko Saric, boss della malavita serba attivo nel traffico di droga e armi su larga scala.

L’impegno del nuovo governo serbo contro la mafia, molto attiva nei Balcani anche grazie a “porti franchi” come il Montenegro e il Kosovo, non è andato giù al clan di Saric che non esiterebbe, almeno secondo il quotidiano di Belgrado Politika, a eliminare fisicamente i rappresentanti dello Stato che più li hanno osteggiati.

Le due recenti operazioni della polizia serba, “Morava” e “Balkanski ratnik” (Guerrieri balcanici), hanno colpito duramente la criminalità organizzata nei Balcani e testimoniano la volontà di Belgrado di eradicare questa piaga regionale. In particolare la “Balkanski ratnik” è stata portata avanti con la collaborazione della DEA, la Drug Enforcement Administration americana, ed ha registrato il sequestro di ben 2,1 tonnellate di cocaina destinata all’Europa occidentale. Un successo che è valso il paluso di Washington.

In un Paese ancora segnato dall’omicidio del Primo Ministro Zoran Djindjic (nel 2003), questo genere di minacce sono prese molto sul serio. All’epoca infatti il filo-occidentale Djindjic si era scagliato contro le cosche di Zemun, una località nei pressi di Belgrado, che appoggiarono le milizie paramilitari di Milosevic ai tempi della guerra. Oggi, spiega ancora Politika, Darko Saric è un boss molto più potente della cosca degli Zamun. “Il livello di sicurezza di Boris Tadic è massimo”, afferma ancora il quotidiano, che riporta come i servizi abbiano in tutta fretta acquistato una nuova vettura blindata per gli spostamenti del Presidente: “La precedente, una Bmw vecchia di undici anni, è stata giudicata insufficiente”.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

Leggi anche

SERBIA: Liberato dopo un anno l’attivista bielorusso Andrey Gnyot

La vicenda di Andrey Gnyot è simbolica di dove la Serbia sta andando: verso un regime compiutamente autoritario in stile Lukashenko. Un commento di Srdjan Cvijic

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com