BULGARIA: La delicata questione dei caccia da guerra russi

Il 22 ottobre, durante una visita ufficiale in Polonia, il ministro della Difesa bulgaro Nenchev ha firmato, insieme al suo omologo polacco Siemoniak, un accordo che affida alla Polonia la manutenzione di tre caccia da guerra Jet MiG 29 di proprietà bulgara ma di fabbricazione russa. Una questione, quella della manutenzione dei suddetti caccia, che ha dominato i dibattiti politici in Bulgaria negli scorsi due mesi e che porta con sé evidenti implicazioni geopolitiche.

Cosa prevede l’accordo

L’accordo prevede che alla Polonia venga affidata la manutenzione di sei motori di jet MiG 29 entro la metà dell’anno prossimo e la cessione, entro i venti giorni successivi alla firma, di due propulsori polacchi che per il momento permettano ad un fighter di rientrare nella flotta aerea bulgara. Complessivamente la riparazione dei sei motori avverrà infatti soltanto entro il settembre 2016 quando i tre jet MiG 29 in questione dovrebbero rientrare a pieno titolo nella flotta aerea bulgara.

Costi e implicazioni della scelta

Secondo quanto affermato da fonti ufficiali i costi dell’operazione dovrebbero essere di 6,1 milioni di euro. Una cifra questa, nettamente inferiore rispetto a quanto chiesto dall’azienda russa fornitrice degli stessi fighters. Facendo riferimento a quanto affermato dal ministro della Difesa bulgaro ad inizio settembre è possibile individuare in un valore del 20-30% (a cui aggiungere ulteriormente l’IVA, non applicata tra Polonia e Bulgaria in quanto entrambe membri UE) il risparmio complessivo rispetto a quanto preventivato dall’accordo con l’azienda produttrice, accordo scaduto proprio agli inizi di settembre. Non solo in termini di costi, la scelta da parte bulgara sembra giustificabile anche alla luce del rischio per la transazione verso la KGM MiG, produttrice dei velivoli, di rientrare in un’ulteriore tornata di sanzioni dell’Unione Europea verso la Russia.

Ambito internazionale

Fortemente contraria, già dai primi segnali di un possibile accordo, è stata proprio la posizione russa sulla questione. All’indomani dell’intervista in cui il ministro Nenchev parlava dei vantaggi economici dell’operazione, il direttore generale della MiG Corporation, Korotov, ha segnalato come elevato il rischio affidare alla realtà  polacca la manutenzione dei caccia, per la  mancanza delle autorizzazioni ad eseguire quanto richiesto. Molte, oltre a Krotov, le voci di dissenso a sottolineare che l’operazione, se eseguita dalla Polonia, avrebbe messo a rischio la vita degli stessi piloti dei MiG 29. Non solo, forti sono state anche le minacce russe di non provvedere più, in caso di accordo con la Polonia,  ad alcun tipo di assistenza relativamente ai MiG 29.

Ambito interno

Non solo a livello internazionale, la questione ha avuto forti implicazioni anche nel contesto nazionale. A questo proposito sembra utile ricordare le vicende che hanno visto protagonista il generale Rumen Radev, le cui dimissioni, ritirate dopo un colloquio con il premier Borisov, sono strettamente legate alla vicenda dell’accordo con la Polonia. Dimissioni che, sebbene avessero come principale motivazione i gravi problemi della flotta aerea bulgara (numero insufficiente di aerei da guerra ma anche inadeguatezza del numero di piloti, problemi a cui il premier Borisov ha dichiarato di voler porre rimedio), criticavano soprattutto la decisione del ministro della Difesa di non rinnovare il contratto per fornitura e manutenzione dei fighters MiG 29 con l’azienda produttrice, come per altro caldeggiato dallo stesso Radev.

Osservando le reazioni, in ambito tanto internazionale quanto interno, alla scelta di accordo con la Polonia anziché il rinnovo del contratto con l’azienda KGM MiG, sembrano emergere nuovamente forti le contraddizioni che vedono la Bulgaria membro dell’UE ma ancora legata alla proprio passato di paese gravitante nell’orbita russa.

Chi è Camilla Filighera

Milanese di nascita ma con origini sparse ai quattro angoli del globo. Dopo essermi laureata (cum laude) in Relazioni Internazionali presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, con una tesi sulla Politica Europea di Vicinato in Kosovo, proseguo gli studi in politiche Europee ed Internazionali. All'approfondimento dello spagnolo,dell'inglese ho affiancato lo studio della lingua Tedesca. Condivido con East Journal la passione per la scrittura ma soprattutto per tutto ciò che riguarda l'Europa Orientale. Per EJ mi occupo di Romania e Bulgaria.

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7 commenti

  1. Più che appassionata ” soprattutto per tutto cio’ che riguarda l’Europa Orientale”, lei e tutta la redazione di East apparite ossessionati da una avversione nei confronti della Russia e di tutto ciò che la ricorda in tutti i modi e i momenti possibili. Se la vostra intenzione è informare, al contrario, nel 90% degli articoli, rendete solo pura propaganda in funzione NATO e USA. Non è serio trattare i lettori da utili idioti.
    PS: mi ritengo abbastanza libero da visioni e letture ideologiche per poter dare un giudizio equilibrato sulle situazioni politiche.

    • Gent. sig. Bertoldi

      rispondo io, che questo giornale dirigo, poiché la sig.na Casiraghi Filighera ha appena cominciato a collaborare con noi, questo è il suo secondo articolo, e non conosce ancora le nostre linee guida. E infatti ha scritto quel che voleva, senza che nessuno le dicesse cosa scrivere. E’ giovane e si farà, il tempo è dalla sua. Questo glielo dico per chiarire subito che qui di “propaganda” non se ne fa. Le sembra possibile che una studentessa alle prime armi si metta a fare propaganda?

      Non metto in dubbio la sua equidistanza ideologica, ma lei non metta in dubbio la nostra. Anche perché la propaganda si paga, lo saprà bene, e non ho ancora ricevuto assegni dall’Alleanza Atlantica. La propaganda è un’attività organizzata, che ha lo scopo di disseminare informazioni atte a indurre comportamenti e manipolare l’opinione della gente. Mi sembra un tantino eccessivo attribuire cotanta cattiva volontà ad un così piccolo giornale. Sa, accusare un giornale di fare propaganda è come accusare un ospedale di uccidere i pazienti. E’ accusa infamante che non si riceve a cuor leggero.

      Magari intendeva dire che “siamo politicamente orientati verso le ragioni della NATO”, ma liberamente, per opinione nostra, senza che questo costituisca attività di propaganda. Può essere. Tuttavia ci sono 47 collaboratori in questo giornale, siamo tutti “filo-atlantici”? Mi pare statisticamente impossibile.

      Diciamo pure che il nostro giornale non simpatizza per le autocrazie, questo è verissimo, tra cui quella russa. Il nostro punto di vista è prettamente e radicalmente democratico, così radicale che nemmeno il paese in cui ho la fortuna di vivere godrebbe del mio imprimatur di “democrazia”, se avessi il potere di esprimere simili verdetti. E infatti non lesiniamo critiche ad altri attori internazionali, anche membri NATO, quando mancano di onestà e calpestano le più elementari regole democratiche. Siccome ci occupiamo di Europa orientale, ci è impossibile parlare delle strategie Nato in Africa, assai biasimevoli, o della guerra in Iraq.

      Ora, se lei facesse la cortesia di leggere anche altri articoli vedrebbe, come lo vedono tutti i nostri lettori, che usiamo pesi e misure identiche per tutti. E non insulti i nostri lettori, che da anni ci sostengono (anche aiutandoci economicamente quando abbiamo bisogno), dando loro degli idioti. Sono tutti idioti? Non credo, forse vedono le cose in modo diverso dal suo.

      Infine, e lo dico a lei come lo ripeto da anni, se il nostro giornale non le piace, beh, non tutti i gusti sono alla menta. Ma lei lo legge gratis, mi pare. Non paga un centesimo. Non siamo la televisione pubblica, pagata con le sue tasse. Questo è uno spazio privato nel quale lei è il benvenuto, come tutti, e può usufruire del nostro servizio come cercarne uno migliore. Ma non le è consentito lanciare accuse di “propaganda”. Un po’ di rispetto, anzitutto, le opinioni vengono dopo. Cordialmente

      Matteo Zola

      • Caro sig. Zola, quando ci si mette sulla scena pubblica per essere letti, ci si deve aspettare anche le critiche e non SOLO i battimani. In quanto alla propaganda, se non lo ha capito, si intendeva ideologica che può essere ampiamente fornita, consapevolmente o no. Dichiarando che il suo è un giornale libero e senza costi per il cittadino e che se non mi piace posso anche non leggerlo, lei implicitamente ammette che non gradisce le critiche. Si pensava che tale atteggiamento appartenesse ai regimi che lei dice di osteggiare in nome della democrazia. Ho praticato la Politica, con la P maiuscola, per molto tempo e posso dire che non mi sono mai fatto ingabbiare in visioni ideologiche, e che le mie fonti di informazioni, oltre all’equilibrio di giudizio a cui mi sono sempre sforzato di attenermi, sono state le più varie. Ho letto moltissimi degli articoli che pubblicate e per questo mi sento di sostenere quanto vi contesto. Per confermarle che operare con una visione non ideologizzata, in un mondo in cui le ideologie non dovrebbero più rappresentare un pericolo antidemocratico, si deve essere conseguenti, in particolare in questo momento storico dell’Europa, e non si devono rappresentare situazioni che, anziché favorire la comprensione per la soluzione dei problemi, ne distorcono la realtà con la conseguenza di aizzare gli animi.
        PS: a conferma di quanto sostengo, si legga, ovviamente se lo ritiene opportuno, il mio commento all’articolo di Pantaleo ” LETTONIA: Arrestato per corruzione il manager delle ferrovie. Mosca minaccia ritorsioni commerciali”. Quella ritengo debba essere la realpolitik per tentare di dare un contributo alla risoluzione dei problemi, e non per ingrandirli o continuare a protrarli. Saluti.

  2. gentile sig, Zola lei parla di equidistanza ideologica ma se la maggior parte dei suoi colaboratori pende da una

    parte è difficile crederle

    Nonostante questo apprezzo il suo giornale perche da delle notizie dell est europa che i nostri media

    ievitano di pubblicare

    saluti

    • Caro lettore

      i nostri collaboratori sono liberi di scrivere ciò che vogliono, e hanno opinioni diverse tra loro. La parola ideologia, come la parola propaganda, non ci riguardano. Ognuno ha le proprie idee, ma nessuno sventola bandiere. E francamente trovo ridicola l’etichetta di atlantismo – non da lei appiccicata – a noi che ancora ricordiamo l’abuso della NATO quando bombardò Belgrado, o l’illegalità dell’indipendenza del Kosovo, o la follia di Saakashvili quando spinse la Georgia verso l’alleanza atlantica, e verso la guerra. Ma queste cose non vengono viste, forse nemmeno lette. Si legge una parte e si trae un giudizio complessivo. Per carità, è cosa lecita, ognuno esprime i giudizi che vuole ma tra critica e insulto c’è una differenza non sottile e “propaganda”, come un precedente lettore ha scritto, entra nella seconda fattispecie. E all’insulto tendo a rispondere con un certo sdegno.

      Se invece vogliamo parlare di contenuti, non abbiamo mai nascosto nulla. La nostra linea editoriale, che si trova in calce all’homepage, dice “critica verso l’estremismo politico, il populismo, il nazionalismo, l’etno-nazionalismo esclusivo, il fondamentalismo religioso, l’autoritarismo”. Ora, in queste categorie rientra molta della politica dell’Europa orientale. Non è un populista Edi Rama quando parla di Grande Albania? Non è autoritario il governo romeno quando reprime con la violenza le manifestazioni? non è nazionalista il governo croato quando inneggia ai criminali di guerra? Tutte cose di cui abbiamo ampiamente scritto negli anni.

      La critica che esprimiamo verso il putinismo muove dalle stesse istanze. Sono anni che indichiamo nella Russia un pericolo per l’Europa (qui un articolo del 2012 https://www.eastjournal.net/archives/19163) quando molti facevano buon viso all’autocrate di Mosca per ragioni di interesse. La guerra in Ucraina ha certo inasprito la nostra critica, ma non siamo “ideologizzati” (un esempio, tra i tanti, di critica verso l’Ucraina post-Maidan: https://www.eastjournal.net/archives/49986). Tuttavia pubblichiamo anche articoli di differente tenore, come questo: https://www.eastjournal.net/archives/35445.
      La questione per noi non è legata alla Russia ma al putinismo: https://www.eastjournal.net/archives/46314. Occorre distinguere, cioè, tra la sfera culturale, sociale e storica e quella politica. Il nostro, dunque, non è certo antirussismo ma critica nei confronti della dottrina Putin. Se fossimo “antiputinisti” non avremmo scritto articoli come questo: https://www.eastjournal.net/archives/4437.

      Uscendo dalla questione del putinismo (e guardi, non è che il reaganismo, il tatcherismo, o l’europeismo “à la Junker” ci stiamo meno sulle scatole), la nostra risposta a chi ci mette etichette o ci accusa di non essere “obiettivi” è questa: https://www.eastjournal.net/archives/23856 L’obiettività è una pretesa assurda, è impossibile in questo mestiere ed è solo una maschera per celare pareri soggettivi o per condizionare le persone. All’obiettività noi preferiamo l’onestà. Non nascondiamo mai le nostre posizioni, non cerchiamo di convincere qualcuno o di vendere una verità. Siamo trasparenti in questo. Può non piacere, legittimo, ma accusarci di “propaganda” è ridicolo. La propaganda richiede nascondimento, dissimulazione. A me pare una delle tante parole dette a caso, usate senza saperne il significato. Ripeto, “propaganda” è un’accusa infamante, e infamare è il primo passo verso la delegittimazione di chi non a pensa come te. Un atteggiamento che osteggerò sempre.

      Ringrazio invece lei per aver espresso apprezzamento anche nella difformità di opinioni. E su questo piano siamo sempre disponibili a un confronto costruttivo e sereno. Ho imparato che non essere d’accordo è utile e tendo a non parlare mai troppo con chi la pensa come me. Perdoni se rispondendo a lei ho fatto un discorso generale, certi commenti offrono spunti su cui riflettere. Se vorrà, mi dica cosa di quel che affermo non la convince. Possiamo sempre correggerci se comprendiamo un errore. Cordialmente

      Matteo

  3. Non si può onestamente parlare di propaganda ma di opinioni decisamente orientate. La Russia, il popolo russo, ha una forte preoccupazioni per la propria sicurezza. Quello che preoccupa Putin non è l’esportazione della “democrazia” ma la presenza di infrastutture militari al proprio confine. Quando i soldati canadesi presenti a Narva in Estonia dichiarano che i soldati russi aldila del confine – ad Ivangorod Russia – provocano, non si rendono conto di ciò che dicono. Narva è abitata da popolazioni di etnia russa 85% non da ieri – “occupazione sovietica” – ma, e qui qualsiasi scolaro di prima elementare russa sa, da prima di Alexander Nevskij, il vincitore della prima “grande guerra del nord” nel tredicesi secolo. Una critica che mi pongono alcuni miei conoscenti russi, è …quando gli Stati Uniti che sono tra l’altro, grandi esportatori di “democrazia” non provvedono ad esportarne un poco nelle “repubbliche democratiche” dell’Arabia Saudita e dei loro sodali? Lì l’ “abbrozato” a qualche tentennamento………

    • Caro Maurizio

      non creda che io sia cieco di fronte a quello che la NATO fa, o che non veda la discriminazione dei russi nei paesi baltici, o che ritenga cosa sensata l’espansione a est dell’alleanza atlantica. La vedo eccome. Personalmente non la condivido, ma nel nostro giornale non parliamo di USA – se non indirettamente – ma di est, ed è normale che la Russia occupi una gran parte delle nostre attenzioni, parlando di est. Personalmente non vedo nessuna differenza tra la volontà di espansionismo russo (nel Caucaso, sul Baltico, in Ucraina…) e la volontà di espansionismo NATO (nelle medesime aree). Non credo ci sia differenza tra l’ingerenza economica russa e americana sull’Africa. Per me le grandi potenze sono tutte uguali, sottomettono i più piccoli, cambia solo il metodo (nemmeno poi di tanto) ma non il fine.

      I nostri collaboratori hanno una propria sensibilità. Chi scrive dal Baltico, vive là, può certo risentire del clima che si respira in quel paese. Ed è questo che mi interessa, dare al lettore italiano il polso di come si vive e cosa si pensa in Ungheria, Polonia, Lettonia, Ucraina etc… Abbiamo anche qualche collaboratore in Russia ma non abbiamo sostenitori di Putin, né li vorrei.

      Siccome non sono io a decidere cosa viene scritto su questo giornale (mi limito a dare un indirizzo generale), posso parlare solo per me stesso. Personalmente non amo il vassallaggio, e ritengo che quello NATO in Europa sia una forma di vassallaggio. Allo stesso modo credo che l’influenza russa sulle aree circostanti sia vassallaggio. Molti paesi “piccoli” possono solo scegliere quale padrone servire. In questo momento non c’è alternativa e finché l’UE resterà quello che è, non vedo un futuro per gli europei, dell’est o dell’ovest. Questa è la mia opinione, non so dove sia orientata, lo lascio decidere a lei. La mia rabbia, la mia indignazione, per quel che contano, non hanno bandiere. Se la NATO bombarda Belgrado, o se la Russia invade la Crimea, per me abusi restano, allo stesso modo. Un saluto cordiale

      Matteo

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