KOSOVO: Scontri a Pristina, l’opposizione protesta contro gli accordi con Belgrado

Il 12 ottobre a Pristina, capitale del Kosovo, sono avvenuti degli scontri tra circa duecento manifestanti e forza di polizia. Il lancio di lacrimogeni e pietre e l’incendio di alcune vetture avvenuti nella sera del 12 ottobre rappresentano l’apice di una serie di incidenti occorsi nei precedenti tre giorni.

Il 9 ottobre infatti la polizia kosovara ha arrestato Albin Kurti con l’accusa di aver lanciato, nella settimana precedente, un lacrimogeno all’interno del Parlamento che avrebbe altresì costretto i deputati all’evacuazione. In realtà, dai video che si trovano in rete, il gesto è stato più provocatorio che pericoloso.

Albin Kurti non è un semplice cittadino, ma è anche uno dei leader del movimento Vetëvendosje (Autodeterminazione), nonché un deputato dell’Assemblea, e il suo arresto ha causato i disordini nella serata del 12 ottobre. Vetëvendosje aveva invitato gli attivisti a recarsi presso la stazione di polizia che deteneva Albin Kurti, il quale, una volta rilasciato, trovatosi di fronte alla prevedibile presenza di giornalisti, ha dichiarato prontamente che Vetëvendosje non avrebbe mai mollato le proprie battaglie.

I deputati del partito, insieme agli altri due partiti di opposizione, l’Alleanza per il futuro del Kosovo (AAK) e l’Iniziativa per il Kosovo (NISMA), nelle ultime settimane avevano infatti cercato di boicottare i lavori dell’Assemblea in vari modi, financo lanciando uova all’indirizzo del premier Isa Mustafa.

Non è la prima volta che in Kosovo le istanze delle opposizioni scendono in piazza sfociando, sovente, in manifestazioni sedate dalle forze di polizia. Anche in questo caso queste forze politiche hanno protestato con veemenza contro ogni forma di dialogo fra Serbia e Kosovo. Il 25 agosto a Bruxelles i governi di Pristina e Belgrado hanno firmato un pacchetto di accordi che dovrebbe segnare un punto di svolta per la normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi. Il pacchetto prevede principalmente la creazione di doppie compagnie telefoniche, idriche ed elettriche, in modo tale da garantire servizi migliori per la comunità dei comuni a maggioranza serba nel nord del Kosovo, e la creazione di un’Assemblea delle municipalità serbe.

Gli accordi sono stati salutati con entusiasmo dai premier kosovaro e serbo, rispettivamente Isa Mustafa e Aleksandar Vučić, e dai loro alleati politici: l’ex primo ministro Hashim Thaçi si è dichiarato estremamente favorevole alla costituzione dell’Assemblea delle municipalità serbe bollandola come una semplice ONG che di fatto non pregiudica l’autorità statale di Pristina sui comuni a maggioranza serba. Anche il sindaco di Mitrovica, il serbo Goran Rakić, si è dichiarato entusiasta dell’accordo dichiarando che in questo modo Belgrado si è assicurata migliori condizioni di vita per i serbi del Kosovo.

Proprio sul punto dell’Assemblea arrivano voci di dissenso da ambo le parti: come già detto Kurti e altri leader dell’opposizione stanno cercando di ostacolare questo processo che a loro dire procurerebbe un’ulteriore divisione etnica del Kosovo. Voci radicali di dissenso si levano anche contro Vučić, il quale ha ampiamente capito come il radicalismo politico sul Kosovo in Serbia non fa più prendere voti come in passato; il politico Marko Jaksić non la pensa evidentemente come il premier, giacché ha sostenuto che l’accordo certifica un definitivo trasferimento di competenze da Belgrado a Pristina nei confronti della minoranza serba. Ma la normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo ha ormai preso un avvio che probabilmente non potrà essere interrotto da poche voci, esponenti di un radicalismo che, da entrambe le parti, ha perso l’appeal innegabilmente posseduto fino a pochi anni fa.

(photo: Visar Kryeziu, Ap/Ansa)

Chi è Gianluca Samà

Romano, classe 1988, approda a East Journal nel novembre del 2014. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi Roma Tre con una tesi sulle guerre jugoslave. Appassionato di musica, calcio e Balcani.

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