Un migrante afghano è stato ucciso dalle guardie di frontiera bulgare al confine con la Turchia, nei pressi di Sredets. Secondo fonti ufficiali, circa cinquanta migranti avrebbero attraversato illegalmente la frontiera nella notte del 15 ottobre, venendo subito intercettati dalla polizia di frontiera. Sembra che le guardie abbiano ordinato ai migranti di tornare indietro e, di fronte al rifiuto di questi, abbiano sparato in aria. A quel punto, non è chiaro in che modo, un proiettile di rimbalzo ha colpito il migrante uccidendolo. I sospetti che la dinamica dei fatti sia diversa da quella offerta dalle fonti ufficiali resta forte ma al momento non si hanno ulteriori dettagli in merito alla vicenda. Si tratta della primo caso, durante la crisi dei rifugiati in Europa, in cui una persona viene uccisa mentre cerca di passare la frontiera. Anche la Bulgaria si trova ad affrontare la cosiddetta “emergenza immigrazione”.
I dati
Secondo i dati presentati dall’Agenzia di Stato per i rifugiati (DAB) sarebbero 11.000 le richieste di temporary stay presentate a livello nazionale, quasi il doppio rispetto al 2014. Di queste, 4600 sarebbero arrivate da cittadini siriani mentre 2600 e 2500 rispettivamente da Iracheni e Afghani. Ancora secondo i dati, i centri di accoglienza per i rifugiati sarebbero arrivati al 48% della loro totale capacità di accoglienza: la stessa DAB ha affermato quindi di poter mettere a disposizione soltanto 6500 nuovi posti letto in caso di necessità .
I confini
Per capire come la Bulgaria stia gestendo la situazione ai propri confini sembra utile analizzare l’intervista rilasciata dal ministro della difesa Bulgaro Nenchev il 17 settembre, all’indomani dell’attraversamento, da parte di oltre 600 migranti siriani, del confine tra Bulgaria e Turchia. Una decisione che affermava la volontà del governo di inviare circa 50 unità dell’esercito a presidiare il confine con la Turchia preparando ulteriori forze a supporto dei militari già sul confine. Prese di posizione che sottolineano l’appartenenza della Bulgaria all’UE ma non all’area Shenghen.
La gestione degli accessi
La questione migratoria è stata recentemente presa in considerazione dal Ministero dgli Interni. In un’ intervista dei giorni scorsi il viceministro Gunev ha sottolineato la mancanza di istituzioni specializzate nell’accoglienza e nell’integrazione dei rifugiati (la Bulgaria e gli altri paesi dell’Europa orientale, erano stati accusati, dagli organi dell’Unione, di mancanza di un approccio organizzato al problema). Il problema più grave sembra però rappresentato, ancora secondo il viceministro Gunev, dal traffico di esseri umani. Risale alla scorsa settimana l’arresto di 46 persone sospettate di essere coinvolte proprio nel sopracitato crimine; un’operazione su larga scala che ha visto indagate più di 9000 persone nelle zone di Sofia, Dragoman, Vidin e Montana. Al fine di ottenere però lo smantellamento totale del sistema della tratta degli esseri umani, come hanno sottolineato le autorità, serve una migliore collaborazione tra tutti i distretti del ministero degli interni e soprattutto per ciò che riguarda le forze di polizia.
La legislazione
Non solo il ministero degli Interni, anche il parlamento bulgaro si è occupato delle problematiche relative al fenomeno migratorio. Durante le sedute del 1 ottobre e dei giorni precedenti sono stati approvati emendamenti alla legislazione sulle migrazioni. Una mozione discussa e poi entrata in vigore, ha introdotto i termini di “protezione internazionale”, “stato di rifugiato” e “humanitarian status” in modo tale da uniformare le norme dello stato bulgaro a quanto stabilito dalla stessa Unione. Un provvedimento questo, maturato all’indomani delle già citate critiche da parte dell’Unione, in merito all’applicazione delle direttive sulla garanzia di asilo e agli standard minimi di: educazione, accesso al mercato del lavoro e al sistema sanitario nonché all’alloggio.
Nonostante i recenti cambiamenti in ambito legislativo, le difficoltà continuano ad essere gravi. Per quanto il problema del traffico di esseri umani sia senza dubbio il più preoccupante, scarsi sono i segnali di miglioramento nella gestione di tutti gli altri aspetti del fenomeno migratorio. In particolare spiccano i dati della recente campagna per l’integrazione dei bambini rifugiati nelle scuole, un progetto che avrebbe visto la partecipazione di soli 8 ragazzi su 839.
Secondo l’Agenzia Statale per i Rifugiati saranno 15.000 le persone che, in fuga dai conflitti dell’area Mediorientale, arriveranno in Bulgaria nei prossimi mesi. Urgono senza dubbio quindi, riforme atte a gestire la situazione dal punto di vista non solo legislativo o della sicurezza ma soprattutto da un punto di vista istituzionale.