BIELORUSSIA: Tu chiamale, se vuoi, elezioni. Vince Lukashenko, presidente eterno

Le elezioni presidenziali svoltesi domenica 11 ottobre in Bielorussia si sono concluse con la vittoria di Aleksandr Lukashenko. Secondo i primi dati (per i risultati officiali bisognerà aspettare venerdì), il presidente uscente ha ottenuto l’83,49% dei consensi. In carica dal 1994, Lukashenko inaugurerà dunque il quinto mandato consecutivo alla guida del paese. Le scorse elezioni – celebrate nel 2010 – furono segnate da accuse di brogli, proteste di piazza e dall’arresto di circa 600 manifestanti e sette dei nove candidati avversari. Ed anche questa volta è difficile scuotersi di dosso la scomoda sensazione che si sia trattato di una semplice formalità: secondo gli osservatori dell’OSCE, nonostante qualche timido ma apprezzabile miglioramento, le elezioni bielorusse non soddisfano gli standard minimi per potersi definire propriamente democratiche. Sotto accusa, in particolare, il conteggio dei voti durante lo scrutinio. Ci sono, però, anche altri aspetti da prendere in considerazione: come lo scarso peso degli altri candidati e certe pratiche di voto incoraggiate dal governo.

Qualche candidato di troppo…

In effetti, a meno di voler considerare credibili le candidature di Sergei Gaidukevich (leader del Partito Liberal-Democratico, filo-governativo) o Nikolai Ulakhovich (a capo del Partito Patriottico Bielorusso, fondato negli anni novanta da un gruppo di attivisti di Lukashenko), l’unica alternativa a Lukashenko era rappresentata da Tatiana Karatkevich. Trentotto anni, ex-insegnante e con una lunga esperienza nel sociale, la Karatkevich si definisce social-democratica e gode dell’appoggio del movimento “Di’ la verità!” (Гавары праўду), nato attorno alla campagna lanciata nel 2010 dal poeta bielorusso Vladimir Neklyayev, figura-chiave dell’opposizione al regime di Lukashenko e candidato alle presidenziali del 2010. Anche il Partito ‘Fronte Popolare Bielorusso’ (ПБНФ), nato nel 1988 come espressione dei circoli intellettuali nazionalisti e da sempre ostile al regime di Lukashenko, aveva deciso di sostenere la candidatura della Karatkevich. Che, però, ha raccolto appena il 4,42% delle preferenze.

Il voto anticipato sotto accusa

Un altro aspetto controverso riguarda le modalità di voto. La legge elettorale bielorussa prevede, infatti, la pratica del voto anticipato, che permette agli elettori di esprimere la propria preferenza nei giorni che precedono la data fissata per le elezioni a condizione che siano presenti almeno due membri dell’ufficio elettorale d’appartenenza. Secondo i dati forniti dalla Commissione Elettorale Centrale della Repubblica Bielorussa, il 36.05% degli elettori ha esercitato il proprio diritto di voto tra il 6 e il 10 di ottobre. Una pratica che il governo bielorusso incoraggia fortemente: come illustra un articolo del Belarus Digest, si tratta di un fenomeno particolarmente diffuso tra gli studenti universitari – spinti dai propri direttori a recarsi anzitempo alle urne – e tra membri delle forze dell’ordine, militari e funzionari pubblici. Secondo Volha Charnysh – autrice dell’articolo e analista presso il think-tank liberale ‘Ostrogorski Centre’ la pratica del voto anticipato serve a permettere una più facile manipolazione dei risultati elettorali da parte del governo.

A differenza di quanto accaduto nel 2010, comunque, l’opposizione non ha chiamato i suoi elettori alla mobilitazione, forse per non offrire un pretesto al governo per sventolare la minaccia di una Maidan bielorussa: il cambio, dice la Karatkevich, deve realizzarsi pacificamente. Solo un drappello di una cinquantina di attivisti ha sfilato per le strade di Minsk, poco dopo la chiusura delle urne, per chiedere elezioni libere e democratiche. Dovranno aspettare.

Nella foto: il presidente Lukashenko si reca a votare al seggio elettorale n.1. Fonte: http://president.gov.by/

Chi è Emmanuele Quarta

Italo-finlandese, classe '89. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università "Aldo Moro" di Bari, ha studiato Geopolitica all'Institut Français de Géopolitique (IFG) di Parigi e Analisi Politica all'Università Complutense di Madrid (UCM). Per East Journal si occupa prevalentemente di Russia e Bielorussia.

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