GRECIA: Tsipras vince le elezioni e diventa “europeo”

Contro ogni aspettativa Syriza vince le elezioni elleniche e con il 35,4% dei voti ottiene 145 seggi in parlamento, appena sei in meno della maggioranza assoluta. Si tratta di una vittoria personale per Alexis Tsipras. I termini assai gravosi dell’ultimo accordo sul debito ellenico, stabiliti nel luglio scorso dopo una drammatica riunione di diciassette ore tra il governo greco e i creditori, sembravano aver appannato la sua immagine. Alcuni esponenti di Syriza, gridando al tradimento, decisero di lasciare il partito creando una propria lista, Unità Popolare. Lo stesso ministro dell’Economia, Varoufakis, protagonista delle prime fasi delle negoziazioni con l’Unione Europea, si dimise per poi diventare un critico feroce del primo ministro. Ma i greci, per la terza volta alle urne in un anno, dopo le elezioni di gennaio e il referendum di luglio, hanno rinnovato la fiducia a Tsipras.

Diamo i numeri

Il principale sconfitto di queste elezioni è proprio Unità Popolare, che non riesce nemmeno a superare il quorum e, con un magro 2,8%, resta fuori dal parlamento. Nuova Democrazia, il partito di centro-destra guidato da Vangelis Meimarakis, si ferma al 28%, conquistando 75 seggi. Il partito neofascista Alba Dorata segna un lieve incremento, attestandosi al 7%. Un risultato che si deve anche all’alta astensione al voto (il 45% dei greci non è andato a votare) che ha premiato i partiti con l’elettorato più militante. Secondo alcuni sondaggi, Alba Dorata sarebbe il primo partito tra i disoccupati, tra i quali registrerebbe il 15% dei consensi, segno che in Grecia non c’è una deriva fascista ma una disperazione crescente che trova espressione nei partiti più radicali.

I socialisti del Pasok (6,2%), quelli di To Potami (4,9%), i comunisti del KKE (5,5%) e gli ultranazionalisti dei Greci Indipendenti (3,6%) completano il quadro elettorale. La domanda adesso è quale tra questi partiti sarà l’alleato di Syriza per il prossimo governo.

Ancora un’alleanza rosso-nera?

L’alleanza tra Syriza e i Greci Indipendenti (Anel) si spiegava in ragione della condivisa ostilità al Memorandum unita alla volontà di restare nell’eurozona. Così due partiti ideologicamente opposti hanno trovato un terreno comune. Oggi però la Grecia è post-Memorandum, nel senso che non è più quello il centro dell’azione politica: un nuovo accordo è stato firmato e la sua attuazione, dolorosa, sarà l’agenda del governo Tsipras. Un’agenda ampiamente condivisa dai socialisti del Pasok e di To Potami. Tuttavia in queste ore sembra che Syriza stia discutendo con Anel i termini di una nuova alleanza. Questa volta però non ci sarà più alcuna causa di forza maggiore a giustificare un’alleanza rosso-nera che, qualora venisse siglata, dimostrerebbe quanto Syriza sia un partito “nazionalista”, termine che non va inteso nella sua accezione deteriore ma che poco si attaglia alla tradizione della sinistra europea. D’altro canto la sinistra greca è particolarmente litigiosa e una alleanza tra due partiti “diversamente rossi” potrebbe portare a una rapida caduta del governo.

L’agenda politica di Syriza

Alexis Tsipras ha sbaragliato i nemici interni, diventando il vero e indiscusso leader di Syriza. Quella che nasce come una coalizione di compagini politiche minori, assume adesso le sembianze di un vero partito unito nel nome del suo capo carismatico e vittorioso. La sfida è però quella di portare il paese fuori dall’emergenza continua, dalle elezioni e dai referendum, dandole stabilità politica e realizzando le misure imposte dai creditori, dall’Unione Europea e dal Fondo monetario. Misure di austerità che riguarderanno tasse e pensioni, ma anche – queste le intenzioni – interventi sociali e di rilancio dell’occupazione.

Tsipras diventa europeo

Ora Tsipras ha un mandato forte, i prossimi quattro anni saranno il banco di prova della sua politica e di come la storia lo ricorderà. I greci hanno scelto di dargli fiducia ancora una volta, consapevoli che è l’unico ad avere almeno provato a cambiare le cose nei rapporti tra Atene e l’Unione Europea. Un’Unione che i greci non vogliono lasciare, questo è chiaro. La permanenza della Grecia nell’eurozona è fuori discussione, anche a Bruxelles dove Tsipras non è più visto con sospetto. Il suo partito, ormai privo di elementi radicali, e la sua agenda “europea”, lo rendono un partner più che un competitor. Tsipras smette di essere quel paria che è stato nell’ultimo anno e, accettando di realizzare le misure di austerità imposte dall’UE, diventa un leader “europeo”, un interlocutore necessario anche per il partito socialista europeo. Difficilmente lo vedremo ancora battere i pugni a Bruxelles, la speranza è che non cali le brache.

foto: Reuters

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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