UCRAINA: Il pasticcio delle sanzioni. Cancellati i nomi dei giornalisti BBC

Ha provocato un bel imbarazzo a Kiev la lista di circa quattrocento nomi sanzionati dal Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale (CSDN) e controfirmata, in maniera alquanto frettolosa, dal presidente Poroshenko. Ad aver avuto una grande risonanza mediatica non è stata tanto l’inibizione temporanea all’ingresso in Ucraina del Ministro della difesa russo Sergey Shoygu o del presidente della repubblica cecena Ramzan Kadyrov, quanto la presenza nella lista nera di alcuni giornalisti occidentali che hanno lavorato negli ultimi mesi nelle zone del conflitto. Qualche ora dopo la pubblicazione è arrivata, però, la rettifica di Poroshenko che, tornato sui suoi passi, ha deciso di depennare i nomi dei giornalisti occidentali.

Le sanzioni nei confronti di uomini di spettacolo, giornalisti e mezzi di comunicazione di massa operanti nel difficile contesto del conflitto nel Donbass non sono una novità. Il ministero delle politiche dell’informazione è attivo da quasi un anno e negli ultimi mesi sono stati numerosi i mezzi d’informazione e i canali televisivi russi messi all’indice. Quello che ha sorpreso coloro che hanno avuto modo di dare un’occhiata ai nomi pubblicati il 17 settembre è stato, però, scoprire che nell’elenco dei 41 giornalisti e blogger considerati persona non grata da Kiev sono stati inseriti non solo giornalisti dei media russi come RT, RiaNovosti, TASS e Izvestia, ma anche tre dipendenti della redazione moscovita della BBC (Steve Rosenberg, Emma Wells e il cameraman Anton Chicherov), due giornalisti di El Pais (tra cui anche Angel Sastre, scomparso in Siria a luglio) e uno di Die Zeit. I giornalisti, così come gli altri nomi sanzionati, sarebbero stati colpevoli di aver “messo a repentaglio la sicurezza nazionale e la sovranità del paese. Nel documento non viene precisato in che modo. Con molta probabilità al Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale non è piaciuta la loro copertura della travagliata situazione umanitaria nel Donbass, aggravata dal blocco economico del territorio da parte di Kiev, e l’ingresso nel paese attraverso il confine con la Russia, considerato illegale.

Le reazioni

Non si è fatta attendere la reazione contrariata da parte del emittente britannica. Il Foreign Editor della BBC, Andrew Roy, ha immediatamente definito le sanzioni “un vergognoso attacco alla libertà dei media” e “totalmente inappropriate e inspiegabili” nei confronti di “giornalisti della BBC che riportano in maniera imparziale e oggettiva la situazione in Ucraina”. Nelle dichiarazioni rilasciate al Guardian, Roy ha richiamato il “governo ucraino a rimuovere immediatamente dalla lista i nomi” dei colleghi dell’emittente.

Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (CPJ) con sede a New York, ha invece definito il decreto come pericolosamente controproducente. Nel sottolineare la contrarietà alle sanzioni nei confronti dei giornalisti occidentali, la coordinatrice del programma per l’Europa e l’Asia Centrale, Nina Ognianova, ha fatto notare come una simile decisione minasse gli “interessi stessi del paese” distogliendo l’attenzione “del pubblico globale dalla crisi politica” in cui l’Ucraina vive ormai da quasi due anni.

Il passo indietro di Poroshenko

Sono bastate poche ore, e probabilmente qualche telefonata da Bruxelles, per capire che la messa all’indice dei giornalisti occidentali avrebbe provocato più grattacapi che utilità per Kiev. Mezza giornata dopo la sua pubblicazione il presidente ha cercato di rimediare goffamente al pasticcio, cancellando i nomi dei giornalisti delle testate occidentali mascherandosi dietro allo slogan twittato: “la libertà di stampa è un valore assoluto”. Come recita il comunicato ufficiale, in effetti, “considerando la grande risonanza mediatica e l’importanza strategica delle relazioni con l’Unione Europea, il Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale ha sostenuto la proposta del presidente di annullare le sanzioni nei confronti dei giornalisti europei”. Rimane un mistero su che basi quest’ultimi fossero stati inseriti nella lista nera e in cosa si differenzia la loro posizione rispetto agli altri giornalisti, non solo russi, che nella lista ci sono rimasti.

Sanzioni due anni dopo

Il mal redatto documento firmato da Poroshenko rappresenta una tardiva reazione organica, sulla scia delle sanzioni occidentali, nei confronti dell’annessione della Crimea e del ruolo di Mosca nel Donbass. Tra i soggetti ai quali è stato inibito temporaneamente l’ingresso sul territorio ucraino si possono trovare numerosi esponenti politico-militari della Federazione Russa, i leader delle autoproclamate repubbliche, giornalisti, ma anche europarlamentari che in diversa misura e a titolo differente avevano partecipato in qualità di osservatori (non riconosciuti) al referendum crimeano e alle elezioni svoltesi nelle regioni controllate dai separatisti. Nota a margine della confusa giornata è stata la notizia che anche Silvio Berlusconi, pur non rientrando nell’elenco, è ufficialmente considerato dal Servizio di Sicurezza ucraino (SBU) persona non grata a causa del suo recente incontro con l’amico Putin in Crimea. Oltre alle circa quattrocento persone fisiche, inoltre, fanno parte della lista anche una novantina di persone giuridiche tra le quali numerose banche e addirittura la compagnia aerea di bandiera russa, Aeroflot.

Le sanzioni decretate in via definitiva da Poroshenko vanno inquadrate nel più ampio contesto che vede il progressivo congelamento del conflitto nelle regioni orientali del paese e una relativa riconfigurazione di potere all’interno della Repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. La diminuzione degli scontri armati e la smobilitazione annunciata di recente dal governo ucraino sono andate in parallelo con i numerosi incontri a Minsk dei vari sottogruppi negoziali incaricati di tenere in vita gli accordi siglati lo scorso febbraio. Con l’annuncio delle autorità di Donetsk e Lugansk sulla preparazione di elezioni amministrative parallele a quelle che si svolgeranno l’ultima domenica di ottobre nel resto del paese e con l’ufficiale introduzione delle sanzioni, il destino delle regioni separatiste appare quanto mai più lontano da Kiev.

Chi è Oleksiy Bondarenko

Nato a Kiev nel 1987. Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna (sede di Forlì), si interessa di Ucraina, Russia, Asia Centrale e dello spazio post-sovietico più in generale. Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in politiche comparate presso la University of Kent (UK) dove svolge anche il ruolo di Assistant lecturer. Il focus della sua ricerca è l’interazione tra federalismo e regionalismo in Russia. Per East Journal si occupa di Ucraina e Russia. Collabora anche con Osservatorio Balcani e Caucaso.

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5 commenti

  1. Quanta indulgenza! Direi davvero troppa di fronte ad un atto che raffigura perfettamente il clima di censura e di disinformazione che vige in Ucraina su tutta la questione della guerra nel Dombass. Quei giornalisti si erano distinti per aver dato notizie non gradite al governo di Kiev. Per quel governo il massacro di migliaia di cittadini inermi sotto le bombe del loro esercito e da parte delle bande paramilitari neonaziste non doveva essere documentato. Il compianto Andrea Rocchelli (che Dio l’abbia in gloria) è morto per farlo ed è morto sotto le stesse bombe (ma su questo episodio è calato il solito silenzio). Sono morti giornalisti russi, e del continuo altri giornalisti russi vengono censurati. E’ questa l’Ucraina del “glorioso” dopo Maidan? C’è ancora una straccio di informazione indipendente in quel paese? Se sono arrivati a censurare i giornalisti della bbc cosa stanno facendo con quelli di casa loro? C’è qualche giornalista ucraino che può scrivere liberamente qualche notizia non gradita al governo senza rischio del carcere o addirittura della vita? Mi sembra che siano domande del tutto pertinenti.

  2. Ricordo al signor Paolo che in Ucraina e’ in corso una occupazione militare da parte delle truppe del dittatore di Mosca e che l’iniziativa di bandire dal paese personaggi che fanno controinformazione e propaganda filoterroristrica e’ piu che giustificata in tempo di guerra. Non altrettanto lo e’ uccidere giornalisti ed oppositori politici in tempo di pace, come accade abitualmente a Mosca. Lo sforzo dell’esercito ucraino e’ quello di riportare l’ordine in un territorio devastato dalla criminalita armata, ne piu ne meno come accade in alcune regioni del sud italia, dove i morti tra la popolazione civile inerme sono stati migliaia negli anni e quasi quotidani. L’apologia del terrorismo e della criminalita e’ una pratica oltre che moralmente deprecabile, anche illecita. Ma Leghisti e comunisti, amorali per definizione e ben foraggiati, sembrano ignorare cio.

    • “Ronchelli e’ morto perche vittima di bombardamenti diretti alle milizie terroriste filorusse: una incauta frequentazione”: uno che scrive questa frase dice da sè quanto merita rispetto. INCAUTA FREQUENTAZIONE. Non avrei mai creduto di leggere su questa sito/rivista cose del genere.

      • Il sig. Marco ha perfettamente ragione, la frase citata verrà cancellata dal commento in questione, non è rispettosa. Grazie della segnalazione

        Matteo

  3. “Ma Leghisti e comunisti, amorali per definizione e ben foraggiati”: c’è bisogno di dire altro sul valore di questo commento? (verrà mai pubblicato?)

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