La crisi politica che è scoppiata in Macedonia sembra indirizzata verso una sua risoluzione: il 15 settembre è stato finalmente raggiunto un accordo tra i maggiori partiti politici sulla nomina del Procuratore speciale delegato alla questione delle intercettazioni.
La nomina è ricaduta su Katica Janeva, già collaboratore professionale presso il Tribunale di Gevgelija a partire dal 1998 e, dal 2003, Sostituto procuratore presso la Procura di Gevgelija. Entrambi i partiti si sono dimostrati soddisfatti per la nomina della Janeva, considerata super-partes e quindi capace di indagare con correttezza senza subire eventuali pressioni politiche. Con un mandato quadriennale, la Janeva avrà libera scelta sulla nomina del suo staff, sia in termini qualitativi che quantitativi; a ciò si aggiunge la disponibilità di un budget illimitato che dovrà rendicontare. Soddisfatti della scelta non sono solamente Zaev e Gruevski, ma anche l’Unione Europea e gli Stati Uniti che vedono nella Janeva una persona competente che ha avuto modo di formare la propria esperienza professionale anche negli stessi Stati Uniti nel 2013 e, precedentemente, in Italia, all’interno di un progetto che aveva come scopo quello di analizzare la lotta al crimine organizzato e alla corruzione. La Janeva avrà un compito molto importante per far luce su quanto realmente successo in Macedonia: le accuse che si sono mossi i leader Gruevski e Zaev sono molto gravi, con il primo ministro che rispondeva alle accuse di corruzione accusando a sua volta il proprio avversario politico di alto tradimento e tentato colpo di stato.
La crisi politica era iniziata a seguito delle elezioni anticipate del 2014 con il boicottaggio del Parlamento da parte dei deputati del partito d’opposizione SDSM, che accusavano la VMRO al governo di brogli elettorali. Il rapporto della missione OSCE/ODIHR ha tuttavia smentito l’esistenza di reali brogli, sostenendo invece la parzialità dei media che tuttavia ha preoccupato solo relativamente gli operatori OSCE presenti sul Paese. Tuttavia, nel mese di febbraio, il leader della SDSM Zoran Zaev ha iniziato a pubblicare delle trascrizioni di intercettazioni telefoniche che avrebbero dimostrato il controllo della VMRO in particolare sui giornalisti e sulla magistratura, e ritenute da parte dell’opposizione delle prove inconfutabili dei brogli elettorali. Nonostante non sia stato ancora provato nulla, e sarà compito proprio del Procuratore speciale indagare su ciò, le dimissioni del capo dei servizi segreti Saso Mijalkov (cugino di Gruevski), avevano alimentato i sospetti sulla fondatezza delle accuse di Zaev dal momento che, secondo il leader della SDSM, lo stesso Mijalkov era pesantemente implicato nello scandalo.
La crisi politica si è quindi aggravata notevolmente e, dopo un braccio di ferro tra Gruevski e Zaev, le parti sono dovute scendere a compromessi insieme ai maggiori partiti politici albanesi della Macedonia, il BDI (Unione democratica per l’integrazione) guidata da Ali Ahmeti e il PDSH (Partito democratico degli albanesi) di Menduh Thaçi, grazie alla mediazione del Commissario europeo all’allargamento Johannes Hahn. L’accordo ha portato il Primo Ministro Nikola Gruevski ad annunciare le proprie dimissioni, che saranno effettive a gennaio, e le elezioni anticipate previste per il prossimo aprile. Tuttavia, bisogna ancora far luce adeguatamente sullo scandalo intercettazioni, dove un approfondimento giuridico era stato richiesto dallo stesso Hahn, che si mostrava preoccupato per l’aggravarsi della crisi politica.
Nonostante la soddisfazione di tutte le parti coinvolte nello scandalo intercettazioni, permangono alcuni dubbi riguardanti la reale ed effettiva esperienza della Janeva, dal momento che le competenze del Tribunale di Gevgelija non sono considerate adeguate nel fornire l’esperienza necessaria per valutare interamente lo scandalo intercettazioni.
La nomina della Janeva, che tuttavia deve essere ancora ratificata dal Parlamento, è sicuramente un passo in avanti per la soluzione della grave crisi politica che sta attraversando il Paese ma non è la soluzione a tutti i problemi, come ha anche sottolineato Johannes Hahn in visita a Skopje il 18 settembre. Infatti, oltre a garantire l’indipendenza della magistratura dai partiti politici, nel meeting tenuto con Gruevski e i leader dei partiti politici maggioritari è stata sottolineata la necessità che si raggiunga un accordo sulla riforma elettorale in vista delle elezioni anticipate previste per aprile 2016. La Macedonia, Paese candidato all’adesione all’UE dal 2005, aveva visto il proprio percorso di ingresso nell’Unione Europea bloccato non solo dal veto greco, ma dalla grande instabilità interna esplosa a partire dal 2014. Mentre sul fronte migratorio la situazione è ancora critica, sul piano interno sembra che alcuni passi avanti verranno fatti.
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