Sul parquet di Lille – dove si svolge la fase finale di EuroBasket – potrebbe capitare di innamorarsi di un ragazzone di circa 211 cm, e chiare origini africane, che sfreccia da una parte all’altra con indosso una maglia che riporta la scritta Hellas. La maglia è quella della nazionale greca, il giocatore è Giannīs Antetokounmpo. Il ragazzo, classe 1994, ha un fisico da Kouros, braccia lunghissime e due mani fatate per la palla a spicchi. Alle sue spalle ha una storia che vale la pena raccontare.
Nel 1992 i coniugi Charles e Veronica Adetokunbo (questo il nome originale della famiglia) arrivano in Grecia con il loro figlio maggiore Francis. I tre fuggono da una situazione disperata, da una Nigeria al collasso politico e ancora in mano ai militari perché mai ripresasi del tutto dalla guerra civile finita ventidue anni prima. La famiglia si stabilisce a Sepolia, un quartiere di Atene. Di lì a poco nasce il secondo figlio, Thanasīs, due anni dopo Giannīs. La vita non è semplice: la povertà è estrema e si tenta si sbarcare il lunario vendendo copie contraffatte di celebri griffe. A volte i genitori trovano qualche breve impiego come tuttofare, ma spesso non basta. Come se non bastasse a mettersi di mezzo ci sono problemi razziali. Gli Adetokunbo sono neri, africani per giunta. Giannīs racconterà che più di una volta dovette ringraziare le sue prodigiose doti atletiche se riuscì a salvarsi da bande di teppisti intenzionate a passare dalle parole ai fatti. Al razzismo si aggiunge la difficile situazione dal punto di vista legale: Thanasīs, Giannīs e gli altri due fratelli più piccoli sono apolidi. Non sono riconosciuti come cittadini nigeriani e, nonostante la nascita in Grecia, non hanno cittadinanza ellenica. In mezzo a tutto ciò, per Giannīs e Thanasīs l’unica mezzo di evasione è la pallacanestro. Possiedono un solo paio di scarpe e sono costretti a fare a turno per utilizzarle e giocare.
La svolta arriva nel 2007 quando Spiros Veliniatis – allenatore del Filathlitikos nella seconda serie greca – passa per caso vicino a un playground durante il suo consueto giro in bicicletta, proprio durante una partita dei due fratelli. Ne è rapito. Mai visti giocatori simili. Gli Adetokunbo hanno un’opportunità: si traferiscono a Zografo, nella periferia dell’Attica, e lì i loro due ragazzi danno spettacolo. Nella stagione 2012/13 arriva la promozione in prima squadra, dove Antetokounmpo non delude. Arriva l’interessamento della NBA. Prima c’è da risolvere la questione della nazionalità: senza un passaporto non si può viaggiare all’estero e quindi non si possono raggiungere gli USA per giocare nella NBA. L’idea sarebbe quella di fargli ottenere un passaporto nigeriano e farlo poi approdare nella ACB a Saragozza. Questo vorrebbe però dire per la nazionale greca perderlo per sempre. Con l’abolizione della legge Ragousi – per motivi prettamente politici – Antetokounmpo non può più aspirare ad un passaporto tramite le normali procedure burocratiche. La situazione si risolve il 9 maggio del 2013 quando Thanasīs e Giannīs ottengono ufficialmente la cittadinanza greca tramite una procedura speciale. A fine stagione il secondo dei due – libero da inghippi – vola negli USA per il Draft NBA dove viene scelto alla numero 15 dai Milwaukee Bucks.
Negli States si guadagna il soprannome di The Greek Freak per il suo stile di gioco e le impressionanti capacità atletiche che gli permettono di coprire l’intero campo da gioco in pochissimi passi. Il suo personaggio però ha parecchia risonanza anche fuori dal campo. Il mondo dorato della NBA per lui è qualcosa di bizzarro. Alla prima trasferta con la squadra si stupisce nel poter mangiare tutto quello che vuole dal buffet. Si irrita quando vede il compagno di squadra Caron Butler buttare un paio di vecchie scarpe ancora in buone condizioni: «Ma che fai? Butti davvero quelle belle scarpe?». Ovviamente a Milwaukee non è con la famiglia e spesso si annoia. Con parte del primo stipendio decide di acquistare la prima cosa frivola in vita sua: una Playstation 4. Poco dopo la rivenderà a uno degli assistenti della squadra. Secondo il fratello Thanasis si sentiva in colpa per aver sprecato dei soldi. Si emoziona dopo aver provato il suo primo smoothie (un frullato di frutta). A marzo, prima di una partita dei Bucks, decide di recarsi ad una filiale della Western Union per spedire dei soldi alla famiglia. Una volta fatta l’operazione si accorge di non avere i soldi per il taxi. Il palazzetto dista tre miglia, decide di mettersi a correre. Per sua fortuna un tifoso lo riconosce e gli offre uno strappo.
Il personaggio è interessante, forse quasi quanto il giocatore. Reduce da una bellissima stagione ai Bucks, a EuroBasket sta facendo vedere quanto possa essere devastante il suo fisico in ambito europeo. E non sarebbe una sorpresa se Lille dovesse incoronare con una medaglia un ex ambulante dei sobborghi di Atene, visto il suo talento innato e la determinazione dimostrata per arrivare in alto.
Photo: FIBA/Ciamillo-Castoria/Matthaios