MOLDAVIA: Tende in piazza, continua la protesta. Ma chi sono i leader?

Non si ferma la protesta moldava, dopo la manifestazione di domenica 6 settembre che ha portato in piazza a Chisinau almeno 40mila persone, i manifestanti hanno deciso di accamparsi in strada. Le tende sono ormai più di centocinquanta e la promessa è quella di non andarsene finché il presidente della repubblica, Nicolae Timofti, e il governatore della Banca centrale non presenteranno le proprie dimissioni.

Riassunto delle puntate precedenti

A far esplodere la rabbia popolare è stata la frode da un miliardo di euro, circa un ottavo del Pil annuale moldavo, che ha coinvolto il sistema bancario. Una frode che ha gravemente compromesso la fragile economia del paese andando a colpire i sussidi allo sviluppo e le pensioni, in un paese dove il reddito medio è 300 euro.

Dal 2009 il paese è governato da una coalizione di partiti “europeisti” (liberali, democratici e liberal-democratici), andati al potere con la promessa di portare la Moldavia in Europa, e l’Accordo di Associazione con l’UE firmato nel novembre 2013 è senz’altro un passo in quella direzione. Ma non è abbastanza. Il paese resta in preda a una grave crisi economica cui si aggiungono le tensioni politiche internazionali: la crisi ucraina ai confini non lascia dormire sonni tranquilli, anche perché in Transnistria, exclave russa in territorio moldavo, sono di stanza 40mila soldati russi.

La piazza è appoggiata dai partiti di opposizione, comunista e socialista, che esprimono posizioni anti-europeiste e vorrebbero il paese più vicino a Mosca. Tuttavia le manifestazioni sono nate spontaneamente e si sono poi raccolte attorno alla figura di Stanislav Pavlovschi, capace di trasformare la protesta in un movimento politico, “Dignità e Verità”, una piattaforma civica che sembra essere l’unica alternativa democratica in uno scenario politico dominato da oligarchi sia nelle fila “europeiste” – come l’ex premier  Chiril Gaburici, magnate della telefonia -, sia in quelle “filorusse” – tra cui spicca il nome di Vladimir Plahotniuc, banchiere e imprenditore.

Chi guida la “piattaforma”?

Questa piattaforma civica è dunque un soggetto politico su cui è necessario, fin da subito, accendere una luce. Chi sono i suoi leader? quale la loro formazione e quali le loro intenzioni? Stanislav Pavlovschi è l’anima e la mente del movimento, importante giurista, è stato giudice presso la Corte europea dei Diritti dell’Uomo. Da anni si batte per una riforma del sistema giudiziario moldavo che introduca severe norme contro la corruzione. Nel paese gode di ampia credibilità, non è mai stato coinvolto in scandali e ha sempre condotto le sue battaglie politiche fuori dal sistema dei partiti rivolgendosi a quella “società civile” moderata e democratica che anche in Moldavia va formandosi.

Andrei Nastase è un altro importante avvocato, noto al pubblico per i suoi attacchi nei confronti dell’oligarca Vladimir Plahotniuc, eminenza grigia della politica moldava. Nastase è tra coloro che spingono per la trasformazione della piattaforma civica in piattaforma politica, e per questo sta promuovendo un dibattito sui principi politici del movimento. Secondo alcuni giornali il controverso uomo d’affari Victor Topa sarebbe stato il suo padrino, aiutandolo nella carriera di avvocato. Vasile Nastase, fratello di Andrei, è invece deputato e siede in parlamento fin dalle prime elezioni post-comuniste. Dopo anni spesi nelle fila dei partiti di destra, è oggi un indipendente.

Oazu Nantoi è stato il fondatore del partito social-democratico moldavo (PSD) e lo ha guidato nel 1999 per poi candidarsi – senza successo – a presidente della Repubblica. Oazu ha caldeggiato l’elezione di Ion Muşuc quale suo successore alla guida del partito. Muşuc fu accusato di frode, insieme al figlio Eduard, e per questo scappò dal paese finché, nel 2007, venne a cadere ogni accusa. Il figlio Eduard, arrestato, venne poi rilasciato e si diede alla politica, entrando in parlamento tra le fila del partito comunista. Vasile Zgardari, eletto in parlamento fin dalle prime elezioni democratiche tra le file dei comunisti, è stato ministro dei Trasporti dal 2002 al 2005. Mihai Manole, già ambasciatore negli Stati Uniti, è un’altra figura vicina al partito comunista moldavo. Valentin Dolganiuc è stato vice-premier dal 1990 al 1994, eletto nel Fronte Popolare moldavo, oggi fa l’analista politico. Angela Arama è una famosa giornalista, è stata parlamentare con il Partito cristiano-democratico.

Ci sono poi gli attivisti anti-corruzione, come ​Mariana Kalughin, vice presidente del Centro per la prevenzione della corruzione, un think thank guidato da Galina Bostan, recentemente nominata dal parlamento a capo del Consiglio nazionale d’Integrità, agenzia governativa anti-corruzione. Olesea Stamate è una giovane attivista a capo della “Associazione per un governo efficiente e responsabile” e autrice di ricerche sul tema della corruzione. Alexadru Cozer è uno dei più influenti blogger moldavi mentre Cornelia Cozonac è direttrice del Centro per il giornalismo investigativo di Chisinau, autrice di inchieste sulla corruzione politica.

Questi sono i nomi dei personaggi più in vista della piattaforma civica. Giuristi, attivisti e seconde linee della politica, comunisti e liberali, vecchi riciclati e giovani promesse. Eppure gli unici a godere, almeno per ora, di credibilità. Qualora si andasse a elezioni anticipate, e la piattaforma decidesse di partecipare trasformandosi in vero e proprio partito politico, si vedrà qual è l’agenda del gruppo e quali personalità ne faranno parte. Per ora resta un movimento, informe e magmatico, cui si deve dare il tempo di esprimersi prima di trarre giudizi. Intanto accontentiamoci di avere un’idea di chi, al momento, ne guida le sorti.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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