MOLDAVIA: In piazza contro il governo europeista. Una Maidan moldava?

E’ stata la più grande protesta nella storia moldava. Circa 40mila persone sono scese in piazza a Chisinau nella giornata di ieri, domenica 6 settembre, per manifestare contro il governo europeista guidato da Valeriu Streleț, in carica da solo un mesi e al grido di “vergogna” e “ladri” hanno scandito slogan invocanti le dimissioni del presidente della repubblica, Nicolae Timofti, e nuove elezioni.

La miccia che ha fatto esplodere la rabbia popolare è stata la frode da un miliardo di euro, circa un ottavo del Pil annuale moldavo, che ha coinvolto il sistema bancario. Una frode che ha gravemente compromesso la fragile economia moldava, andando a colpire i sussidi allo sviluppo e le pensioni. In un paese dove il reddito medio è 300 euro, il furto di un miliardo non può lasciare indifferenti. A guidare la protesta è l’avvocato Stanislav Pavlovschi che ha trasformato il malcontento generale in un movimento politico, Piattaforma Civica. Si sono registrati alcuni tafferugli e già alcuni analisti parlano, un po’ avventatamente, di una “Maidan” moldava che, però, potrebbe avere un esito geopolitico opposto a quella ucraina, ovvero portare il paese verso Mosca, anche se la gran parte della popolazione, di lingua e cultura romena, non sembra volersi affidare all’opposizione filorussa e si coagula, in queste settimane, proprio attorno alla Piattaforma di Pavlovschi che si presenta come forza motrice di questa protesta e unica vera alternativa democratica, e che potrebbe – in caso di elezioni – raccogliere i voti degli elettori delusi dai partiti di governo.

Il sistema finanziario moldavo era già stato messo a dura prova nel novembre 2014, quando il governo fu costretto a nazionalizzare tre istituti di credito (Banca de Economii, Banca Sociala e Unibank) per poi ordinarne la liquidazione facendosi garante di fronte ai cittadini spaventati per i loro risparmi. A causare il crack delle banche in questione è stata una serie di investimenti in titoli tossici ma, a seguito delle indagini svolte, si è registrata una vera e propria emorragia di denaro verso l’estero. Al momento non è chiaro dove quel denaro sia stato dirottato e chi sia il responsabile. Quello che è certo è che qualcuno, dentro il palazzo, deve avere approfittato della situazione visto che l’ammanco di denaro sarebbe successivo all’intervento pubblico. Così, intorno alla metà di agosto, la frode è stata resa pubblica facendo tremare fin dalle fondamenta il governo. Un governo già in crisi di credibilità dopo le dimissioni, in giugno, del primo ministro Chiril Gaburici, colpevole di avere dichiarato titoli universitari poi risultati falsi.

Questo scandalo è – secondo il leader della protesta, Pavlovschi – l’ennesima dimostrazione dell’incapacità della classe dirigente che dal 2009 guida il paese. La promessa di portare il paese verso l’Europa, cosa effettivamente realizzata con la firma dell’Accordo di associazione con l’UE, è stata la ragione della vittoria della coalizione europeista composta da liberali, democratici e liberal-democratici. Una coalizione assai meno coerente di quanto i nomi dei partiti lascino pensare e fortemente influenzata da alcuni oligarchi, tra cui Vladimir Plahotniuc, banchiere a capo di diverse attività, tra cui hotel, night club, ristoranti, uomo di punta e finanziatore occulto del partito democratico. Del resto anche l’ex premier Gaburici è un uomo d’affari con interessi nel campo della telefonia e presidente dell’azienda telefonica Azercell.  In un paese così influenzato dagli oligarchi – lamenta ancora Pavlovschi – non c’è futuro per la gente comune.

Così, mentre la coalizione di governo si sfilaccia e perde credibilità, l’opposizione filorussa cerca di cavalcare la piazza. Queste proteste potrebbero spingere il paese verso le braccia di Mosca che, anche attraverso l’exclave della Transnistria, da sempre opera affinché il paese non esca dall’orbita russa. Le ultime elezioni, tenutesi nel novembre 2014, hanno sancito la vittoria dei partiti europeisti ma lo spauracchio di una “scenario ucraino” fu agitato dall’opposizione comunista e socialista. In particolare i socialisti, guidati da Igor Dodon (che nei cartelloni elettorali era raffigurato insieme a Putin) furono i più accesi sostenitori del ritorno all’orbita russa, e sono proprio loro che in questo momento si fregano maggiormente le mani, convinti che in caso di nuove elezioni lo spostamento della Moldavia verso Mosca sarebbe inevitabile.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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4 commenti

  1. articolo impostato bene e con buone argomentazioni, peccato il finale, chiaramente contro la Russia. Questo denota una opinione poco neutra del giornalista,, provata dall´aggettivo di “faccendiere” affibiata a Dodon, che storicamente siede nel parlamento da diverse leggislature.
    La neutralitá di un giornalista si denota dalla correttezza dell´informazione, dalla neutralitá della posizione e da analisi dimostrative.

    • Caro Augusto

      ha certamente ragione, la mia opinione nei confronti di Dodon è pessima. Il fatto che sieda in parlamento da diverse legislature non la muta e non vale, da sola, quale attestato d’onestà. Le dirò di più, non nutro simpatie nemmeno verso Voronin e il suo partito, da cui Dodon è uscito attratto dai finanziamenti sottobanco del Cremlino. Faccendiere è sbagliato, vuol dire un’altra cosa, è vero e lo correggo: uomo con pochi scrupoli sarebbe stato meglio? L’aggettivo in questo caso era comunque di troppo.
      Non sono contro la Russia, semmai sono contrario al putinismo e avverso alla sua politica estera. Non sono neutrale, non lo sarò mai se neutrale vuol dire tacere chi è un autocrate, un maneggione, un disonesto, un voltagabbana. L’ho sempre fatto, con l’UCK, con la NATO, con i criminali balcanici, con il PKK, con Erdogan, con Orban, con Jobbik, con la Guardia Nazionale ucraina: prendo posizione, di denuncia in genere o di scherno. Di solito argomento le mie posizioni. Questa volta con Dodon non l’ho fatto, e ha quindi ragione a lamentarsene. Un aggettivo buttato così a caso non va bene e non serve, e dunque lo tolgo. Tuttavia non credo che la correttezza dell’informazione stia nella neutralità: sta nell’onestà di dire le cose a viso aperto, senza infigimenti, senza imbonire il lettore e senza ometterle quando riguardano qualcuno o qualcosa in cui crediamo. Perché anche i giornalisti credono in qualcosa. Sta anche – è vero – nel non suggerire giudizi senza motivarli e ancorarli ai fatti. In questo, con quell’aggettivo, ho mancato e me ne scuso.

      Grazie della segnalazione

      Matteo

  2. Matteo apprezzo molto la sua risposta, dimostrazione di onoestá intellettuale. Non so la sua professione, se é un giornalista, devo insistere sulla neutralitá della notizia. Perché se un giornalista che ha un ídeologia e una posizione giá presa, cercherá sempre di dimostrare che quello che lui dice é la correttezza e la veritá. La neutralitá sta nel dare una notizia, senza dare ragione ad uno o ad un ´altro. semplicemente si descrive l´evento, si aggiungono analisi, riscontri e fatti storici, lasciano al lettore il diritto di farsi una opinione. Spesso, pero´, si usano aggettivi inappropriati e questo distorgono la notizia e influenzano chi legge.
    Per quanto all´onesta di Dodon, nel contesto moldavo, non so se sia il peggiore della serie. Voronin, Plakoniuk, Filat, Leanca, e mille altri, sono tutti responsabili in prima persona della tragedia di quel popolo. Relativamente a Putin, mi piacerebbe discuterne fuori da questa pagina. Mi farebbe piacere se mi fa avere una mail dove poterlo fare. Un evidente analisi l´ha fatta questa testata, descrivendo in modo completo cosa ha fatto Putin in politica interna.Autorizzo la redazione a fornirle la mia di mail. Penso che potremmo scambiarci molte esperienze e analisi. Vivo e lavoro nei paesi del ex Patto di Varsavia da 35 anni.

  3. interessante

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