Questa mattina la stazione di Budapest Keleti è rimasta chiusa per un paio d’ore. Poco dopo le 9 è stata annunciata la chiusura della stazione fino a nuovo ordine. La polizia ha scortato tutti i passeggeri fuori dalla stazione, liberando completamente le piattaforme e i treni fermi al binario con partenze già programmate. La riapertura è avvenuta circa due ore dopo, con controlli scrupolosi sui documenti e come sfondo una situazione sempre più tesa.
La chiusura mirava a bloccare tutte le partenze, impedendo così ai migranti di lasciare il paese alla volta dell’Europa Occidentale, nonostante questa mattina un treno partito ieri dalla capitale magiara abbia raggiunto Vienna.
La maggior parte dei migranti ha già un biglietto del treno, pagato anche profumatamente, ma purtroppo non i visti necessari per muoversi liberamente nell’Unione Europea. La direttiva “Dublino-3”, infatti, prevede che i profughi richiedano asilo nel primo paese europeo dove mettono piede. La scorsa settimana Berlino ha rinunciato a questa regola per i richiedenti d’asilo siriani, affermando che possono venire e rimanere in Germania, anche se provvisoriamente senza documenti. Questa mossa non è piaciuta all’Ungheria, temendo che ora ancora più migranti di quanti se ne possano effettivamente gestire decidano di intraprendere il faticoso viaggio verso l’Europa.
Tra Germania e Ungheria troviamo però l’Austria, che fa piovere critiche sui vicini magiari, ritenendoli incapaci di gestire questa situazione. Nonostante le parole taglienti, a Vienna hanno riconosciuto che neanche le loro autorità hanno i numeri necessari per controllare accuratamente i transiti e respingere tutte le persone sprovviste di documenti o non richiedenti d’asilo in Austria.
La via ferroviaria non è la sola a riportare difficoltà. Dopo il tragico ritrovamento di un camion con i corpi di 70 profughi morti asfissiati proprio sull’unico collegamento autostradale tra Ungheria e Austria, la polizia di frontiera ha aumentato i controlli sulle strade, in particolare con posti di blocco nella cittadina ungherese di confine di Hegyeshalom.
ora che il problema si configura su scala europea, spuntano i vari “alleati” fin’ora chiusi in un angolo buio, senza mai aver considerato l’italia unico suo malgrado protagonista che da anni gestisce da sola tutto ciò.
let’s say…c’est la vie