Pesanti scontri armati si sono registrati sabato 11 luglio a Mukacheve, città dell’Ucraina occidentale al confine con l’Ungheria. Una cronaca di guerra che giunge da circa 1000 km dal fronte del Donbass. L’attacco viene da esponenti di Settore Destro. Tre persone sono morte, undici i feriti (di cui quattro civili) e un villaggio evacuato.
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Sabato 11 luglio la città ucraina di Mukacheve è stata segnata da una giornata di pesanti scontri armati. Tre persone sono morte, undici sono stati i feriti (di cui quattro civili) e un villaggio è stato momentaneamente evacuato.
Una cronaca di guerra purtroppo non nuova nell’Ucraina di oggi. Munkacheve però è distante più di 1.000 km dal Donbass, è una cittá dell’Ucraina occidentale, distante pochi chilometri dal confine con l’Ungheria, e quindi con l’UE. E’ una cittá che dall’inizio del conflitto nelle regioni orientali non ha vissuto situazioni di particolare tensione.
Gli scontri di sabato non sono direttamente connessi alla guerra in corso, ma rimangono una conseguenza dell’instabilità politica e statale che si registra a Kiev. Il conflitto in Transcarpazia ha visto protagonisti il gruppo ultra-nazionalista, dalle simpatie fasciste, Settore Destro (PS) e gli uomini del parlamentare dell’opposizione Mihajlo Lanyo, businessman dai forti interessi nell’economia sommersa della regione. Lo scontro tra le due fazioni è da ricondursi a problemi legati al contrabbando di merci che si verifica lungo il confine. Lanyo è il gestore dei traffici illeciti della regione e sembra non abbia gradito l’intromissione del gruppo nazionalista in alcune “sue faccende”.
Lo scontro a fuoco è iniziato quando un gruppo di Settore Destro si è diretto verso la sede degli uomini di Lanyo. Il conflitto, che ha visto l’utilizzo di RPG e armi pesanti, ha paralizzato tutta la città e le aree limitrofi per diverse ore. Solo l’intervento in forze della polizia e dell’esercito ucraino ha messo in fuga i miliziani nazionalisti, costretti a barricarsi nel villaggio di Lavki, momentaneamente evacuato, e poi a disperdersi nei boschi lungo l’autostrada che collega Mukacheve a Lviv. L’intera zona è stata così sottoposta a minuziosi controlli da parte delle autorità ucraine, mentre anche il Ministero degli Esteri italiano sconsigliava l’entrata nel paese dal confine ucraino-ungherese.
Al termine della battaglia si contano tre appartenenti a Settore Destro uccisi. Il Presidente Porosenko in una nota ufficiale ha liquidato la questione definendo i responsabili delle scontro come “banditi”, ma dai leader di Settore Destro non sembra esserci l’intenzione di passare come responsabili della crisi. Dmytro Yarosh, capo di PS, domenica si é diretto a Mukacheve dove ha accusato i politici ed ha chiesto le dimissioni di Lanyo, prospettando una manifestazione nazionale del gruppo estremista. Solidarietà a Settore Destro é arrivata anche dal Battaglione Azov.
A cercare di riportare l’ordine ci ha pensato il Presidente ucraino che si è recato in loco ed ha avviato nei giorni seguenti una rapida sostituzione degli incarichi politici nella regione. Mercoledì è stato nominato governatore della Transcarpazia Hennadiy Moskal, uomo fidato di Poroshenko che dopo aver combattuto a Lugansk ha ora il compito di ricostruire l’ordine a occidente. Insieme a lui sono stati nominati un nuovo capo della polizia e dei servizi segreti (SBU). Per Poroshenko gli scontri armati a Mukacheve hanno rappresentato “un colpo alla schiena, un tentativo di destabilizzazione” che deve essere risolto al più presto possibile.
Per la regione però non si prospetta niente di buono. Lo scontro di sabato scorso ha dimostrato in primo luogo la totale mancanza dello Stato ucraino e il potere che gruppi mafiosi e paramilitari possiedono nella regione. Oltre a questo la regione sembra essere l’anello debole dell’Ucraina occidentale, insofferente verso la guerra e le politiche di Kiev, ma anche sempre più spesso preda di faide fra diversi gruppi di potere.
“il gruppo ultra-nazionalista, dalle simpatie fasciste, Settore Destro (PS)”: fantastico! come giocare con le parole negando l’evidenza fino in fondo (in linea, per altro, con le favole raccontate in tema di East Journal).