L’attuale governo non discuterà dell’introduzione dell’euro, secondo il premier Bohuslav Sobotka. Non è a suo avviso il momento di indire un referendum su questo, come aveva invece affermato il ministro dell’economia Andrej Babiš.
“L’accordo di coalizione non prevede che si discuta la data di adozione dell’euro. Il governo ha ribadito che non è realistico che all’interno della coalizione attuale trovi spazio un dibattito sul termine per l’adozione della moneta unica europea”, ha dichiarato il premier ceco Sobotka il 31 maggio.
Secondo il primo ministro la priorità è il miglioramento dell’economia ceca al fine di rendere la Repubblica Ceca più vicina alle economie dell’area dell’euro, miglioramento in termini di tenore di vita, di reddito medio e di prodotto interno lordo. Per questo traguardo, sempre secondo Sobotka, saranno necessari ancora un paio di anni, e solo ha quel punto avrà senso tornare a parlare di di adozione della moneta comune europea.
Con queste affermazioni il premier ha rimandato al mittente la proposta del suo partner di coalizione Babiš, secondo il quale la decisione avrebbe dovuto rimettersi già da ora al volere dei cittadini, verificandolo attraverso un referendum popolare, specificando però che questo non sarebbe vincolante. Viene da chiedersi a questo punto quale sarebbe la differenza sostanziale tra un quesito referendario “non vincolante” e un sondaggio, non ancora svolto dai due enti cechi addetti Sanep e Cvvm, ma già condotto da alcune testate giornalistiche, raccogliendo un no deciso, seppur non troppo netto. In ogni caso Sobotka ci tiene a precisare che la questione riguarderà il prossimo governo.
Babiš, strenuo oppositore della moneta unica, in un incontro nella cittadina di Lány che ha visto partecipe oltre lui il presidente della Repubblica Miloš Zeman, il governatore della Banca nazionale Ceca Miroslav Singer e un membro del consiglio della stessa Jiří Rusnok (che Zeman immagina come successore di Singer), ha messo l’accento sulle negatività dell’entrata nell’euro che non garantirebbe una crescita del PIL, ma anzi svantaggerebbe chi nel paese vuole fare impresa. La Repubblica Ceca, ha affermato Babiš, vuole restare parte attiva dei meccanismi economici europei che la coinvolgono, ma non vuole correre il rischio di contrarre dei debiti come accaduto nel caso della Grecia. La discussione su termini e scadenze per l’adesione all’euro è in corso in diversi paesi d’Europa centro-orientale, dopo l’ingresso della Slovacchia nel 2009 e dei paesi baltici tra 2011 e 2015.