di Giovanni Catelli
Giorgio Messori ci ha lasciato, da pochi anni, e una lieta notizia ci viene dalla ristampa recente di un suo libro molto bello, apprezzato già al momento dell’uscita. La “città del pane e dei postini” è Tashkent, e proprio là l’autore si era trasferito per insegnare letteratura italiana all’università : l’esperienza nell’Asia centrale aveva a poco a poco assunto un’importanza decisiva per la sua vita ; l’atmosfera dei luoghi, che mescolava il fascino di una cultura antica con la viva influenza dell’epoca sovietica, lo aveva colpito, e anche la vita personale ne era stata coinvolta, con la nascita di un amore e il successivo matrimonio.
Nel libro, autobiografico, si assiste al progressivo ambientamento dell’autore nella città cui il destino l’ha assegnato, e al suo tentativo di comprendere un mondo all’inizio difficile da decifrare ; continui sono i flash-back, i ricordi, e il raffronto con la vita precedente, quasi che la nuova esperienza sia decisiva per affrontare davvero il passato, e tirare le fila di una vita non ancora del tutto risolta, in cui eventi e persone del passato possano solo ora essere osservati con chiarezza, sotto una luce nuova, forse decisiva per una vera comprensione.
Lo sguardo dell’autore sui luoghi della sua nuova vita è partecipe e commosso, e molto piacevole è la narrazione di un viaggio compiuto in Kirghisia: forse davvero l’Occidente ha smarrito o celato le sue migliori energie, e gli spiriti più sensibili possono trarre stimoli vitali solo al di fuori dalla sua stretta soffocante. A tratti lo stato d’animo di chi scrive è quello di un vero incantamento, e riesce a renderci l’atmosfera di quei luoghi, le vaste solitudini in cui l’animo a volte può trovare una pace. La conoscenza di altri luoghi e di altre vite può forse rappresentare la chiave per comprendere davvero sé stessi e fare luce su quanto ancora è impreciso nella propria vita : chissà che questo libro possa offrire a chi lo legge questa preziosa occasione.