KAZAKISTAN: Elezioni, quando l'aggettivo "bulgaro" non basta

Si sono svolte domenica 26 aprile in Kazakistan le elezioni anticipate che hanno visto la riconferma, più che scontata, del Presidente uscente Nursultan Nazarbayev. Degli oltre 9.5 milioni di elettori ammessi al voto, il 95,22% si è recato ad esprimere la propria preferenza, stando ai dati della Commissione Elettorale Centrale, ed oltre il 97,7% ha espresso il proprio favore nei confronti di Nazarbayev, rendendo il risultato kazako sinonimo sovrabbondante di quello bulgaro.

Il Presidente, in carica continuatamente dal 1989, due anni prima che il Kazakistan diventasse indipendente, ha sconfitto due rivali non propriamente di primo piano: il primo Turgun Syzdykov, esponente del Partito Comunista Kazako (CPPK), ed il secondo Abelgazi Kusainov, a capo della Federazione dei Sindacati, e membro del Nur Otan, il Partito dello stesso Nazarbayev. Particolare che entrambi non abbiano quasi svolto campagna elettorale e che si siano dichiarati favorevoli all’operato del Presidente uscente: non proprio uno scontro titanico quello portato avanti dai due, che tra i 27 soggetti che hanno avanzato la loro candidatura sono stati gli unici ad essere ammessi dalla Commissione Elettorale Centrale.

Stando agli osservatori internazionali presenti la preparazione delle elezioni si è svolta efficientemente, nonostante il ristretto tempo a disposizione di circa due mesi. Tuttavia, al di fuori di questo aspetto, i giudizi sono stati ampiamente insufficienti. La posizione predominante del Presidente uscente non ha permesso una vera competizione e non è stato possibile notare un confine netto tra ciò che riguarda il partito di Nazarbayev, il Nur Otan, e lo Stato. Ecco quindi che numerosi esponenti del Governo, amministratori locali, funzionari amministrativi e semplici impiegati statali hanno fatto campagna elettorale a favore del Presidente, spesso utilizzando anche metodi poco democratici, ed il recarsi al seggio elettorale, votando per “il candidato giusto”, è risultata una condizione sia per mantenere posizioni di spicco, sia a livello statale, sia a livello privato (il confine è labile), ma anche per conservare il proprio posto di lavoro. Ecco spiegato il livello di affluenza così alto, che tuttavia è facile prevedere sia stato ritoccato all’insù da zelanti funzionari statali.

Il report Osce/Odihr sottolinea poi alcuni aspetti: in primis l’assenza di un’opposizione, l’impossibilità di scelte alternative da parte degli elettori, l’incarcerazione o l’esilio per le (poche) voci contrarie, le commissioni elettorali, dai livelli più bassi alla Commissione Centrale, composte quasi esclusivamente da membri del partito del Presidente, la difficoltà di registrazione per candidati che non siano vicini al partito di maggioranza, i media completamente asserviti ai vertici statali/partitici e – per finire – il limite di due mandati presidenziali che non si applica, figuriamoci, a Nazarbayev. Non proprio quel che si è soliti definire la democrazia.

Sia chiaro, Nazarbayev è molto amato ed è indubbio che riscuota le preferenze della maggioranza della popolazione grazie a quella che – per sua stessa ammissione – può essere definita una “dittatura illuminata”. Il benessere che è giunto in Kazakistan in maniera ben superiore rispetto agli altri stati centroasiatici, anche per merito delle grandi riserve di idrocarburi presenti nel Paese, oltre alla stabilità politica e al rispetto che il Presidente suscita all’estero sono alcuni degli elementi che vengono esaltati in patria, ma che in effetti non possono essere messi in dubbio. Tuttavia l’utilizzo di metodi democratici, a partire dalle elezioni che indice a suo piacimento, non è certamente il suo punto forte.

Divertenti, per non dire surreali, alcune dichiarazioni espresse da alcuni parlamentari italiani che si sono recati in visita di cortesia come osservatori durante le elezioni. Primo fra tutti Sergio Divina, senatore della Lega Nord, membro della delegazione italiana all’Assemblea Parlamentare Osce, che ha definito – a titolo personale – l’elezione kazaka: “una manifestazione molto simile ad una festa nazionale”. Ben oltre è andato invece Riccardo Migliori, ex parlamentare Forza Italia ed ex Presidente dell’Assemblea Parlamentare Osce che in conferenza stampa, non si sa bene su che basi, ha affermato che: “il grado di trasparenza e l’aderenza ai principi democratici in Kazakistan sono superiori a quelli presenti negli Stati Uniti d’America”. Ciò non può non far sorgere alcuni dubbi sulle composizioni delle delegazioni delle assemblee parlamentari di alcune organizzazioni internazionali quali Osce, Consiglio d’Europa e Nato che in alcuni casi svolgono attività di monitoraggio elettorale rilasciando valutazioni politiche più che tecniche. Ugualmente originale la scelta di alcune testate nazionali di rilanciare queste dichiarazioni a dimostrazione che in Kazakistan tutto vada per il meglio e soprattutto che le elezioni si svolgano in maniera perfetta. Sprovveduti o fini strateghi?

Chi è Pietro Rizzi

Dottorando in Relazioni Industriali presso l’Università degli Studi di Bergamo, collabora con l’OSCE/ODIHR come osservatore elettorale durante le missioni di monitoraggio in Est Europa. Redattore per East Journal, dove si occupa di Ucraina, Est Europa e Caucaso in generale. In passato è stato redattore ed art director del periodico LiberaMente, e si è a lungo occupato di politica come assistente parlamentare e consulente giuridico per comitati referendari. Ha risieduto, per lavoro e ricerca, a Kiev e Tbilisi.

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Un commento

  1. Solo una puntualizzazione: il partito del neosegretario Turgun Syzdykov è il Partito Comunista Popolare del Kazakhstan (Kommunisticheskaja Narodnaja Partija), il Partito Comunista (Kommunisticheskaja Partija) è quasi scomparso e naviga in cattive acque da più di un decennio, essendo anti-governativo…..

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