Il ministro dell’Economia greco, Yanis Varoufakis, ha tirato troppo la corda. Dopo l’incontro di Riga, avvenuto il 24 aprile scorso tra l’Eurogruppo e la Grecia, e risoltosi in un ennesimo nulla di fatto, il primo ministro greco Alexis Tsipras ha deciso di ridimensionare Varoufakis affidando a Yorgos Houliarakis il ruolo di negoziatore con i creditori europei. Houliarakis era già negoziatore ai tempi del precedente governo, è un economista abituato ai salotti europei e ai toni appropriati da tenere. Poiché, come scrive l’economista Andrea Fumagalli su Internazionale, “l’idea che un paese piccolo abbia l’ardire di mettere in discussione le politiche di austerity non può essere accettata. Piuttosto, si può chiudere un occhio su chi trasgredisce i vincoli di budget ma si impegna comunque a rispettarli nel nome della filosofia dominante”. E sarà forse questo il compito del nuovo negoziatore.
Una scelta sofferta che viene dopo le scomposte reazioni di Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, che ha definito il ministro dell’Economia greco “un incompetente, un perditempo e un giocatore d’azzardo“. E quando dalla politica si scade sul personale, lo strappo diventa insanabile. Volente o nolente, Varoufakis non era più l’uomo adatto alle sfide di Atene (o ai suoi temporeggiamenti). Anche il presidente americano Barack Obama e il segretario al Tesoro Jack Lew erano intervenuti presso Tsipras sollecitando il governo greco a trovare un accordo e assecondare i creditori.
A chiedere la testa di Varoufakis sono stati, soprattutto, i ministri di Lettonia, Slovenia e Slovacchia che fanno i loro bravi “compiti a casa” e mal sopportano le piazzate del collega ellenico, ministro di un paese dove la gente ha un salario minimo che nei loro piccoli stati si sognano. Varoufakis resta, nominalmente, il responsabile delle trattative con l’Eurogruppo ma non sarà più lui, di fatto, a negoziare. Bisognerà vedere, certo, se oltre ai toni, ci saranno dei cambiamenti a livello di contenuti, da tutte e due le parti. Le istituzioni che rappresentano i creditori di Atene, sembrano insistere sul bisogno di un ulteriore taglio delle pensioni di cui il governo Tsipras non vuole sentir parlare.
Un accordo, però, s’ha da trovare. La Grecia – checché ne dicano i falchi in carrozzella – è necessaria all’Unione Europea perché è un paese strategico, prossimo a risorse energetiche fondamentali, al crocevia di gasdotti e oleodotti all’imbocco dei turbolenti Balcani. E se la Grecia spera di farsi russa, ecco che l’UE interviene contro Gazprom cercando di minare un eventuale accordo tra la Atene e Mosca. Anche al governo Tsipras piace l’Europa e la sua moneta, come più volte ribadito. Ma un accordo che sia onorevole per entrambe le parti è ancora lontano dall’essere trovato. E le borse già affilano i coltelli.
Mah, mi pare che Fumagalli di Internazionale se la sogni un po’. E’ difficile pretendere di cambiare le regole del gioco, quando sei un paese solo contro 27 e non sei riuscito a garantirti il sostegno neppure dei tuoi alleati più naturali (paesi dell’est europa e governi socialisti). La Grecia ha voluto salvare sè stessa da sola, anziché cercare una via d’uscita per l’Europa intera, e ne paga lo scotto. Ugualmente, puoi essere un ottimo professore di economia e teoria dei giochi, e un pessimo negoziatore e diplomatico. Ofélé fà ‘l tò mesté…