ESTONIA: Difesa identitaria, diciassette leggi per una sola lingua

Mercoledì 23 febbraio, il parlamento estone nella sua ultima seduta ha approvato una nuova legge linguistica, che entrerà in vigore dal 1 luglio. La nuova legge regola la politica linguistica, ovvero l’uso scritto e orale della lingua estone nella sfera dell’informazione e degli affari, la valutazione e il controllo sulla padronanza della lingua e la vigilanza da parte dello stato.

Come riferisce il ministero della cultura e della scienza, la legge non cambia la direzione della precedente politica, ma corregge solamente alcune lacune. Nella nuova legge viene contemplato l’uso pubblico e ufficiale della lingua e in questo ultimo caso, il governo esige che vengano seguite solamente le norme scritte della lingua estone. Se nella variante iniziale del progetto, erano solo i mass media a dover seguire le norme scritte, ora anche i testi destinati al pubblico, nei quali non viene richiesto un uso ufficiale della lingua, dovranno attenersi alle buone tradizioni dell’uso della lingua. Queste ultime dovranno essere definite con un accordo tra il “Centro di tutela della lingua” (Keele Hooldekeskus) e l’ ”Unione dei giornalisti estoni”.

Prima di una seconda lettura della legge, il social-democratico Kalvi Kõva e il centrista Georg Pelisaar avevano avanzato la proposta di introdurre nel progetto anche le lingue locali. In Estonia oltre all’omonima lingua, ci sono minoranze come la lingua Võru e la lingua Seto. La prima è parlata da circa 70.000 persone, mentre la seconda da circa 5000. Se ci fosse stato l’emendamento alla legge, tali lingue sarebbero divenute indipendenti; tuttavia sia la commissione per gli affari culturali che il quorum del “Riigikogu“, ovvero il parlamento estone, non hanno appoggiato la proposta. Allo stesso tempo, sempre la commissione per gli affari culturali, ha deciso di integrare la legge con un regolamento in base al quale lo stato estone appoggia lo sviluppo, la difesa e l’uso delle parlate locali. Secondo la legge, in lingua estone devono essere redatte indicazioni, insegne, notifiche da parte di persone giuridiche, la pubblicità esterna delle aziende inclusa la propaganda politica. I marchi di fabbrica dovranno essere presentati in lingua estone e in parte in lingua straniera, se vengono usati come pubblicità esterna o per indicare nomi geografici. Pagine web in lingua straniera, di persone fisiche, aziende commerciali, società di beneficenza o enti, registrate in Estonia, devono garantire che le informazioni della loro attività, delle merci offerte o dei servizi, coincidano con le medesime informazioni in lingua estone. La Legge Linguistica in vigore, approvata nel 1995, è stata cambiata ben diciassette volte, tanto da essere giudicata dagli esperti disomogenea.

Dopo la fine dell’ Unione Sovietica e la nascita delle repubbliche baltiche, non sono pochi i problemi legati al rapporto tra la minoranza russa e la popolazione locale. Una buona parte della popolazione russofona non ha la cittadinanza estone e di conseguenza non gode di alcun diritto politico. A tal proposito, è nato in rete un progetto noto come “BALTIC APARTHEID – Service of monitoring of racial and language discrimination in Baltics”, il cui compito è di evidenziare casi di discriminazioni razziali e linguistiche nei confronti della popolazione russa nei paesi baltici. Scopo del progetto è quello di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica europea. Per ora le informazioni verranno date solo in russo, estone e inglese.

Fonti: Delfi.ee, Baltija.eu, Wikipedia.ee

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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Un commento

  1. L’ultimo paragrafo forse meritava uno spazio più ampio, ma va bene lo stesso per essere un problema del tutto insabbiato a noi..
    Quest’estate ho soggiornato a lungo nella città “lettone” di Daugavpils, dove tutti parlano russo, e non mi pare che a diritti politici e sociali i russi se la spassino bene – oltre a non vedere, ovviamente, manco un cartello scritto almeno in doppia lingua.
    Per essere nell’UE è qualcosa di quantomeno vile…

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