di Massimiliano Ferraro
da Il Giornale del Friuli
Pericolo imminente nel Caucaso. L’ambasciata degli Stati Uniti a Baku ha recentemente ribadito il timore per un potenziale attacco terroristico in Azerbaijan, già espresso in un comunicato ufficiale del 29 gennaio scorso. “La minaccia resta grave” recita un avviso del Dipartimento di Stato americano. Sulla base delle informazioni raccolte su possibili azioni terroristiche, ai cittadini degli Stati Uniti presenti in Azerbaigian viene chiesto di “rimanere vigili, in particolare nei luoghi pubblici connessi con la comunità occidentale”, e di variare i propri itinerari in modo da mantenere “un programma giornaliero imprevedibile”.
La conferma che l’ombra del fondamentalismo islamico si aggiri per le strade di Baku arriva da Israele. Prima di chiudere l’ambasciata per qualche giorno a causa di non meglio precisate “ragioni tecniche”, le autorità di Tel Aviv hanno consigliato ai propri cittadini di non recarsi in Azerbaijan.
In risposta alle preoccupazioni straniere è arrivata una dichiarazione, tutt’altro che rassicurante, del ministero degli Interni azero, il quale ha osservato in una nota che “nessun paese è al sicuro contro il terrorismo”.
Al momento l’Ambasciata d’Italia a Baku non ha pubblicato online nessun comunicato riguardante la sicurezza dei cittadini italiani presenti nel paese. L’ultimo avviso risale al 4 febbraio, ma riguarda l’approvazione della legge che ha introdotto il divieto di indossare il velo nelle scuole pubbliche. Il contestato provvedimento del governo ha scatenato manifestazioni di protesta da parte dei gruppi religiosi islamici in tutto l’Azerbaijan. “Anche se, in generale, la situazione di sicurezza nel Paese è soddisfacente”, si legge su ambbaku.esteri.it, “si consiglia di evitare le zone interessate da eventuali manifestazioni e di adottare la massima cautela nella frequentazione di raduni religiosi”.
In altre parole anche gli italiani devono stare molto attenti. Le indicazioni dell’ambasciata di Baku bisogna saperle interpretare.
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