Siamo riusciti ad intervistare Vladislav Ryazantsev, esponente del partito russo Fronte di Sinistra e attivo nell’organizzazione delle proteste degli ultimi anni contro il governo russo. Ryazatesev fa parte dello stesso partito di Sergei Udaltsov, che durante le proteste del 2011-2013 aveva ottenuto molta visibilità, al punto che molti analisti avevano visto in lui il possibile nuovo leader della sinistra russa. La sua carriera politica era però stata stroncata sul nascere con una condanna a più di quattro anni di prigione. L’intervista affronta varie questioni aperte dell’attuale politica russa, da un’angolatura russa ma indipendente e lontana dalle opinioni ufficiali del Cremlino ma anche dalle abituali chiavi di lettura europee.
PUTIN
Vladislav, osservando dall’esterno il governo di Putin, esso appare forte e solido, ma alcuni analisti politici sostengono che ci siano in realtà forti lotte interne all’establishment russa. Secondo loro, l’uccisione di Boris Nemtsov e la scomparsa di Putin per dieci giorni sarebbero in qualche modo collegate con queste lotte interne. Sei d’accordo?
La mia opinione è che l’operazione per eliminare Nemtsov sia il frutto di un piano delle forze di sicurezza vicine a Putin, ma difficilmente di un piano dello stesso Putin. È possibile che l’omicidio sia stato eseguito da un’inedita alleanza tra il FSB (i Servizi federali per la sicurezza della Federazione russa, ndr) e la GRU (il servizio informazioni delle forze armate russe, ndr).
Questo gruppo di potere viene spesso chiamato in Russia “il partito della guerra” in competizione contro il cosiddetto “partito della pace”, per avere accesso ai fondi del bilancio federale e per avere maggiore potere affinché vengano adottate decisioni che vadano a loro vantaggio. Il “partito della pace” di norma viene invece associato alla figura del businessman Vladislav Surkov, anch’egli vicino a Putin.
Io ritengo che Ramzan Kadyrov [Presidente della Cecenia, ndr], amico molto stretto di Vladislav Surkov, abbia giocato d’anticipo, aiutando Putin a trovare una versione credibile per l’opinione pubblica secondo cui l’omicidio sarebbe opera di ceceni, evitando che vengano accusati pubblicamente soggetti che fanno parte della cerchia del potere al Cremlino. Putin ha immediatamente apprezzato questa iniziativa, e ha infatti conferito un’onorificenza al leader ceceno: nessuna altra versione spiega come mai Kadyrov sia stato insignito di un’onorificenza. Sulla base di questa interpretazione, penso poi che a Putin sia stato consigliato di nascondersi in una delle residenze presidenziali, per esempio a Valday, con la motivazione che era necessario garantire la sua incolumità mentre veniva condotta un’indagine interna sui generis: chi mai avrà ucciso Nemtsov? In ogni caso è evidente che finché durerà l’attuale regime non sapremo mai i nomi dei veri mandanti ed esecutori.
LA SINISTRA
Dallo scoppio della crisi ucraina, il Partito Comunista della Federazione Russa sembra essere ancora più vicino alla politica di Putin rispetto al passato, al punto che viene spesso accusato di essere parte dell’establishment governativo. Sei d’accordo con questa definizione?
Sì, purtroppo nel corso dell’ultimo anno varie organizzazioni di sinistra sono passate a dare un pieno sostegno all’operato del governo e attualmente la retorica del Partito Comunista (KPRF) non si differenzia in nulla da quella del partito di governo Russia Unita.
Ma faccio notare che il Fronte di Sinistra continua ad aderire alla sua linea di opposizione e ritiene essenziale mantenerla. Alla fine di agosto a Mosca si è tenuto il Congresso del movimento, al quale hanno preso parte delegati di 40 regioni che vi si sono recati a proprie spese. Durante questo congresso è stata approvata una risoluzione riguardo alla situazione nell’Ucraina sud-orientale intitolata “Guerra alla guerra!”. Il messaggio era una presa di distanza da tutte le parti del conflitto: il presidente ucraino Petro Poroshenko, il presidente russo Vladimir Putin e le autoproclamate “repubbliche” separatiste.
Sergey Udaltsov, che aveva inizialmente dato il proprio sostegno all’annessione della Crimea e si era pronunciato a favore della “Novorossiya”, è stato comunque eletto in un organo esecutivo del movimento, ma con una maggioranza di appena un voto.
Più in generale, qual è secondo te la situazione attuale della sinistra russa?
Il movimento di sinistra attualmente è costretto a prendere atto che il regime di Putin si è temporaneamente rafforzato. La parte più ragionevole del movimento di sinistra deve ora consolidarsi cercando di inserire nel dibattito politico la possibilità di una “svolta a sinistra”. In generale, l’obiettivo principale del movimento di sinistra anti-sistemico (sia in Russia che in Occidente) dovrebbe diventare quello di una lotta per la liberazione dell’umanità dal lavoro obbligatorio, per l’automatizzazione dei processi lavorativi e per un reddito di base garantito a tutti i cittadini, dalla nascita fino alla morte. Sono questi i punti che devono essere in testa al programma delle forze autenticamente di sinistra. Se sarà così vi sarà la possibilità di conquistare i cuori e le menti di quei milioni di persone che finora rimangono inattive e guardano con scetticismo al movimento di protesta.
L’agenda delle forze di sinistra è oggi ancora più attuale alla luce della crisi dell’economia russa, ci attiveremo per portarla a conoscenza dei cittadini con più chiarezza e maggiore energia, appellandoci di meno al passato e di più al futuro.
IL CONFLITTO UCRAINO
In Ucraina orientale la situazione sembra essere ancora bloccata, con gli accordi di pace di Minsk che non sono mai stati pienamente rispettati da nessuna delle due parti. Chi sono i responsabili del conflitto secondo te?
La parte russa è indubbiamente responsabile per l’inizio delle azioni militari in Ucraina: il precedente comandante delle “milizie del Donbass”, cioè l’ex colonnello del FSB russo Igor Strelkov, ha lui stesso ammesso la sua responsabilità per l’inizio del conflitto militare nell’Ucraina orientale in un’intervista al giornale Zavtra. Secondo le sue stesse parole, le truppe da lui guidate hanno “rivoltato le carte sul tavolo” cominciando a combattere seriamente e ad annientare i leggendari “gruppi di sabotaggio di Pravy Sektor”. Se le formazioni di Strelkov non avessero attraversato il confine russo entrando in Ucraina, probabilmente tutto sarebbe finito come a Kharkov: azioni di protesta contro il governo di Kiev, alcune risse a livello locale, decine di arrestati, ma gli sviluppi si sarebbero limitati a questo e non ci sarebbero state migliaia di vittime.
Per quanto riguarda le trattative di Minsk, in primo luogo non si tratta della prima tregua e con ogni probabilità non sarà l’ultima. La tattica di Putin è quella di ottenere una vittoria militare, di congelarla con una tregua, di ricomporre le proprie forze e di cominciare di nuovo.
In secondo luogo, le autorità di Mosca puntano sulla caduta del governo di Kiev sotto il peso dei problemi interni. Da questo punto di vista, in primo luogo la società ucraina viene spinta continuamente e in modo massiccio a pensare che le proprie autorità sono deboli e non sono in grado di risolvere il “problema del Donbass”; in secondo luogo, vengono adottate tutta una serie di misure per mantenere l’instabilità dell’economia ucraina.
Inoltre, un’aggressione militare diretta continua a rimanere possibile, ma la sua realizzazione evidentemente tornerebbe a consolidare lo spirito combattente della nazione ucraina e a stringere la gente intorno al proprio governo, e ciò sarebbe in contraddizione con la strategia di Putin. Un tale consolidamento si potrebbe però verificare solo nel caso in cui venissero avviate notevoli forniture di armamenti da parte dell’Occidente, alterando così l’equilibrio delle forze nelle aree sud-orientali del paese.
A livello interno la propaganda russa punterà soprattutto sul dire che le sanzioni verranno presto annullate (cosa che non penso avverrà): ha bisogno di farlo per cercare di calmare le élite economiche. Quando diventerà chiaro che non sarà così, i media cominceranno a dire che l’Occidente ci ha nuovamente ingannati, perché le sanzioni “di fatto non sono causate dalla situazione in Ucraina”, ma “puntano a rovesciare Putin”.
Infine, gli europei sono senza dubbio tra tutti quelli più interessati al raggiungimento di un accordo. Ne hanno bisogno per i propri obiettivi di politica interna. Non ha importanza se gli accordi verranno rispettati o meno; in primo luogo otterranno dividendi politici come garanti della pace, in secondo luogo verrà loro perdonata ogni posizione dura assunta in passato e riusciranno a fare credere che finora, rafforzando le sanzioni, hanno agito opportunamente.
La mia previsione è che siamo lontani dall’atto finale. E’ possibile che già questo mese i combattimenti riprendano.
La cosa più importante per l’Ucraina è salvare la sua economia e sullo sfondo di una crisi sempre più grande non vedo altra via che congelare il rimborso del debito estero e destinare gli aiuti economici internazionali a una distribuzione di denaro alla popolazione, così come una riforma dell’amministrazione statale e del settore energetico, mantenendo i sussidi sociali approvati in passato.
Allo stesso tempo ritengo che attualmente non sia possibile una soluzione militare del conflitto nell’Ucraina sud-orientale. Prima o poi bisognerà avviare trattative reali. Ma difficilmente sarà possibile avviarle, fino a quando i miliziani abbondantemente foraggiati dalla Russia continueranno a sentirsi in posizione di superiorità militare. La pace e la cessazione degli spargimenti di sangue sia ucraino che russo sono possibili solo con il raggiungimento di una parità a livello militare. Per questo è necessario aiutare l’Ucraina a raggiungerla il più presto possibile.
In questo giornale abbiamo descritto in passato i legami delle repubbliche separatiste con la destra radicale russa, ad esempio con Aleksandr Dugin. Alexey Milchakov, comandante delle forze speciali della Repubblica popolare di Lugansk, ha partecipato recentemente al Forum Conservatore Russo di San Pietroburgo, insieme ai greci di Alba Dorata e agli italiani di Forza Nuova. Qual è la tua opinione su questo tema?
Il “Forum conservatore russo” svoltosi a San Pietroburgo ha costituito l’occasione per una pericolosa confusione tra concetti diversi: è emerso che il fascismo si chiama ora “sano conservatorismo”. In sostanza, nel nostro paese è in corso, con l’approvazione delle autorità, una riabilitazione del fascismo europeo. Nei fatti al forum hanno preso parte i più odiosi partiti europei neofascisti e dell’estrema destra. Ricordo che i membri del partito Alba Dorata (Grecia) hanno preso parte a molte aggressioni contro oppositori politici, immigrati e attivisti di sinistra. Forza Nuova (Italia) è stata fondata sulla base delle idee di Mussolini. Nick Griffin, leader del National Party britannico, è stato più volte condannato per fomentazione dell’odio razziale. Udo Voigt, ex leader del partito Nazional-democratico tedesco, che ha anch’egli preso parte al forum, ha dichiarato che il suo partito “si inchina di fronte ai coraggiosi soldati della Wehrmacht: le truppe terrestri, la Luftwaffe, la flotta della marina militare e le Waffen-SS che hanno compiuto fino all’ultimo giorno il loro dovere”. Inoltre Udo Voigt sostiene il ritorno alla Germania dei territori persi in seguito alla sconfitta subita nella Seconda guerra mondiale. Viene da pensare che la parte russa che ha invitato questi soggetti sia d’accordo con queste richieste e forse sia pronta a consegnare Kaliningrad.
Ma non è tutto: questa compagnia di eredi del pensiero di Hitler e di Mussolini si è riunita in una città che ha vissuto un assedio fascista. Questi rifiuti della società europea vengono considerati dagli organizzatori del forum come alleati del nostro paese. E’ a loro che gli adepti della “Novorossiya” si rivolgono per ottenere sostegno ai loro crimini di guerra che vengono attualmente compiuti nel nome della Russia.
Gli abitanti di Pietroburgo, indignati per questa orgia neonazista organizzata nella loro città, sono scesi in strada per protestare pacificamente con manifesti nei pressi del luogo in cui si stava svolgendo, ma sono però stati fermati violentemente dalla polizia.
Invito a riflettere tutti coloro – e in primo luogo i militanti di sinistra – che approvano l’annessione della Crimea e le azioni dei “volontari” russi nel Donbass: perché i cosiddetti “antifascisti” cercano alleati tra i fascisti? Visto che lo scopo dichiarato del forum era quello di “cercare in Europa alleati della Russia”, non è difficile indovinare quale sia l’ideologia di questo regime.
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Un ringraziamento speciale ad Andrea Ferrario per il lavoro di traduzione.