L’esplosione di una bomba presso la sede del mensile Adımlar ha causato la morte di un redattore e il ferimento di altre tre persone a Istanbul.
L’attentato è con ogni evidenza legato alla linea editoriale della testata, estremamente discutibile e ai limiti della legalità, vicina agli ambienti più estremisti del radicalismo religioso islamico. Adımlar è infatti legato all’İBDA-C (acronimo di İslami Büyükdoğu Akıncılar Cephesi, Fronte dei guerriglieri del Grande Oriente islamico), un piccolo gruppo jihadista di Istanbul, attivo dagli anni ’70 ma sconosciuto ai più.
L’İBDA-C si ispira alle dottrine del suo ideologo Salih Mirzabeyoğlu, un filosofo islamista che ha teorizzato la costituzione di un Grande Oriente (Büyük Doğu), coincidente essenzialmente con l’unificazione di tutta la Umma islamica in una guerra “anti-imperialista” contro l’Occidente e la restaurazione del Califfato.
In passato l’İBDA-C ha vantato un’affiliazione con Al-Qaeda, considerata in realtà improbabile dalle autorità turche. Una collaborazione con Al-Qaeda sarebbe stata troppo al di sopra delle potenzialità effettive di un gruppo così piccolo e poco organizzato.
Di recente la rivista Adımlar ha mostrato un’esplicita simpatia per l’ISIS, le cui affinità ideologiche e pragmatiche con l’İBDA-C sono più evidenti ed esplicite rispetto al caso di Al-Qaeda. Sul sito internet ufficiale della rivista (ora oscurato dalle autorità turche) è apparsa una foto che sovrapponeva l’immagine di una manifestazione dell’ İBDA-C a Istanbul con quella di un battaglione dell’ISIS. La didascalia recitava İşid. Sen oradan, biz buradan (ISIS. Tu da là, noi da qui), con le parole İşid (ISIS) e biz (noi) in colore diverso, come a sottolineare l’identità tra “noi” (l’İBDA-C) e l’ISIS.
L’attentato è una probabile risposta a queste prese di posizione da parte della rivista, e indiscrezioni parlano del coinvolgimento del DHKP-C (Devrimci Halk Kurtuluş Partisi-Cephesi, Partito-fronte rivoluzionario di liberazione popolare), storico gruppo extra-parlamentare marxista-leninista attivo anch’esso a partire dagli anni ’70. Almeno fino a questo momento, il DHKP-C non ha però rivendicato ufficialmente l’attentato.
Sembra quindi che in Turchia l’intricata situazione internazionale di questi anni si stia mischiando alle faide che insanguinano da decenni il mondo del radicalismo politico locale, con esiti potenzialmente molto pericolosi per la sicurezza interna del paese.
FOTO: Hürriyet