di Gabriele Merlini
L’aspetto curioso è la ciclicità del fenomeno. Ossia, durante il semestre ceco di presidenza europea, il capo di stato Klaus ebbe a impuntarsi (lo fa spesso riguardo un numero impressionante di argomenti) sul seguente dato: l’eccessivo simbolismo risulta essere quasi sempre controproducente poiché induce le persone a sviare dalla essenza reale delle cose dunque, al fine di focalizzare al meglio i problemi veri dell’agenda comunitaria e non perderci in superficiali cretinate, accogliamo i delegati europei al Castello cortesemente e da persone civili, ma senza neanche una bandierina azzurra con le stelline a penzolare (il vessillo EU per come quasi tutti lo intendono).
Una pensata che fece molto infuriare Nicolas Sarkozy, ovverosia il tizio che precedette Klaus alla guida del semestre comunitario, sempre premuroso e attento riguardo simili tematiche. Tuttavia Klaus è solito non farsi toccare più di tanto dalla insofferenza del mondo esterno nei confronti delle pensate che escogita, quindi nessun cambiamento sensibile fu attuato: un mucchio di bandiere ceche e pesantissime assenze della controparte azzurrognola invasero Praga.
Poi tutto parve superato (l’oblio e la paraculaggine della diplomazia internazionale sono dati ineludibili) e la guerra tra Boemia e bandierine parve accantonata. Escluso che -leggo stamani sul První zprávy– un signore certo meno importante del Presidente della Repubblica* propone la propria personalissima crociata: rimuoviamo tutte le bandierine azzurre con stelline dalla Repubblica Ceca poiché vi sarebbe un articolo del Trattato di Lisbona -mai aggiornato, pare- che recita come solo Belgio, Bulgaria, Germania, Grecia, Spagna, Italia, Cipro, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Austria, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia abbiano assunto la suddetta bandierina a simbolo ufficiale EU, e non Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Lettonia, Paesi Bassi, Polonia, Gran Bretagna più la Svezia (se regge la conta).
Dunque l’assurdo fiorire di simboli comunitari ciondolanti dai meravigliosi palazzi pubblici cechi sarebbe un ingiustificato spreco di soldi dei contribuenti, senza contare inoltre quanto la bandierina in questione avrebbe l’ufficialità del logo di Eurodisney o una sciarpa del Baník Ostrava.
Al momento dunque non resta che:
a. Scoprire dove Petr Mach abbia intenzione di mettere i gazebo.
b. Capire se per firmare serva essere cittadini (e liberi) cechi, o basta appoggiare le istanze del movimento euroscettico con slancio e abnegazione, pure da arroganti stranieri.
c. Attendere l’evolversi della querelle.
Quindi, casomai neanche un vessillo azzurro o qualche stellina gialla sarà identificata tra Karmelitská e Kanovnická, sapremo se Mach avrà vinto o meno questo nuovo -ma poi neanche tanto- j’accuse spedito in busta chiusa all’Unione Europea.
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* Tale Petr Mach, segretario di una cosa chiamata Partito dei Cittadini Liberi, ma qui traduco a braccio («předseda Strany svobodných občanů»), non avendo mai sentito nominare simile movimento, il cui simbolo è un ariete bianco su campo verde.
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