La Polonia intera depone fiori davanti al palazzo presidenziale, attonita cerca invano un senso a quanto è accaduto. E forse, cercando una risposta, trova una domanda. E’ stato un incidente?
La dietrologia, si è detto già in un precedente articolo, è fin troppo facile. Specie in una così agghiacciante coincidenza storica. E non ci interessa. Certo alcuni elementi di dubbio sono legittimi. Facciamoci delle domande. Perché il Presidente della Repubblica, il capo di stato maggiore dell’esercito, della marina e dell’areonautica, tredici ministri (tra cui quello dell’Interno), il prossimo candidato alla poltrona di Presidente, il capo della Banca Centrale e il vice presidente della Camera vanno a Smolensk? Per commemorare le vittime di Katyn, è la risposta. Quindi la dirigenza politica e militare di una nazione intera sale su un aereo per deporre una corona di fiori? Così pare.
E’ stato Putin a volere la commemorazione congiunta tra Russia e Polonia delle vittime di Katyn, ma ha espressamente vietato al presidente Kaczynski di recarsi alla cerimonia. Motivo ufficiale: si tratta di un incontro tra primi ministri. Putin ha infatti invitato il premier Tusk e il ministro degli Esteri. I tre hanno deposto la corona di fiori e firmato un importante accordo energetico – valido fino al 2037 – che, finalmente, romperà l’isolamento polacco. La morte di Lech Kaczynski avviene proprio all’avvio dei lavori del North Stream, quel gasdotto sottomarino che connetterà Vyborg, presso Pietroburgo, a Greifswald, nel Meclemburgo, collegando direttamente il gas russo alla Germania e scavalcando le repubbliche baltiche e la Polonia. A Varsavia l’hanno ribattezzato “gasdotto Molotov-Ribbentrop”.
Paranoie polacche, di un paese che non si è ancora del tutto scrollato di dosso il timore dell’alleanza russo-tedesca. Paranoie che però hanno spinto Kaczynski verso l‘Eagle Guardian, un piano di difesa Nato fatto di missili (quel famoso scudo spaziale, accantonato e modificato, ma sempre presente) piazzati sul confine polacco a difendere l’Europa da un possibile attacco iraniano ma che Mosca (giustamente) ritiene puntati contro di lei. Aprendo basi americane su tutto il territorio polacco Kaczynski ha innervosito non poco i vicini russi.
Non ci sono però motivi evidenti per credere a un attentato all’aereo presidenziale. Benché tesi, i rapporti tra i due Paesi non sembrano tali da giustificare ritorsioni così violente. E l’incidente sembra incontestabile, anche se vedere Putin a capo di una commissione d’inchiesta non può che far sorridere coloro che non credono all’incidente. La politica di Putin non è che si sia mai distinta per trasparenza.
Le risposte andranno cercate nel tempo a venire. Bisognerà fare attenzione a cosa succederà in Polonia, in che direzione andrà la sua politica, e come si relazionerà con la Russia d’ora in poi. Qualcuno potrebbe ipotizzare un golpe bianco, ma a quale scopo? Far fuori una leadership che avrebbe potuto portare la Polonia su posizioni troppo esposte alle ritorsioni di Mosca? Quello che sembra è che si stia giocando una pericolosa partita a dadi sulla testa dell’Europa orientale. E bisogna forse guardare all’Ucraina, che sembra ormai saldamente nella mani di Mosca dopo la sconfitta di Yushenko e della “rivoluzione arancione”, per trovare il retroscena di questa tragedia. Un retroscena fatto di sfere di influenza, missili e scudi, guerre del gas, in quella grande sistemazioni geopolitica che l’oriente europeo deve ancora trovare. E’ da anni si parla di “spartizione dell’Ucraina” anche se oggi appare improbabile. Forse dalle sorti dell’Ucraina si potrà capire qualcosa di più su quale partita si sta giocando in Europa orientale. Chi sono i giocatori lo sappiamo, e si è visto chi è che sta perdendo.
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