Anche la Slovenia entra nell’elenco dei Paesi che hanno approvato legalmente il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Tredicesima in Europa e ventunesima nel mondo, ma prima tra gli stati post-socialisti d’Europa centro-orientale.
La Slovenia non era digiuna nel cercare di andare incontro alla comunità LGBT* del proprio Paese: già nel 2005 erano state approvate le unioni civili per le coppie gay e lesbiche (che escludevano però l’adozione).
L’emendamento alla legge è stato approvato ma non ancora entrato in vigore: serve infatti la firma del capo dello Stato Borut Pahor, il cui assenso però è stato dato per certo. Non ci dovrebbero quindi essere grandi sorprese per i cittadini sloveni. Hanno partecipato 84 parlamentari su 90: 51 a favore, 28 contrari, 5 astenuti. Grande la soddisfazione del partito dell’opposizione proponente: Matej Vatovec, di Sinistra Unita, ha dichiarato che finalmente “la Slovenia entra nel XXI secolo”. Il matrimonio assume quindi il significato di unione tra due persone, non importa il sesso, che in quanto tali hanno il diritto di adottare dei bambini. A favore dell’emendamento hanno votato il Partito del Centro Moderno (SMC) e i Socialdemocratici (SD), al governo assieme ai Pensionati (DeSUS)
Non sono mancate le polemiche, soprattutto dall’opposizione di centro-destra. Irena Vadnjal, presidentessa del Comitato cultura del partito “Nuova Slovenia – Cristianodemocratici” (NSi), ha institito che a legalizzare il matrimonio omosessuale in futuro si passerà “al matrimonio poligamo, e poi all’unione legalizzata fra uomo e bestie. Gli omosessuali vogliono che il loro stile di vita venga imposto a tutta la società”. Le stesse parole che al lettore italiano non possono risultare sconosciute: sembrano la falsariga di quello che disse Carlo Sibilia del M5S nel 2013.
Fuori dal parlamento, contemporaneamente alla votazione, duemila persone si sono ritrovate per manifestare contro l’emendamento. Alla notizia dell’approvazione, è stato annunciato che verrà organizzata una raccolta firma per un referendum abrogativo. Nel 2012 si tenne già un referendum per capire gli umori della popolazione sul matrimonio gay, e il 55% dei votanti si disse contrario – anche se all’epoca partecipò un numero di poco superiore al raggiungimento del quorum. Al momento, più recenti sondaggi danno invece l’approvazione per il 60% dei cittadini sloveni. L’ultima parola non è ancora detta, ma sembra improbabile che l’emendamento, arrivati a questo punto, possa essere vittima di un colpo di coda tale da determinarne l’annullamento; soprattutto perché nel 2013 la Slovenia ha cambiato la sua legislazione in materia di referendum, non permettendo che si facciano plebisciti in materia di diritti umani.