CINEMA: "The Lesson", nessuna lezione morale

da LUSSEMBURGO – In una piccola cittadina bulgara, la professoressa di inglese Nadezhda cerca di scoprire chi, tra i suoi alunni, abbia rubato il portafoglio di una compagna. Più che recuperare il denaro sottratto – in realtà poco – l’insegnante prova a trasmettere il valore dell’onestà ai ragazzi, e a spiegare la gravità del gesto. Nel frattempo, però, si deve confrontare soprattutto con le difficoltà economiche della propria famiglia, per scongiurare il rischio che la banca metta all’asta la casa dove vive con il marito e la figlia, difficoltà che metteranno a dura prova quegli stessi valori.

Ambientato durante la recente crisi economica, il film The Lesson, di Kristina Grozeva e Petar Valchanov, in competizione al Luxembourg City Film Festival, uscirà in Bulgaria l’8 marzo, giorno della festa della donna. E forse non è un caso. Il peso economico della famiglia, infatti, si regge tutto sulle spalle di Nadezhda (Margita Gosheva): non solo è lei la “breadwinner” – più che il capofamiglia, colei che davvero guadagna il denaro necessario – ma è lei che si occupa della gestione economica e che cerca di risolvere la situazione, ed è l’unico carattere veramente forte del film. Le figure maschili che ruotano intorno al carattere principale sono invece passive, quando non decisamente negative: il marito, ex-alcolista e disoccupato; il padre; il capo della ditta di traduzione; gli usurai.

Ma il film non è una favola, si ispira anzi a un fatto realmente accaduto e riportato da un quotidiano nel 2010. Non esistono protagonisti e antagonisti, si tratta piuttosto della rappresentazione cruda della realtà – fatta di stipendi pubblici troppo bassi, di corruzione e malcostume, di indifferenza – e si interroga sulle difficoltà di mantenere salva la propria morale indipendentemente dalle circostanze, senza dare però nessuna risposta.

The Lesson è il primo di una trilogia di film ispirati a eventi reali, e ha già vinto diversi premi, tra cui il premio Nuovi Registi al San Sebastian Film Festival, in Spagna, il premio 1-2 Competition al Warsaw Film Festival, e il premio speciale della giuria al Tokio International Film Festival, pur essendo stato girato senza fondi e senza poter pagare la troupe.

Il Luxembourg City Film Festival

Ben la metà dei dieci lungometraggi in competizione al Luxembourg City Film Festival – che durerà fino all’8 marzo – sono stati prodotti o co-prodotti nell’Europa centro-orientale: oltre a The Lesson, A Blast, di Syllas Tzoumerkas (Grecia, Germania, Paesi Bassi), sullo sfondo della crisi economica greca; Rocks in my pockets, di Signe Baumane (Lettonia, USA); Test, di Aleksandr Kott (Russia); Three windows and a hanging, di Isa Qosja (Kosovo). Ampio spazio viene inoltre dedicato all’Iran, con Taxi di Jafar Panahi, già vincitore dell’Orso d’oro al 65° festival di Berlino, e i due film fuori competizione A girl walks home alone at night, di Ana Lily Amirpour, e Melbourne, di Nima Javidi, preceduto proprio da un dibattito sul cinema iraniano.

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Chi è Daniela Piazzalunga

Ricercatrice di Economia presso l'Università di Trento e affiliata ai centri di ricerca IZA, CHILD-Collegio Carlo Alberto e LISER. Si occupa di economia del lavoro, economia di genere e della famiglia. Quando non girovaga per l'Europa, scrive per East Journal di discriminazioni di genere.

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