È stato freddato con quattro colpi di pistola la notte di venerdì 27 febbraio nel pieno centro di Mosca, sul ponte che attraversa la Moscova presso San Basilio e il Cremlino, Boris Nemtsov, leader della linea politica liberale russa e noto oppositore di Putin. “Quattro colpi come i quattro figli che lascia”, ha detto l’amico Kasparov, altro oppositore della politica putiniana, che lo ricorda come un uomo pacifico, contrario da sempre ad ogni violenza. Stando alle prime affermazioni dei media locali, Nemtsov stava passeggiando in compagnia di una donna di nazionalità ucraina, quando sicari (il suo compagno di lotte politiche Jurij Balmin li ha definiti in questi termini), scesi da un’auto di colore chiaro, gli hanno sparato uccidendolo, per poi allontanarsi velocemente sempre a bordo del mezzo.
Chi era Boris Nemtsov
Boris Nemtsov, 55 anni, laureato in fisica, era un personaggio noto sulla scena politica russa già dagli anni Novanta. Fedelissimo di El’cin, suo sostenitore anche durante il tentato colpo di stato del 1991, fu prima nominato governatore di Nižnij Novgorod, poi gli furono assegnate importanti cariche di governo a Mosca, tra cui l’incarico di vice-premier tra 1997 e 1998. Diventò ben presto un punto di riferimento come personalità riformatrice. Nel 1999 fonda il partito liberale Unione delle Forze di Destra (Sojuz pravych sil) assieme all’ex capo del governo Kirienko e l’ex vicepremier Čubais, dai quali però dai primi anni Duemila si allontana per dedicarsi all‘aperta opposizione a Putin, che criticava per il suo autoritarismo, la corruzione del suo governo e, recentemente, per le scelte in politica estera, in particolare nella questione ucraina.
Nemtsov stava organizzando, insieme ad Aleksej Navalnij, una marcia per domenica 1 marzo contro il governo di Putin e la guerra in Ucraina. Di questo aveva parlato anche durante il suo intervento alla radio “Eco di Mosca” (Echo Moskvy), poche ore prima di venire ucciso. Come Navalnij, anche Nemtsov nel corso della sua carriera politica aveva avuto a che fare con arresti e accuse: nel 2007 e nel 2010 era stato arrestato (e poi subito scarcerato lo stesso giorno) per proteste non autorizzate, l’una contro Putin, l’altra in difesa dell’articolo 31 della Costituzione Russa, sul diritto alle manifestazioni pacifiche.
Le prime dichiarazioni
Vladimir Putin ha fatto sapere attraverso il suo portavoce Peskov che, a suo parere, si è trattato di “un omicidio crudele e una provocazione” e che le indagini saranno da lui personalmente supervisionate.
Non sono mancate dichiarazioni da parte dei diversi capi di stato stranieri, tra cui quella di Obama, che dalla Casa Bianca ha fatto sapere che “gli Stati Uniti condannano il brutale assassinio di Boris Nemtsov e chiedono al governo russo un’indagine imparziale e trasparente”. Ha poi ricordato un suo felice incontro nel 2009 a Mosca con il politico d’opposizione, di cui ha affermato ammirare “la coraggiosa dedizione nella lotta alla corruzione”.
La città di Mosca, e tutta la Russia, si sono svegliate comunque stamattina in un clima di shock, in seguito all’accaduto. L’ex primo ministro, ora all’opposizione, Kasjanov ha parlato della Russia come di “un paese che rotola in un abisso”. Questo omicidio arriva dopo un decennio quasi dall’ultima morte dal “sentore politico” avvenuta nella Federazione Russa, quella della giornalista Anna Politkovskaja nel 2006, ad oggi irrisolto.
Da tutto l’articolo non si capisce che si tratta di un omicidio politico il cui mandante è facilmente identificabile e certo, e le cui motivazioni sono altrettanto identificabili e certe?
Nemtsov nell’ultima sua intervista aveva affermato che “bisognava liberarsi di Putin” e da sempre si era opposto all’aggressione all’Ucraina.
L’omicidio politico, da sempre praticato dal buon KGB, è ritornato proprio alle porte del Cremlino e la Russia sta sempre di più sprofondando in un regime autoritario e guerrafondaio.
O non lo si può dire se no il gangster del Cremlino, tra una lacrima di coccodrillo e l’altra, si offende?
Non per fare dietrologia, non sono proprio il tipo, ma fra i mille modi in cui Putin poteva far fuori un avversario politico, questo sarebbe il più autolesionistico ed insensato.
E’ vero che questo modo sarebbe il più autolesionistico ed insensato SE ci fosse una opinione pubblica interna ed internazionale a cui veramente rendere conto.
I media russi strabordano di ipotesi strampalate: dai terroristi islamici all’amante gelosa, dalla Cia agli estremisti ucraini… un polverone di ipotesi e naturalmente nessuna risposta reale. Per l’opinione pubblica interna basta, e avanza, che l’attuale compagna sia una “spia di Kyiv”, anche se, pudicamente, non ci si chiede come possano girare in pieno centro di Mosca uomini armati.
Per l’opinione internazionale, dopo un paio di giorni di titoloni (in verità guardando in giro, titolini…) le acque si richiuderanno: nessuno si ricorda che dopo un Minsk 1, sia arrivati ad un Minsk 2: Putin è pronto a giurare la pace e dichiarare il giorno dopo che “la guerra è guerra, qualcuno vince, qualcuno perde…”.
Mussolini, spregiudicatamente, utilizzò il delitto Matteotti per piegare l’opposizione parlamentare.
Difficile dare un’opinione. Certamente in Russia ci sono stati negli ultimi anni omicidi politici che è logico riferire ai servizi segreti. Oltre alla menzionata Politkovskaja, ricordo anche il giornalista italiano Antonio Russo (che per la precisione non fu fisicamente eliminato in Russia ma in Georgia) . In questo caso le modalità dell’esecuzione sono diverse da altre volte.