UCRAINA: La guerra continua. E l'esercito è allo sbando

Da VARSAVIA – Nuove accuse da parte di Kiev nei confronti della Russia, che nelle ultime 24 ore avrebbe introdotto nel suo territorio nuovi mezzi blindati e unità militari per rinforzare le posizioni nella zona di Mariupol. Lo riporta la Reuters citando il portavoce dell’esercito ucraino Andryi Lisenko. I movimenti interesserebbero in particolare la cittadina di Novoazovsk, 40 km a est di Mariupol, nelle mani dei separatisti da diversi mesi.

La guerra continua

La guerra nel Donbas dunque non accenna a fermarsi, nonostante si senta dire da più parti che la tregua sta tenendo. La tregua non tiene, e anzi, si potrebbe affermare con certezza che non è mai esistita.

La flebile speranza che la conclusione della battaglia di Debaltseve potesse rappresentare l’ultimo atto di una tragedia che dura ormai un anno e ha portato un carico di 5700 morti, è svanito. D’altra parte si poteva intuirlo. Questa guerra non è stata fatta per Debaltseve, che per quanto importante snodo ferroviario, non può valere la mattanza che ha preceduto la sua caduta. Già adesso giunge voce che si stiano scavando nuove trincee ad Artemivsk, dove l’esercito ucraino si è ritirato. I rappresentanti della Repubblica Popolare di Donetsk, citati da Interfax, denunciano il fatto che non sia ancora iniziato il ritiro delle armi pesanti da parte di Kiev.

Ucraina allo sbando

L’Impressione è che l’esercito ucraino sia allo sbando. Scelte militari sbagliate, disorganizzazione, equipaggiamento insufficiente. Soprattutto c’è la certezza che questa guerra non potrà essere sostenuta ancora a lungo da Kiev, le cui riserve monetarie ormai sono allo stremo (7,55 miliardi di dollari in cassa). È proprio questo il punto debole su cui i separatisti possono continuare a insistere. Conducendo l’Ucraina a un passo dalla bancarotta la costringerebbero a una resa che la porterebbe a concedere molto di più dell’autonomia regionale sottoscritta a Minsk. Il leader dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, Aleksandr Zacharchenko, lo disse in tempi non sospetti, subito dopo la presa dell’aeroporto di Donetsk “Stiamo vincendo, perché dovremmo fermarci a trattare?”

Intervento dell’Onu

Forse proprio nell’impossibilità di continuare a sostenere lo sforzo militare va letta la richiesta da parte di Petro Poroshenko di un intervento dell’ONU. Richiesta, che è stata immediatamente respinta all’unisono dagli indipendentisti e dalla Russia per cui la presenza dei caschi blu non rientra negli accordi di Minsk. Intanto nella giornata di ieri le Nazioni Unite hanno distribuito a Donetsk 62 tonnellate di aiuti umanitari comprendenti  kit per l’igiene, vestiti invernali, coperte, acqua potabile e forniture mediche. A oggi gli sfollati causati dalla guerra sono un milione.

Armi lituane per Kiev?

Negli ultimi giorni si è molto parlato sulla stampa russa di un coinvolgimento diretto della Lituania nel conflitto nell’est dell’Ucraina collegato alla vendita di armi a Kiev. Dopo molte accuse, sembrerebbe arrivare una parziale conferma che qualcosa si sta muovendo sul Baltico.

Il Ministro degli Esteri Linas Linkevicius, in una nota riportata da Gazeta Wyborcza, ha ammesso che la Lituania sta già aiutando l’Ucraina a difendersi e invita gli altri Paesi a fare altrettanto. In che modo la aiuta? Su questo Linkevicius ha risposto evasivamente affermando che l’impegno della Lituania è commisurato alla sua forza. Il Ministero degli Esteri russo, ha reso nota a riguardo una risposta relativa a delle dichiarazioni espresse dallo stesso Linkevicius alla vigilia dei colloqui di Minsk, in cui il Governo russo condanna le azioni provocatorie delle autorità lituane.

Pericolo per il Baltico?

In un crescendo di tensione internazionale, sale l’allarme per i Paesi Baltici. È notizia di ieri l’esternazione del Segretario di Stato alla Difesa Michael Fallon, che ha espresso preoccupazione per la pressione esercitata dalla Russia in quell’area, e ha paragonato il pericolo portato da Putin a quello dell’Isis nel sud dell’Europa. Le sue affermazioni, inutile dirlo, hanno scatenato le ire di Mosca.

Nelle stesse ore anche l’ex Presidente della Repubblica polacca Aleksander Kwasniewski disegnava uno scenario inquietante per Lituania, Estonia e Lettonia, che potrebbero essere vittima di una guerra ibrida simile a quella che sta vivendo l’Ucraina. Al momento non è ancora dato sapere se queste voci siano supportate dall’intelligence oppure siano un tentativo di rinvigorire la linea dei “falchi” all’interno dell’Unione Europea. Il Regno Unito negli ultimi mesi è parso clamorosamente assente sulla crisi ucraina, a scapito dell’asse franco – tedesco. Se il pericolo baltico non appare fortunatamente così ravvicinato sul piano militare, rischia di diventarlo presto a livello politico.

da OrientEstPress

foto Lainfo.es

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