Il 12 febbraio il Parlamento moldavo non ha conferito la fiducia al secondo governo Leancă, che ha ottenuto solo 42 voti su un minimo di 51 necessari; il gabinetto proposto sarebbe stato un governo di minoranza supportato esternamente dai liberali o dai comunisti, ma nessuno dei due gruppi parlamentari è stato disposto a fornire il proprio appoggio. Dopo le elezioni di fine novembre il paese ha attraversato una situazione di stallo in cui i negoziati tra i partiti della maggioranza uscente, che intende riproporsi al governo, sono stati condotti privatamente, senza nulla far trasparire nei confronti del pubblico.
A fine gennaio il Partito Liberal-Democratico (PLD) e il Partito Democratico (PDM), rispettivamente centro-destra e centro-sinistra filoeuropei, hanno stretto un accordo a garanzia della continuazione dell’alleanza di governo; tuttavia la mancata elezione di deputati appartenenti al terzo partito della vecchia maggioranza ha portato i colloqui dei mesi precedenti a vertere su una possibile inclusione a livello governativo del Partito Liberale (PL), parte della coalizione europeista di governo dal 2009 al 2011.
Da parte di tale partito sono state avanzate diverse richieste tra cui diversi ministeri, la pubblicità dei negoziati per la formazione della coalizione di governo, la riduzione dei ministeri e l’elezione diretta del Presidente della Repubblica; necessitando quest’ultimo punto di una modifica costituzionale inaccessibile per la maggioranza tripartita, i liberali hanno chiesto di porre un proprio esponente al vertice dello Stato, richiesta difficilmente esaudibile poichè anche in questo caso si avrebbe bisogno di un’ampio consenso parlamentare e poichè si tratterebbe di un tema non attribuibile ai negoziati di formazione del governo.
Parallelamente si sono aperte ipotesi di dialogo con il Partito dei Comunisti (PCRM), disposto a collaborare su diversi punti, ma inamovibile dalla richiesta di porre nuovamente il proprio leader, Vladimir Voronin, alla presidenza della Repubblica; il mandato dell’attuale presidente Timofti terminerà a primavera 2016 e per Voronin si tratterebbe del terzo mandato. Altra richiesta proveniente dai comunisti sarebbe un cambio di Primo ministro: nei confronti di Leancă sono stati proposti quattro voti di sfiducia, il PCRM chiede ora una figura apolitica.
Unica certezza è che Comunisti e Liberali si escludono a vicenda, impedendo la formazione di una grande coalizione forte, in grado di relegare al ruolo di debole opposizione il Partito dei Socialisti, unica forza parlamentare seriamente filorussa che a seguito dello stallo politico non ha esitato a dichiarare come unica soluzione possibile le elezioni anticipate; i socialisti hanno invitato il Presidente della Repubblica a usare il suo potere di sciogliere il parlamento qualora un secondo candidato premier dovesse essere rifiutato.
Il 23 gennaio si sono avviati i lavori parlamentari e presidente dell’assemblea è stato subito eletto il candidato democratico grazie ai voti di PLD, PDM e PCRM, mentre liberali e socialisti hanno abbandonato l’aula in segno di protesta. Tale elezione non ha suggellato un accordo tripartito per la formazione del governo nazionale: infatti i negoziati sono andati avanti tra PLD-PDM e comunisti da una parte, e liberali dall’altra. Nonostante il PCRM avesse dichiarato espressamente di non voler votare Leancă e il PL avesse chiesto come garanzia per il proprio sostegno un accordo concreto PLD e PDM hanno proposto come candidato premier il Primo Ministro uscente, proponendo un governo di minoranza appoggiato esternamente. Esito dei due dialoghi paralleli e dell’insistenza dei partiti della maggioranza uscente di imporsi su possibili alleati di governo è stata quindi la bocciatura di Leancă nei giorni scorsi.
A seguito degli ultimi eventi il PLD ha proposto un nuovo candidato premier: Chiril Gaburici, businessman, ex manager della compagnia telefonica Moldcell e ora direttore della Azercell. Si tratta di un candidato indipendente, che potrebbe ottenere il supporto di PL o PCRM oltre che dei due partiti di maggioranza. Nel frattempo si delinea una frattura in seno ai Liberal-Democratici tra sostenitori di Leancă e parlamentari vicini al leader ed ex Primo ministro Filat: sebbene Iurie Leancă si sia dichiarato pienamente disposto a sostenere il nuovo candidato, ha anche preso le distanze dal dialogo intrapreso dal leader Filat con i comunisti, minacciando di lasciare il partito e provocando una frattura del gruppo parlamentare.
Considerando l’ostilità che intercorre tra liberali e comunisti e le ultime prese di posizione del Primo Ministro uscente si denota come probabile la formazione di un governo convintamente europeista a guida PLD-PDM-PL con imprevedibili effetti nei confronti della compagine comunista, ormai stabilitasi su posizioni più morbide nei confronti dei rapporti tra Chisinau e Bruxelles.