Si è spento il 30 gennaio a 79 anni Želju Želev, primo presidente della Repubblica della Bulgaria non socialista. Il suo ruolo nella transizione democratica della Bulgaria e il suo lascito.
L’immobilismo della Bulgaria di Živkov durante la Guerra Fredda
Il Paese balcanico, da sempre uno dei più allineati a Mosca, in virtù di una élite politica anziana e de facto immutata (basti pensare che il segretario generale del Partito Comunista bulgaro, Todor Živkov , ricoprì tale incarico dal 1954 al 1989), risentì per forza di cose dei cambiamenti che stavano profilandosi nell’area dei Paesi socialisti.
La perestrojka e la glasnost dell’ultimo segretario del Partito Comunista russo, Michail Gorbačëv , traghettarono i Paesi socialisti verso una transizione a un’economia di mercato e a una democratizzazione delle istituzioni statali. Di fronte a tali cambiamenti, la classe dirigente bulgara, per i motivi di cui sopra, non riuscì ad adattarvisi, e corse ai ripari con le prime manifestazioni di piazza a Sofia del 1988.
La transizione politica guidata dall’alto e i primi movimenti d’opposizione
I quadri comunisti corsero ai ripari, destituendo nel 1989 un ormai anziano Živkov tramite l’abolizione della carica di primo segretario del PCB. Lo stesso partito nel marzo del 1990 cambiò denominazione, diventando Partito Socialista bulgaro (PSB): un cambiamento nominale che non coincise con uno sostanziale, dal momento che lo stesso partito si trovò attore principale della transizione democratica del Paese.
La destituzione di Živkov apparve un mero palliativo, sopratutto ai leader dei movimenti di opposizione, come Kiuranov, leader del movimento ecologista Ecoglasnost, e lo stesso Želev, uno dei leader del Comitato anti-inquinamento di Ruse, nonché uno dei fondatori dell’Unione delle forze democratiche (SDS), partito nato dalla fusione di undici piccoli movimenti.
Questi movimenti, almeno fino alla destituzione di Živkov, non erano organizzati fra loro né avevano visibilità, e ciò fu uno degli elementi che permise ai vecchi quadri dirigenti di operare la transizione verso le istituzioni democratiche senza perderne il controllo (come sottolineato dai politologi Linz e Stepan). Che sia stato proprio il PSB a traghettare il paese è fuori da ogni dubbio, dal momento che uno dei leader, Petar Mladenov, assunse le cariche di presidente della Repubblica e di presidente del Consiglio ad interim fino a luglio del 1990, e che allo stesso modo, la “tavola rotonda” bulgara con le opposizioni fu organizzata e gestita da uno dei dirigenti del vecchio PCB, Andrej Lukanov, il quale organizzò le elezioni del 1990 (vinte dal PSB, avvantaggiato, rispetto all’SDS, nelle campagne).
Želev presidente della Repubblica e la nascita della Bulgaria democratica
Si formò pertanto un governo transitorio in cui Želev fu nominato presidente della Repubblica durante la settima assemblea nazionale, per i meriti riconosciutigli come leader delle opposizioni. La nuova Costituzione fu promulgata nel 1991, e prevedé un ruolo minoritario per il presidente della Repubblica. Alle elezioni presidenziali del 1992 Želev vinse democraticamente e rimase in carica per la durata quinquennale del mandato.
Želev da presidente portò avanti le istanze dell’Unione delle forze democratiche, cercando di ristabilire i diritti della minoranza turca, e di creare un dialogo democratico sulle questioni ecologiche che furono il fulcro dei primi movimenti anti-regime del 1988, a cui lo stesso Želev prese parte.
Ecologismo e diritti delle minoranze, cosa rimane dell’eredità di Želev?
La minoranza turca della Bulgaria era stata oggetto di persecuzioni politiche durante tutti gli anni ’80, ed il tema era pertanto sentito a livello nazionale. Želev, come testimoniato da una professoressa universitaria turca, Hayriye Süleymanoğlu, intraprese alcune iniziative (in questo caso riaprendo archivi universitari) volte a ricucire uno strappo creatosi con l’importante minoranza turca bulgara. A oggi si notano i risultati ricercati da Želev: il Movimento per i diritti e le libertà (DPS), fondato nel 1990, è il maggior partito turco della Bulgaria. Dopo alcune legislature dominate dal PSB, il DPS è riuscito a imporsi all’interno del parlamento, forte di un elettorato sempre più attivo (alle elezioni del 2007 riuscì a ottenere il 20% dei voti, nel 1990 ne prese circa il 4%, che non gli permise di entrare in parlamento).
Purtroppo la causa verde di Želev non fu portata avanti durante il suo mandato, e i risultati sono ancora visibili: senza correzioni strutturali ai processi industriali, che andavano effettuate già vent’anni fa, la Bulgaria si ritrova oggi con l’aria più inquinata d’Europa, e con il Danubio che mostra segni preoccupanti di danni enormi al proprio ecosistema.
In entrambi i casi non si può dare responsabilità a un’eventuale inerzia dell’operato di Želev, ma anzi si dimostra come in pochi abbiano seguito le idee di uno dei più importanti uomini politici della Bulgaria post-comunista.