GRECIA: Prime mosse del governo Tsipras. Il vento del cambiamento gela l’Europa

Da ROMA – Chi si aspettava una partenza-razzo da parte del nuovo governo greco è stato subito accontentato. Il nuovo Presidente del Consiglio Alexis Tsipras – uscito vincitore dalle recentissime elezioni – ha immediatamente spinto sull’acceleratore e mosso le sue pedine su vari fronti. Alla prima riunione di governo, il nuovo premier greco ha innanzitutto assicurato di non voler rompere con i creditori internazionali, ma di non voler accettare una politica di subordinazione. «Il nostro obiettivo è la riduzione del debito», ha detto Tsipras, annunciando un piano in quattro anni per raggiungere un bilancio in equilibrio. “Abbiamo un piano greco – ha aggiunto – per attuare riforme senza incorrere in deficit, ma senza gli obblighi asfissianti degli ultimi anni”, ha concluso il premier, sottolineando, comunque, che “il mio obbligo a rispettare il chiaro mandato del popolo greco di metter fine all’austerità e tornare ad un’agenda di crescita non impedisce in alcun modo di rispettare i nostri obblighi del prestito verso la BCE o il FMI”.

Il tutto mentre il neo ministro degli Esteri, Nikos Kotzias, volava a Bruxelles per trattare con i vertici dell’Unione riguardo la politica estera comunitaria. E’ stata infatti confermata la contrarietà di Tsipras – già espressa a mezza bocca prima delle elezioni – nei confronti delle sanzioni comminate alla Russia. Dopo aver promesso all’ambasciatore russo ad Atene di porre il veto a una nuova ondata di sanzioni economiche a Mosca sulla crisi ucraina, Kotzias ha annunciato pubblicamente che Atene non avrebbe sostenuto la decisione di porre altre sanzioni contro Mosca, ricevendo il plauso del partito neo-nazista Alba Dorata. Dal canto suo, la Russia si è detta subito disponibile a fornire aiuti finanziari alla Grecia. Durante un’intervista, il ministro delle Finanze Anton Siluanov ha dichiarato che “la Grecia non ha ancora avanzato alcuna richiesta, ma se lo facesse la prenderemmo sicuramente in considerazione”. Un segnale importante di disponibilità per aiutare l’alleato greco in rotta con i partner europei e il FMI. In questo caso, politica estera ed economia si legherebbero saldamente, dal momento che, nel caso della privatizzazione della società greca proprietaria della rete del gas, Bruxelles e Washington, a suo tempo, posero il veto alla cessione a Gazprom, il gigante russo dell’energia. Ora i giochi potrebbero cambiare.

Ma gli annunci più significativi si sono avuti sul piano della politica interna: è stato infatti proclamato un sostanziale “stop” alle misure volute dalla Troika, con il conseguente blocco delle privatizzazioni – già messe in campo e portate avanti dalla precedente amministrazione – del porto del Pireo e di Tessalonica, delle ferrovie dello stato e della maggiore utility elettrica del paese, la Dei. Lo hanno annunciato rispettivamente Theodoros Dritsas, ministro per la marina mercantile, e il ministro dell’Energia e l’Ambiente, Panagiotis Lafazanis. Non solo: Il viceministro per le Riforme Amministrative, Giorgios Katrougalos, ha dichiarato in televisione di voler riassumere circa 3500 funzionari pubblici licenziati nell’ambito del programma di austerity (solo nel 2014 erano stati licenziate 9.400 persone) e sempre il governo ha annunciato l’innalzamento del salario minimo, dagli attuali 450 euro lordi a circa 750.

Le reazioni

I vertici dell’Unione Europea non hanno mostrato fin da subito grandi turbamenti, quasi fossero consapevoli che, alla fine, Tsipras non riuscirà ad aprire le istituzioni dell’Unione “come fossero una scatoletta di tonno”. Angela Merkel ha ricordato che “c’è già stato un condono volontario del debito da parte dei creditori privati, le banche hanno già cancellato miliardi del debito greco. Non ritengo dunque possibile una nuova cancellazione del debito”. Il presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, ha subito messo le cose in chiaro: in un’intervista rilasciata al quotidiano francese Le Figaro, il numero uno della Commissione ha dichiarato che “cancellare il debito della Grecia è escluso, gli altri Paesi della zona euro non lo accetterebbero”, e ha aggiunto: “ L’Ue rispetta il suffragio universale, ma la Grecia deve rispettare gli altri, perché gli impegni sono prima di tutto verso gli altri Stati, che hanno sborsato cifre ingenti per aiutare la Grecia e i suoi cittadini”. Juncker ha sentito Tsipras il lunedì successivo alle elezioni e, sarcasticamente, ha commentato: «Mi ha detto che non vedeva Syriza come un pericolo, ma come una sfida per l’Europa. Allora ho risposto che l’Europa non è un pericolo per la Grecia, ma una sfida».

E non è bastato il viaggio che il presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz, ha compiuto alla volta di Atene, proprio per cercare di allentare la tensione e di trovare un’intesa tra i due estremi. Il tutto condito da una Borsa in continua discesa, con gli investitori che si stanno liberando dei titoli di Stato greci, come dimostrano le forti vendite che hanno fatto schizzare il bond quinquennale al 14,5%, il decennale al 10,5% e il trentennale all’8,6%.

Qualche successo, ad ogni modo, Tsipras l’ha già ottenuto, riuscendo a convogliare le attenzioni dell’emisfero occidentale – e non solo – sulla Grecia e coinvolgendo, nella battaglia anti-austerità, anche il numero uno della Bank of England, Mark Carney, il quale – nel corso di un’intervista rilasciata al Financial Times – ha condannato le politiche fin qui portate avanti nell’Eurozona. Non certo una sorpresa, provenendo per di più dal paese più euroscettico d’Europa, ma che rafforzano ulteriormente il fronte “anti-tedesco”.

Siamo solo agli inizi della partita, ai primi screzi. Ora tocca all’Unione dimostrare la propria intelligenza. Certo è che, se l’Europa non ascolterà Tsipras e perseguirà sulla strada dell’austerity “ad ogni costo”, il prossimo presidente del consiglio a mettere in difficoltà l’Unione Europea non avrà il volto “buono” del leader greco, ma quello ben più severo di Marine Le Pen.

Chi è Flavio Boffi

27 anni, dottorando in Studi Politici a La Sapienza, laureato in Relazioni Internazionali all'Università degli Studi Roma Tre. Collaboro con East Journal da giugno 2014, dopo aver già scritto per The Post Internazionale e Limes.

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Un commento

  1. atticus vaballathus

    comumque la borsa non e’ in continua discesa con i +8 e +11 dopo i primi incontri del nuovo ministro delle finanze con i suoi omologhi della ue. E poi che significa? Ne’ quando la borsa va bene la gente vive meglio ne’ quando va male vive peggio!

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