Il 3 gennaio Tomio Okamura, politico ceco di origini giapponesi a capo del movimento populista Úsvit, ha pubblicato sul proprio profilo facebook un testo scritto (ma questo si è saputo a polemica avviata) dallo zoologo e professore universitario, nonché blogger di idnes.cz, Martin Konvička in cui vengono elencate le ragioni per cui la religione musulmana è pericolosa e attraverso quali mezzi i cittadini cechi possono combatterla. Tra questi il testo suggeriva di dirigersi verso le moschee in compagnia di cani o maiali (animali considerati impuri dalla religione musulmana) e di evitare il kebab, perché “ogni kebab acquistato è un passo verso il burka”. La reazione a questo post, che contava seimila “mi piace”, è stato l’evento “Kebabem proti debilitě – celonárodní den kebabu” (Un kebab contro l’idiozia – giornata nazionale del kebab) che ha raccolto quindicimila partecipanti.
Quello di Okamura è stato dunque classificato come uno scivolone – uno dei tanti, grazie anche all’apporto del presidente Zeman, a cui la Repubblica Ceca è abituata – che non avrebbe sortito alcun effetto tra le coscienze dei cechi, popolo tra i più atei del mondo con una percentuale di atei o agnostici superiore all’80% e poco avvezzo a dibattiti di natura religiosa.
L’attentato alla sede del giornale satirico parigino Charlie Hebdo del 7 gennaio ha però non solo portato acqua al mulino demagogico di Okamura, ma fatto salire alla ribalta la pagina facebook “Islam v České republice nechceme – IVCN” (Non vogliamo l’Islam in Repubblica Ceca), la cui figura di riferimento è lo stesso Martin Konvička del testo di Okamura. La pagina è attiva dal 2009, slegata almeno ufficialmente da partiti istituzionali; le si affianca un sito costantemente aggiornato e attraverso il quale è possibile effettuare donazioni. Il boom è stato tale che le visualizzazioni e le condivisioni sono aumentate del 700% e i fan di 9000 unità in poche ore, raggiungendo i centodiecimila seguaci, a fronte degli appena ventimila musulmani (dati del 2011, ndr) presenti sul territorio ceco.
Alla voce “informazioni”, la pagina si presenta come una pagina che crede nella democrazia, nella parità di genere, e che rifiuta ogni forma di ideologia totalitaria o di estremismo che schiacciino i diritti dell’uomo. La bacheca è uno scorrere di post anti-islamici, razzisti, di articoli di esperti che perorerebbero la causa dell’IVCN, persino un’iniziativa di sabotaggio (con tanto di foto di etichette) della araba industria della carne Halal, ma soprattutto di post in cui si rivendicano i diritti “delle donne e degli uomini cechi e cristiani” di esprimersi liberamente, di indossare un certo tipo di abbigliamento e di bere la birra, diritti che non possono essere negati da musulmani che “ormai grazie alle istituzioni politiche che lo hanno permesso sono penetrati persino nelle università”.
Il 16 gennaio si terrà a Praga una manifestazione dell’IVCN “contro l’islamizzazione della società ceca” e in solidarietà alla redazione di Charlie Hebdo. Si vedrà, attraverso i numeri, se è corretta l’idea di una coscienza ceca indifferente a questioni religiose, o se certi argomenti destrorsi non stiano inesorabilmente prendendo piede.