BOSNIA: Senza governo da tre mesi, mentre Gazprom esplora

In Bosnia Erzegovina la politica è in stallo dallo scorso tre ottobre, data delle elezioni politiche. Uno stallo abituale, nella Bosnia dalla presidenza tripartita e dall’ingegneria costituzionale più farraginosa d’Europa. Le ultime elezioni, all’apparenza epocali -ma le elezioni in Bosnia Erzegovina lo sembrano sempre- non hanno risolto i nodi dell’impasse. Così il Paese è ancora senza governo.

La Republika Srpska sembra ben decisa ad avviare un governo dominato dall’Alleanza dei socialdemocratici del presidente Milorad Dodik, ma ad ostacolare i progetti di Dodik si è messa la minoranza bosgnacca che ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale di Banja Luka lamentando il clima di pericolo che i musulmani – sottorappresentati in Republika Srpska – correrebbero con un siffatto governo.

Molto diversa la situazione nella Federazione croato-musulmama dove l’alleanza tra i moderati bosgnacchi e quelli croati si trova a far fronte all’opposizione dei nazionalisti dell’Hdz, partito della minoranza croata direttamente legato all’Hdz della “madrepatria” fondato da Tudjman. L’Hdz bosniaco controlla ben quattro dei dieci cantoni che compongono la Federazione croato-musulmana. Il malcelato disegno politico dell’Hdz è quello di avvicinare il più possibile a Zagabria le aree a maggioranza croata. Il rifiuto al dialogo caratterizza da sempre i partiti della Bosnia Erzegovina, piegati sulle retoriche nazionaliste e attente solo a coltivare il consenso nell’elettorato di riferimento, con il risultato di cristallizzare il corpo elettorale e la vita politica del Paese perennemente all’impasse.

C’è però chi non sta con le mani in mano. E’ Gazprom, che ha annunciato l’avvio di esplorazioni geologiche in tre località del Paese. La prima in Republika Srpska, vicino al confine con Serbia e Croazia. Le altre due nella Federazione croato-musulmana, precisamente nei cantoni di Tuzla e Livno. Il progetto ha un costo stimato di 50 milioni di dollari. Così i tentacoli di Gazprom si allungano nel ventre molle dei Balcani.

 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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